NewsBanditeLettera dei civili del Ghouta all’Umanità

Ghouta (Damasco), Siria, 27/10/2017 Appello dei civili della Ghouta orietale (Damasco) alla Comunità Internazionale: Al segretario generale delle Nazioni Unite Ai capi di Stato e di governo in t...

Ghouta (Damasco), Siria, 27/10/2017

Appello dei civili della Ghouta orietale (Damasco) alla Comunità Internazionale:

Al segretario generale delle Nazioni Unite

Ai capi di Stato e di governo in tutto il mondo

Ai responsabili delle organizzazioni umanitarie di tutto il mondo

Ai nostri fratelli e sorelle nell’umanità

#AssadbesiegesGhouta

Siamo i civili della Ghouta Orientale, periferia di Damasco, Siria. Stiamo soffrendo. Siamo parallazzati dall’assedio che da quattro anni è stato inflitto a tutte le nostre città, villaggi e quartieri, dal regime di Assad e dalle milizie settarie, che ha reclutato dall’Iran, dall’Iraq, dal Libano e dall’Afghanistan. Queste forze ci hanno negato l’accesso a tutti i mezzi per vivere. L’assedio è stato diretto e consentito da Assad e dalla Russia, che hanno utilizzato e stanno tutt’ora utilizzando tutti i tipi di armi.

Assad non ha esitato a scatenare persino le armi chimiche contro di noi, sotto gli occhi della comunità internazionale.

Adesso siamo – civili – soggetti alla fame, alla malattia e alla scarsità dei servizi di base.

Ciò si aggiunge al fatto che tutti stiamo affrontando la morte imminente a causa degli aerei, delle bombe e dei bombardieri di Assad. Basta dire che dodici persone sono morte nel mese scorso, otto di loro bambini, a causa della scarsità di cibo e di farmaci. Ci sono anche cinquecento pazienti malati di cancro che non hanno prospettiva di recupero a causa dell’assedio disumano e ingiusto.

L’intero mondo sa che il popolo siriano non ha commesso alcun reato, eccetto quello di aver chiesto la libertà dalla tirannia. Noi – come tutti gli altri popoli di tutto il mondo – abbiamo il diritto di sognare la dignità e il rispetto dei diritti umani e respingere l’ingiustizia e la brutalità. La risposta di Assad alle nostre richieste è stata quella di metterci a confronto costante con la morte e la distruzione, di rendere la Siria un terreno di allevamento per gruppi terroristici in tutto il mondo. Oggi questo regime ci infligge un brutale assedio con l’obbiettivo di costringerci ad accettare una delle due opzioni: o di quella di arrenderci, e questo significherebbe che saremmo costretti a lasciare le nostre città e villaggi e saremmo così sradicati dalle nostre case, o quella di accettare l’assedio continuo, il che significa che ci troveremo di fronte a una morte lenta.

Oggi stiamo chiedendo a tutti i popoli di coscienza in tutto il mondo di salvarci dalle grinfie dell’assedio. Riaffermiamo i nostri diritti alla comunità internazionale che speriamo riesca a proteggerci e a svolgere il proprio ruolo nel prevenire la nostra morte imminente. Inoltre sottolineiamo che difendere il nostro caso e alleviare la nostra sofferenza è uguale a difendere il principio umano fondamentale accettato e difeso da tutti i popoli civilizzati.

Invitiamo inoltre i Paesi di tutto il mondo, in particolare gli Stati Uniti e gli Stati membri dell’Unione europea, a non risparmiare le pressioni del regime di Assad e dell’alleato russo per rompere l’assedio della Ghouta Orientale e tutti gli altri assedi in Siria. Lo consideriamo un obbligo della comunità internazionale, quello di assumersi la responsabilità di proteggere il popolo siriano da una delle peggiori atrocità di massa della storia moderna. Il silenzio della comunità internazionale rispetto a questa ingiustizia rappresenta la complicità con il criminale Assad e contribuisce alla nostra profonda tragedia.

È la nostra speranza che la giustizia prevalga, perché è la nostra speranza che la coscienza dell’umanità si svegli per respingere l’ingiustizia e per assicurare la vittoria per la nostra giusta causa. Per l’Umanità.

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