Sorpresa: Ron Howard è uno stronzo

Avete visto tutti, presumo, dal momento che i social ne sono pieni, le immagini di Natalie Portman che presenta "I nomi dei soli uomini candidati per il premio alla miglior regia". Una affermazion...

Avete visto tutti, presumo, dal momento che i social ne sono pieni, le immagini di Natalie Portman che presenta “I nomi dei soli uomini candidati per il premio alla miglior regia”.

Una affermazione politica e carica di tensione, doverosa nella sera in cui tutte el attrici erano state chiamate a vestirsi di nero in segno di protesta contro la cultura sessista di Hollywood e contro la normalizzazione di quelli che, a tutti i livelli, sono molestie e abusi.

Nel caso in cui foste tra quelli che non hanno ancora visto la scena, la trovate qui

Visto?

Qui, se vi va, trovate invece un interessante montaggio delle facce, decisamente perplesse, ove non seccate, dei registi nominati: le loro espressioni vanno da “che palle con sta storia delle donne” (Steven Spielberg) a “Ops” (Ridley Scott) a “Davvero???” (Christopher Nolan).

Fatta questa premessa possiamo dire che non fa niente. Sono tutte cose che, per quanto possano far venire l’orticaria, ci stanno e si possono comprendere.

Si può comprendere che dei soloni (a buon titolo eh) del cinema mondiale come Gullermo del Toro o Steven Spielberg, abituati a premi di ogni risma e forma non facciano nemmeno caso a chi non viene premiato e nominato: tanto comunque vincono loro.

Si può anche comprendere che tra i nominati ai Golden Globes non ci fossero donne. Fa schifo, può non piacere, ma è un dato di fatto che le registe donne sono poche e ancor meno sono quelle BRAVE.
Non dovete essere d’accordo per forza, ma è un dato di fatto: togli Kathryn Bigelow (a proposito: “Detroit” è bellissimo, recuperatelo se non lo avete visto), togli Jane Campion (a proposito: che fine ha fatto?) togli Patty Jenkins e cosa rimane? Poco o niente.

Detto questo, sulle ragioni per cui quello di regista sia un mestiere più da uomini che il carpentiere possiamo discutere a lungo e inutilmente, quindi non lo faremo, non ora, non qui. Possiamo però limitarci a constatare che un certo machismo a Hollywood arriva da molto più lontano e da molto prima di Harvey Weinstein e delle sue mani lunghe, e che, per averne contezza è sufficiente aver visto una manciata di film a caso; o contare sulle dita di una mano monca le attrici non perfettamente avvenenti o ultraquarantenni in giro (Ok: Meryl Streep; ok Susan Sarandon; ok Julia Roberts; ok (ma sempre meno) Michelle Pfeiffer. Poi?)

Detto questo, la cosa grave, gravissima successa a Hollywood ieri non è stata questa.

Non è stata che non ci fossero registe donne nominate: è un caso, può succedere, e magari anche a buon titolo. C’è una generazione intera da costruire e una crosta di maschilismo alta così da grattar via: serve tempo, ci vuole pazienza.

Non è nemmeno terribilmente grave che i registi nominati cadessero dal pero alle parole di Natalie Portman.

La cosa grave, quella che ha fatto schifo davvero, è stata la risatina di Ron Howard: nervosa, compiacente e vagamente paternalistica.
Si scriveva “Ah ah ah”, ma si leggeva “Ah! Le donne! Che bricconcelle! Devono sempre dire la loro!”.

Ma come? C’è una che con la faccia tesa sta dicendo una cosa vera, seria, politica, grave e tu la liquidi con un risolino?

Questo fa schifo, questo è grave. Come e più delle palpate condite di minacce di Harvey Weinstein. Come e più dell’onanismo di Louis C.K.

E per di più, è successo in diretta mondiale.
Nemmeno il pudore di farlo in una stanza d’albergo.

Caro Ron Howard: sei tu lo stronzo. Tu e il tuo paternalismo da quattro soldi; tu e il tuo cameratismo da spogliatoio con i tuoi amichetti registi seduti in platea; tu che prendi un’attrice nota per essere da sempre impegnata e la tratti come una tipa carina che si è montata la testa e che vuole- pensa tu- parlare.

Caro Ron Howard, sei tu lo stronzo.