L’Italia, dice l’Istat, è il paese europeo che ha il più alto tasso di povertà. Ma, aggiunge il Censis, quest’anno gli italiani vorrebbero spendere di più, specie in questo periodo natalizio. Come si conciliano questi dati? Semplice, non si conciliano! La verità è che i consumi non si riprendono affatto. O meglio, stiamo vivendo un drammatico paradosso. Moltissime persone vivono sul filo del rasoio e quindi hanno meno soldi in tasca, anche per i regali. Però, come ho appreso durante un dibattito televisivo a Canale 5 proprio su questo tema, stanno rateizzando i pagamenti dei regali natalizi o hanno fatto ricorso a dei piccoli prestiti. Già, un prestito. E sì, questo mi fa rabbia. Perché una volta si rateizzavano gli acquisti delle case, delle auto o, al più, dell’arredamento della casa. La rabbia e una consapevolezza, amara. Questo succede perché molti, a questo punto, preferiscono comprare o regalare una borsa, magari costosa, oggi, perché sanno che una casa molto probabilmente non potranno mai acquistarla domani. Perché non avranno mai accesso ad un mutuo, perché non saranno mai nelle condizioni di aver fiducia dalle banche, perché non avranno mai un reddito adeguato. Insomma, adesso si pagano a rate i regali, perchè ci resta questo. Invece il Governo vuol farci credere che le cose vanno bene, che ci stiamo riprendendo e che la luce fuori dal tunnel è visibile. La realtà è un’altra: la classe media, i lavoratori, i pensionati, sono sempre più schiacciati e soli. Soli con Governi che, ormai da 7 anni, si girano dall’altra parte rispetto ai problemi reali delle persone: lavoro, servizi, sicurezza, dignità. E questo dovrebbe essere chiaro a chi ha responsabilità di governo, e aveva promesso, nel nome del cambiamento, una svolta. Non è stato certo così. Però attenzione, la svolta non è neppure quella di chi, a botte di populismo, strizza l’occhio alla disperazione. Come le proposte astruse dei Cinquestelle che – di fronte al bisogno di stabilità e di sicurezza, specie dei nostri giovani – profetizzano il reddito di cittadinanza, come se l’obiettivo per un ragazzo che oggi si affaccia al mondo fosse quello di vivacchiare, non di vivere. La svolta che bisogna chiedere alla politica è un’altra. Quella della serietà e, accanto all’onestà, della competenza in chi ci governa. Io sono convinto che l’Italia può tornare a crescere se iniziamo a ragionare su quello che serve davvero al Paese, non al circo della globalizzazione o al pachiderma della burocrazia. Quando ai consumi, una volta per tutte, sfatiamo anche un altro mito: gli interventi spot e quelli una tantum non servono a niente. Come non sono serviti a niente i tanto propagandati 80 euro di Renzi. Insieme a tutti i bonus e a tutti gli incentivi hanno semplicemente sottratto miliardi di euro e quindi risorse che, se sfruttate bene, sarebbero state preziosissime, specie per il Sud. Con Forza Italia, all’interno del nostro programma e dell’albero delle libertà voluto dal Presidente Berlusconi, abbiamo pensato, prima di tutto, proprio a questo: interventi e strumenti per aumentare le pensioni, per far crescere l’occupazione, valorizzando la piccola e media impresa, per ridurre le tasse. Insomma, vogliamo mettere la persona al centro dell’azione politica, innanzitutto per restituirgli fiducia. La fiducia di tornare a credere nelle Istituzioni, nella politica e quindi di poter tornare anche a spendere, sapendo di vivere all’interno di una comunità accogliente e di un Paese di nuovo solido e affidabile, non friabile come adesso.
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