La democrazia postmoderna ha trovato un modo infallibile per sembrare tale senza di fatto esserlo più. Oggi non serve più confrontare volti e programmi per fare una scelta convinta e consapevole alle urne. No. Oggi c’è un’unica possibilità: impedire ai fascisti o agli inetti di prendere il potere. Cioè votare per il partito unico dei neoliberisti.
All’osservatore che ha seguito con un minimo di attenzione le Presidenziali francesi dello scorso anno risulta perfino troppo facile fare uno più uno. Lista degli ingredienti: da una parte, un vecchio e vagamente xenofobo centrodestra che non ha alcuna ricetta alternativa per il futuro ed è guidato da un leader senza credibilità: il candidato della destra francese François Fillon è stato smontato da un’inchiesta, mentre Silvio Berlusconi non è credibile dal 1994; dall’altra, il cosiddetto “polo riformista”, che – a parte un paio di regalini sui diritti civili da parte del capetto giovane e dinamico di turno, giusto per far sentire i suoi elettori un po’ più intelligenti (o meno scemi) – ha abbandonato a poco a poco i temi della sinistra per appiattirsi sul programma dell’altra parte politica: in Francia, Emmanuel Macron – ex ministro dell’Economia nel governo del socialista François Hollande – almeno ha avuto la decenza di farsi un partito suo, a scanso di equivoci. Renzi neanche quello. Così, l’elettore che non abbraccia la filosofia neoliberista ed è nauseato dai mercati finanziari e dall’Europa turbocapitalista che va a braccetto con le lobby industriali è fregato: se non voterà uno dei due principali schieramenti “moderati” si macchierà del crimine vergognoso di mandare al potere i fascisti (i vari Salvini, Meloni e Casa Pound) – che sono convinti più che mai, come no, di vincere le elezioni e che, come nel caso del partito di Marine Le Pen, “non sono mai stati così forti e minacciosi”, salvo poi sgonfiarsi come un soufflé il giorno dopo le elezioni; oppure, nel migliore dei casi, degli incapaci (M5S) che manderanno il Paese a rotoli – perché, si può cadere più in basso di così?
Rendiamocene conto: gli altri sono talmente tanto pericolosi che è “meglio Berlusconi”. Ve lo ricordate, vero, l’endorsement di Eugenio Scalfari.
Insomma, nell’era dell’antipolitica e dei “ribellisti”, come li chiama Berlusconi, i vecchi politici sembrano passarsela meglio del previsto. Grazie ai fascisti, ai populisti e agli incompetenti, essi non solo non devono più preoccuparsi di mantenere una certa credibilità e di garantire la più che auspicabile fedeltà ad un ideale politico, ma non devono neanche spremersi le meningi in vista dell’imminente campagna elettorale per redigere un programma capace di intercettare i bisogni dei cittadini. Basta il ricatto morale: far sentire in colpa chi non vuole o non ha il coraggio di votarli. Chi ritiene che i fascisti, i populisti e gli incompetenti, in fin dei conti, siano loro. Perché ne hanno le prove.