Il caffè (s)corretto di Severino NappiL’odio ai tempi dei social

Qualche anno fa, prima di frequentare i social, non ci credevo. Ne leggevo sui giornali ma pensavo che fosse la solita storiella raccontata per riempire spazio. Poi ho iniziato ad usare di più la m...

Qualche anno fa, prima di frequentare i social, non ci credevo. Ne leggevo sui giornali ma pensavo che fosse la solita storiella raccontata per riempire spazio. Poi ho iniziato ad usare di più la mia pagina Fabebook e sopratutto a scrivere quello che penso, senza veli. Ed ecco che, come per magia, è comparso l’odiatore. Maschio o femmina, non fa differenza. E anche l’età conta poco. Potenza della globalizzazione della rabbia, direi! L’odiatore ha poche idee, magari confuse, ma irriducibili. Nel senso che non si discute con lui. È così e basta. Non sei in linea con il mantra che lo ispira? Giù insulti, quasi sempre pesanti. Anche loro tutti uguali, quasi che ci fosse una catena di montaggio che li produce per tutti gli incazzati del web. E, a guardare certe pagine, forse un po’ così lo è per davvero. Anche loro sono fatte in serie. Faccione del “nemico” e frasi a effetto, del tipo: “Mangia e beve a spese nostre. Mandiamolo al rogo. Se sei d’accordo condivi!” E l’odiatore, vedendo soddisfatto il proprio istinto di sangue virtuale, condivide. E inizia la caccia. Appena trova qualcuno che scrive una cosa diversa dal “suo” libero pensiero, scatta l’attacco. Alla Giovanna d’Arco, s’intende. Del resto, lui ci crede davvero. I suoi sono buoni, e onesti sopratutto. E si, perché l’onestà è un concetto molto comodo. Non ti tocca giustificarla con un progetto o dei contenuti. Per essere onesto non devi far nulla: anzi, è meglio ancora se nella vita proprio non hai mai fatto nulla. Insomma, una volta la fedina penale pulita era richiesta per partecipare ai concorsi per usciere al ministero, oggi, per l’odiatore, è quello l’unico requisito per fare politica. Magari accompagnato da un viso simpatico e un sorriso accattivante. Potrebbe del resto mai far peggio dei suoi predecessori? Gli altri, invece, sono tutti ladri e corrotti, come direbbe Totò, “a prescindere”. E siccome la rivoluzione non è un pranzo di gala, come invece scriveva Lenin (anche se questo l’odiatore spesso non lo sa), lui non fa prigionieri e il nemico lo manda direttamente al muro (virtuale, per fortuna). In fondo, tu che hai scritto il tuo pensiero, e magari hai pure provato ad argomentarlo, sei solo un servo di questi nemici del popolo, quando non lo sei direttamente tu stesso. Ecco perché per l’odiatore non c’è bisogno di leggere quello che hai scritto. Perché tanto è tutto falso. E se magari gli capita di leggere qualcosa che proprio non riesce a non ritenere sensato, la liquida dicendo che sono balle, messe lì per ingannare il popolo. Che però ormai non ci casca più, perché è maturo e ha capito tutto…leggendo la pagina del guru, ovviamente. E ricomincia il mantra. Allora, direte voi, che facciamo? Li lasciamo lì a rosicare, in attesa del sol dell’avvenire, magari a 5 stelle? Io ci provo a parlare. E a dir loro la mia. E si perché uno dei precetti dei professionisti dell’anticasta è che loro – gli altri – non rispondono, sono arroganti o peggio non sanno come replicare al “verbo”. Così, se insisti, un piccolo dubbio glielo puoi persino mettere in testa. Certo nulla di fondamentale. Soltanto l’idea che non esiste la verità assoluta, ma le persone in carne ed ossa, con le loro idee, i loro progetti e la voglia di far meglio. E che non esistono due schieramenti – uno di quelli del “bene” e l’altro con quelli del “male” – ma un Paese che deve migliorare e crescere, insieme. Ragionando e riflettendo. Il resto, lo so, lo potrà fare soltanto la buona politica. Ma quella ha bisogno di persone serie e competenti. Ecco, scegliamo loro per governare il Paese. E per farlo ascoltiamo quello che dicono, verifichiamo quello che hanno già fatto nella vita e assicuriamoci che, per loro, la politica non sia un mestiere. Avremo meno ragioni per odiare perché, si sa, l’amore, alla fine, vince sempre sull’odio.

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