Non molto tempo fa, quando ho telefonato a Mariangela, era alle prese con una “confettata”. Nella fattispecie, stava creando decorazioni fantasiose e raffinatissime per una vera valanga di confetti, in vista di una grande festa. Mariangela è bravissima anche con le torte: ha la manualità impeccabile (e super trendy) di una vera cake-designer. Invece, prima di tutto, è un medico. E inoltre, una organizzatrice di eventi di costume, cultura (e molto altro) anche di impatto internazionale. Creare e dar vita alle cose, colorare di bellezza l’apparente banalità, è arte in cui questa giovane donna eccelle, e con grande naturalezza.
Mariangela Savonarota ha 40 anni, vive a Roma, dov’è nata (perché romana è sua madre), ma la sua infanzia e il principio dell’adolescenza sono nella Calabria di suo padre. “Papà,” dice, “che era un bel biondo con gli occhi azzurri molto lontano dall’archetipo del Sud, mi spiegava che il nostro cognome discende dalla dinastia dei Savonarola: e come Girolamo, in effetti, una sorta di ‘rogo’, in qualche modo, avrebbe atteso anche noi…”. Ha 17 anni quando suo padre purtroppo ha il primo infarto, esordio di una importante malattia che segnerà la vita di tutti, in particolare quella di Mariangela. Concluso il liceo, lei decide di iscriversi alla facoltà di Medicina, e gli studi filano lisci fino ai 24 anni: mancano pochi esami alla fine, e la tesi di laurea sarà in Diagnostica per Immagini. Ma qualcosa si mette di traverso, e blocca per anni un percorso che, da adesso, sembra disseminato di ostacoli: alti, frequenti, ostinatissimi. Intanto, Mariangela scopre di avere un tumore. Un intervento chirurgico urgente e conseguenti terapie sono il minimo sindacale. Ma soprattutto, appena tre mesi più tardi (siamo nel marzo 2005), e in una sera che doveva essere l’innocente e svagata evasione di un weekend, Mariangela viene investita in pieno, sulla strada, da un camion. Si ritrova incastrata tra le lamiere del camion e di un’automobile: riporta un trauma cranico e danni gravissimi a torace e addome . Mariangela entra in coma, perde un polmone, e, ripresa coscienza, non riesce per mesi a utilizzare la parte destra del suo corpo. “Ricordo di essere tornata cosciente dal coma con le voci dei miei, che mi hanno praticamente svegliato e fatta riemergere dal tunnel. Quel tunnel di cui tanti, che hanno fatto l’esperienza del coma, parlano nitidamente: è successo anche a me”.
Tornare in piedi è un percorso che richiede dei mesi (“in realtà, il chirurgo non avrebbe scommesso un euro che sarei uscita da quel letto, e ha risolto in modo eccellente la semplice emergenza… ma oggi il mio addome è ancora un prezioso ricamo di cicatrici”); soprattutto, comunque, è complicato restituire un po’ di fiducia alla vita. Una vita che in tutto e per tutto, all’inizio, è quella di una “invalida”. “E io ero una ragazza piena di energia, abituata a essere bella, attiva, con tutti i sogni del mondo. Quasi avrei preferito non esserci più, piuttosto che ridotta così”. Ma suo padre, quel padre dagli occhi di mare che aveva vissuto le sue stesse paure, è il caposaldo cui Mariangela si aggrappa per darsi una nuova possibilità. Le è vicino come nessuno, la spinge con prepotenza a guardare avanti e tirare fuori i suoi elegantissimi artigli. “Siccome il mio futuro era quello di un medico, mi dicevo, e in quel periodo non potevo muovermi granché, decisi di aprire un piccolo poliambulatorio accanto a casa mia. Di amministrarlo io, col contributo dei miei genitori. Con medici amici e specialisti che lavoravano per me”.
