Banchiere di provinciaLa fiducia è il sale del cambiamento

Ecco, ci siamo: comincia l’anno zero del Credito Cooperativo. Ah -per inciso- parlo ovviamente di quella parte del movimento cooperativo che conosco e con la quale condividerò il futuro della mia ...

Ecco, ci siamo: comincia l’anno zero del Credito Cooperativo.

Ah -per inciso- parlo ovviamente di quella parte del movimento cooperativo che conosco e con la quale condividerò il futuro della mia Bcc, vale a dire la galassia Iccrea. E già, è ora; segneremo il campo, affronteremo le complessità dell’inizio di una storia, di questo anno zero, che qualcosa cambierà -ca va sans dire- del nostro mondo. E per non farci mancare nulla -squilli di tromba- in questo inizio di 2018 partono: IFRS9, Mifid II e preparazione per l’AQR. Acronimi che anche a me, che non ho fatto il classico, cominciano a stare un po’, diciamo così, antipatici. Ma al di là delle sigle, la realtà: un profluvio di norme che, manco le cascate del Niagara, scaricano sulle banche, a prescindere dalle dimensioni, una quantità di attività. Il che tradotto vuol dire: tempo da dedicare a ciò che proprio-proprio così utile aziendalmente non è.

Ed è noto che, proprio nelle fasi storiche di passaggio in cui regna l’incertezza, crescono nelle persone ansia e paura per la complessità. I passaggi però ci obbligano soprattutto, come dice l’amica e coach Angela Gallo «a spingersi oltre la propria zona di confort, essere disponibili a ridisegnare i propri confini». ​

Bene, questo combinato disposto tra creazione del Gruppo e così tante norme da implementare conduce tutti noi a un cambio in primis di mentalità che diventa anche cambio operativo. Ed è noto che, proprio nelle fasi storiche di passaggio in cui regna l’incertezza, crescono nelle persone ansia e paura per la complessità. I passaggi però ci obbligano soprattutto, come dice l’amica e coach Angela Gallo «a spingersi oltre la propria zona di confort, essere disponibili a ridisegnare i propri confini». Ovvero «bisogna essere disposti a far accadere qualcosa di nuovo, anche rinunciando a qualcosa che ci sembra indispensabile oggi, ma che il corso degli eventi farà emergere nella sua irrilevanza domani». Eh, facile a dirsi, un po’ meno facile a praticarsi. Perché? Perché nell’Italia dei campanili i Signorotti locali, gattopardescamente, non vogliono mai rinunciare ai propri privilegi. Lo sappiamo. Ma anche i Villici, così come li chiamò Tomasi di Lampedusa, a volte, non sono da meno: «Diventano tolleranti coi potenti di turno (i Signorotti), lamentandosi di cambiamenti, lavori più complessi e ansie da prestazione».

«Più la paura e i continui cambiamenti minano la stabilità delle certezze, più gli esseri umani avvertono il bisogno di relazioni solide e di amici disponibili, senza però essere capaci di fare il primo passo di apertura verso l’altro». Zygmunt Bauman

C’è un antidoto al brulicare di sbuffi, rassegnazione e sfiducia per il futuro e all’ansia da cambiamento di qualche “Villico”, ed è quello che viene utilizzato da chi ha già iniziato a sostituire l’Io con il Noi; a pensare e lavorare nell’ottica dell’insieme e quindi del Gruppo: questo antiveleno si chiama fiducia. Angela nel suo libro ‘Voglio solo il mio yogurt’ scrive che «la fiducia è una ventata ottimistica che ci fa guardare al domani aspettando che gli eventi attesi vadano a compimento; è la spinta che ci fa trasformare i sogni in obiettivi; è il motore della nostra attività; è il collante delle nostre relazioni». E su quest’ultimo aspetto Zygmunt Bauman dissertava su un paradosso: «Più la paura e i continui cambiamenti minano la stabilità delle certezze, più gli esseri umani avvertono il bisogno di relazioni solide e di amici disponibili, senza però essere capaci di fare il primo passo di apertura verso l’altro». E allora ognuno di noi faccia questo primo passo oppure, al contrario, vogliamo importare dal mondo americano anche la triste moda dei contratti pre-matrimoniali??? Suvvia noi siamo italiani ed ancora siamo capaci di quello slancio che poi è alla base di ciò che gli stranieri ci invidiano di più: il nostro stile di vita.

C’è un antidoto al brulicare di sbuffi, rassegnazione e sfiducia per il futuro e all’ansia da cambiamento di qualche “Villico”, ed è quello che viene utilizzato da chi ha già iniziato a sostituire l’Io con il Noi; a pensare e lavorare nell’ottica dell’insieme e quindi del Gruppo: questo antiveleno si chiama fiducia

Certo la fiducia necessita anche di feedback come «l’affidabilità, da intendersi come propensione a tenere fede alla rispondenza fra ciò che promettiamo di fare e ciò che realmente facciamo», ma anche «la competenza, ovvero il modo in cui disponiamo delle conoscenze e delle abilità per tener fede a quella promessa di professionalità dichiarata o richiesta». Illuminanti parole, sempre di Angela Gallo.

Ma il feedback è successivo al rilascio di fiducia. Certamente importante, ma successivo …

E concludo con un altro ingrediente necessario, l’entusiasmo: Elbert Hubbard, scrittore e filosofo statunitense, affermò: «Non è mai stato realizzato nulla di grande senza l’entusiasmo».

Già, entusiasmo. Che dire, probabilmente il miglior propellente per realizzare obiettivi ambiziosi.

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