Il mio Spotify è in loop da giorni sullo stesso album, così come nel tempo che fu, rimaneva per mesi, inamoviblie, nel mio mangianastri della Ravensburger, la compilation di Fivelandia.
Riascoltando su Spotify le versioni rivedute e corrette di quel che passava nel mio vecchio mangianastri con lo sportello rotto, ho messo in fila le seguenti, semplici, riflessioni.
Il mio tollino al dibattito su ‘Duets’ e su tutto quel che (non fate i vaghi) significa per chi una volta aveva 8 anni e adesso, sa il Signore come e perché, si ritrova ad averne quaranta.
1)La mia generazione è stata la prima della storia ad aver libero accesso alla televisione. Una marea di televisione.
2) La mia generazione è la prima della storia di quarantenni che si entusiasma per le sigle dei cartoni
3) E’ vero! Quello che impari da piccolo, non te lo dimentichi più. Tipo il ritornello dell’incantevole Creamy.
Peccato valga meno con le tabelline, specie quella del sette.
4) Esistono (davvero) dei tizi che si chiamano Benji e Fede
5) Loredana Bertè è nata per cantare la sigla di ‘Occhi di Gatto’. Ma proprio nata.
6)La curvatura terrestre nel campo da calcio di Holly e Benji si vedeva davvero.
E le Occhi di Gatto usavano i biglietti da visita come arma.
7)Lady Oscar ha incasinato la sessualità di un sacco di gente.
Grazie, Oscar.
8) Cristina D’avena is the new Bonifica dell’Agropontino (“Berlusconi? Dai, ha fatto anche cose buone”…)
9)Chi non è impazzito per la perfetta (per-fet-ta) operazione di Marketing di “Duets” e si trastulla con uno sterile benaltrismo culturale vagamente iconoclasta, vi sta trollando. Anche chi vi dice “No, a casa mia la Finivest era bandita, guardavamo solo ‘La cartolina di Andrea Barbato’, anche loro, anche loro vi stanno trollando
10) Ogni generazione ha il suo rito di crescita: chi la guerra, chi il festival di Altamont, chi le torri gemelle.
La mia, di generazione, ha avuto la catapulta infernale dei gemelli Derrik.
Bella lì.