Liberalizzazioni immaginarieIl mondo all’incontrario: a Pavia gli autobus elettrici saranno sostituiti dal diesel

Il metano ti dà una mano. Vi ricordate quella pubblicità degli anni Ottanta, che precorreva i tempi e spiegava la sostenibilità ambientale del gas naturale? A distanza di ben tre decenni c’è chi no...

Il metano ti dà una mano. Vi ricordate quella pubblicità degli anni Ottanta, che precorreva i tempi e spiegava la sostenibilità ambientale del gas naturale? A distanza di ben tre decenni c’è chi non ci crede ancora. A Pavia, 86esima nella classifica del Sole 24Ore per la qualità della vita in tema di ambiente e servizi, il trasporto pubblico locale ha messo la retromarcia. Dal primo di aprile – sembra un pesce, ma ahimè è la realtà – entrerà in vigore il nuovo contratto del Tpl, e i mezzi a metano, già attivi su scala urbana, saranno sostituiti dai diesel. La scelta da parte di chi ha indetto la gara, di sinistra e ambientalista, appare di difficile interpretazione. A meno che uno non voglia addentrarsi nelle fantasie complottistiche. In tal caso, può essere che si sia fatto di tutto per rendere la vita facile all’assegnatario di gara, già in possesso di una flotta interamente diesel e che quindi non gli sarebbe convenuto spendere per convertirla in metano. Ma queste sono ipotesi pour parler.

A rigor di logica, l’utilizzo di autobus a metano nel trasporto pubblico locale dovrebbe essere disciplinato da una legge nazionale. Sono trent’anni che l’Italia è un campione europeo in fatto di combustibili alternativi ai derivati del petrolio. Secondo l’Aci, oggi il nostro Paese vanta uno dei parchi circolanti alimentati a metano più importanti nel mondo e il primo in Europa. Perché allora non varare una norma che stimoli, pardon, obblighi tutti gli enti locali a incentivare l’innovazione ecofriendly? In fondo, nell’ottica liberale, è questo che dovrebbe fare lo Stato: fornire un servizio pubblico la cui qualità venga garantita dagli investimenti privati. La Regione Lombardia c’aveva visto lungo in tal senso. Già dal 2009, il Pirellone finanzia con una quota maggiorata (il 70%, anziché 50% del prezzo degli autobus diesel) gli autobus a metano, così come i carburanti alternativi.

Tuttavia, come spesso accade, nel nostro Paese c’è sempre qualcuno che le cose belle preferisce bloccarle invece che farle crescere. Così, invece della definizione di un criterio omogeneo su scala nazionale, si è fatto largo un modo di operare in cui ogni provincia decide in maniera autonoma. Todos caballeros quindi!

La Lombardia, si sa, è la regione più produttiva d’Italia. Ma anche la più popolosa e trafficata. Quindi la più inquinata. Il Centro Epson Meteo ha recentemente confermato le tre grandi fonti dell’inquinamento da polveri sottili: riscaldamento domestico, traffico automobilistico e agricoltura. Vuoi per la sua morfologia, vuoi per le cause di cui sopra, nei cieli della Pianura Padana si concentra un quantitativo di Pm10 che ha pochi eguali in Europa. Il vento sta cambiando, però. Anche grazie alle scelte innovative degli ultimi anni. Convinta che il metano ti dia appunto una mano, già nel 1999 Pavia si era impegnata ad adottare mezzi a combustibile alternativo. La scelta era apparsa coraggiosa. La Provincia di Pavia si era comportata da prima della classe, rispetto alle cugine lombarde. Adesso però ha fatto inversione a U. Così è stata superata a destra da Brescia e Mantova, dove le aziende di Tpl hanno deciso di puntare tutto sul metano. L’investimento, in entrambi i casi pari a circa 10 milioni di euro, è importante. Tuttavia, l’utilizzo dei bus a metano riduce le emissioni inquinanti del 10%, rispetto a un equivalente diesel. Il gioco vale la candela. Abbattere le polveri sottili significa fare un’innovazione green, quindi migliorare la qualità della vita di tutto l’ecosistema. Significa fare marketing territoriale, impegnandosi per una Brescia e una Mantova più respirabili, dove il cittadino abituato a viaggiare con la propria auto sia incentivato a prendere i mezzi pubblici. Il processo innesca un effetto domino virtuoso.

Dal primo di aprile – sembra un pesce, ma ahimè è la realtà – entrerà in vigore il nuovo contratto del Tpl, e i mezzi a metano, già attivi su scala urbana, saranno sostituiti dai diesel. La scelta da parte di chi ha indetto la gara, di sinistra e ambientalista, appare di difficile interpretazione. A meno che uno non voglia addentrarsi nelle fantasie complottistiche

C’è poi chi è visionario e che scommette sul bus elettrico. Addirittura! Direte voi. Sì, e non bisogna andare fino in Cina. Per quanto sarebbe opportuno che la nostra classe dirigente prendesse esempio dal Paese in teoria più in inquinato del mondo. A Shenzhen (10 milioni di anime), sono 16mila gli autobus elettrici in circolazione dal 2009. E nell’arco di un biennio si parla di introdurre l’elettrico anche per i taxi. Comunque basta guardare dietro l’angolo. Gli autobus verdi sono già sulle strade del comasco e della bergamasca e dal mese prossimo ne entreranno in servizio 25 targati Atm. Peraltro dal 2020 l’azienda milanese comincerà ad acquistare solo ed esclusivamente veicoli full-electric.

A Pavia, ormai fanalino di coda del Tpl lombardo, si è di tutt’altro avviso. Una provincia bollata da più parti come meridione della Lombardia, nuova terra dei fuochi – per via dei frequenti incendi prevalentemente dolosi in discariche abusive – e cuore dell’inquinamento dell’Italia settentrionale, la best practice del Tpl a metano è stata bocciata. Alla faccia del riformismo, del progressismo e di tutti gli altri valori millantati dalla sinistra ecologista. Ma l’etica regge poco di fronte agli interessi pratici, che condizionano una classe politica miope, refrattaria alle innovazioni e contradditoria con le sue stesse scelte pionieristiche di pochi anni fa. Sicché la condanna è chiara: per ragioni politiche, anzi da pollaio, dal prossimo primo aprile, addio al trasporto pubblico a basso impatto ambientale e ben tornato al diesel. Per la gente comune sarà proprio un pesce d’aprile. Al mercurio!

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club