È il primo passo verso la seconda vita. Mariangela ricomincia a piantare sul suolo qualche mattone per costruire il suo futuro di professionista, ma anche di donna che adora il contatto con gli altri. Che ama testimoniare quello che nella sua esperienza, secondo lei, è stato un vero e proprio miracolo. Peccato che le condizioni di salute dell’adorato padre si aggravino proprio adesso; per assisterlo, tornata autonoma dopo una lunga convalescenza, Mariangela chiude il poliambulatorio. “Vivevamo quasi in simbiosi: glielo dovevo, gli dovevo i sorrisi che lui aveva dato a me quando ne avevo avuto bisogno”, ricorda: ma, nel 2010, un ultimo infarto lo stronca.
“Dov’era adesso la speranza? Cosa mi restava, dopo questo dolore?” riflette Mariangela. È l’inizio di un altro tunnel, e stavolta sfiora l’anoressia. Ma, per fortuna, è anche l’ultimo round di questa strada costellata di prove che lei, stessa, oggi, riesce a raccontare con un’energia serafica e illuminata. “In quel periodo, il sogno di fare il medico, la mia missione, li ho sentiti svanire. Ma è stato allora che mi sono avvicinata a tutto un altro mondo. Ho conosciuto una persona straordinaria, la mia cara amica Camelia. Professionista del wedding planning, testarda sognatrice devota all’idea del grande amore, dunque abilissima organizzatrice di matrimoni…”. Mariangela, che pur con gli uomini ha sempre avuto un disincanto un po’ amaro, si lascia travolgere dall’aspetto creativo e riconciliante di questa attività, e comincia a lavorare con Camelia. “Avevo bisogno di leggerezza, e ne ho fatto una professione”. Un evento tira l’altro, le viene voglia di crearne qualcuno ad hoc anche di impatto sociale (disturbi alimentari, sfilate contro la violenza di genere). Il glamour che sposa piaghe dell’attualità. “Poi, collaborando alla famosa ‘Partita del cuore’ della nazionale cantanti, sono entrata in contatto con tutto un network mediatico che per me è stato la svolta”. In particolare, il lancio di un premio particolarissimo: Gli “Italian Wedding Awards”, gli Oscar alle eccellenze del wedding e alle regioni italiane che meglio esprimono bellezza e cultura attorno a una cerimonia di nozze: la prima edizione a Roma, la seconda a Firenze (il prossimo 15 dicembre a Fortezza da Basso) e la terza già in programmazione. Gli ospiti sono di caratura internazionale, gli sponsor importanti e location super chic per promuovere anche il turismo in Italia; la stampa italiana è in giuria. “E poi, ripreso il mio interesse per la medicina, ho anche avviato un altro progetto: l’I.P.R.A., cioè International Physical Rehabilitation Awards, che ha visto come testimonial della prima edizione Alex Zanardi. Abbiamo cercato storie spezzate, sogni interrotti da malattie, e poi ripartiti in grande stile, nella grande marcia verso la vita. Promuovendo prevenzione e salute. Un premio ai medici e alle nuove tecnologie specializzate nella riabilitazione”.
“E poi, ripreso il mio interesse per la medicina, ho anche avviato un altro progetto: l’I.P.R.A., cioè International Physical Rehabilitation Awards, che ha visto come testimonial della prima edizione Alex Zanardi. Abbiamo cercato storie spezzate, sogni interrotti da malattie, e poi ripartiti in grande stile, nella grande marcia verso la vita.
Mariangela si è laureata in Medicina dopo tanti anni. La sua tesi di laurea? Alla fine, in cardiologia, e in particolare, pura fatalità, sulla patologia che le ha portato via il padre. Il suo ultimo (piccolo) intervento per la cura di quel tumore che la colpì dodici anni fa, è stato l’anno scorso. “Ma adesso va tutto bene”, precisa.
Eccola qui, dunque. Medico decisissimo a svolgere la sua professione, adesso. Ma senza abbandonare il mondo dei grandi eventi che l’ha salvata e che, lei crede, possono sensibilizzare e recuperare ancora moltissimi destini. E nemmeno le sue celeberrime “confettate”: la più carina, mi fa vedere, è quella che ha come tema Pinocchio che ha realizzato per i gemelli dell’amica e attrice comica Valentina Persia: “Adoro Pinocchio. Sempre stato il mio preferito. È stato nella pancia della balena… come me”.