“Il treno è sempre il treno”. Dice l’Artemio nel Ragazzo di campagna. È proprio vero che in provincia le cose cambiano molto più lentamente che in città. Sono passati più di trent’anni da quando Renato Pozzetto e amici si sedevano nel mezzo dei campi coltivati per bearsi al passaggio di uno spettacolo mirabolante del progresso: il treno! Oggi, nelle stesse pianure nebbiose e umide dove venne girato il film – tra quel di Mortara e Casale Monferrato – c’è ancora chi resta a bocca aperta allo sbuffare di una locomotiva. Oggi, mentre che Elon Musk si inventa la Tesla e altri visionari si spremono le meningi per rendere ancora più piccolo il mondo e abbreviare le distanze, politici e azzeccagarbugli delle nostre terre cercano di farci passare il treno come la più straordinaria invenzione del Terzo millennio.
È più meno questo il mood con cui è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra le province di Vercelli e Pavia per la riapertura della linea ferroviaria Mortara-Casale Monferrato, che dovrebbe proseguire poi verso Vercelli: trenta corse al giorno, per un bacino demografico di circa 45mila abitanti. Il servizio dovrebbe partire dal prossimo dicembre. L’operazione rientra in quella “cura del ferro” che sta animando da anni il mondo dei trasporti in Italia. L’assunto, divenuto ormai un pilastro ideologico, è better by train. In quanto costa meno, inquina meno ed è più efficiente perché svincolato da qualsiasi imprevisto di traffico sulle strade. In teoria c’è del vero in tutto questo. Il problema è che se poi il treno non lo prende nessuno, il servizio si trasforma in un’operazione del tutto antieconomica. Ed è più o meno questa la previsione. Visto che un collegamento su strada Mortara-Casale è già attivo e trasporta in media dieci passeggeri a corsa. Ora, se i pullman sono vuoti, sulla base di quale incontestabile stima potrebbero invece riempirsi i treni?
La provincia non cambia mai. Appena si innamora di una novità della tecnologia e del progresso, vi si aggrappa al punto da non rendersi conto che è stata superata da altre invenzioni. Nel trasporto pubblico non è il mezzo che fa la differenza. Bensì un sapiente calcolo di costi e benefici, al fine di garantire agli utenti qualità, puntualità e soprattutto sicurezza del servizio. Il treno risponde a tutti questi parametri? Non è detto. Il protocollo infatti non indica dove gli enti andranno recuperate le risorse per coprire i costi del servizio. Dei circa 12 milioni di euro previsti, almeno per il primo anno, si può ipotizzare che 7 saranno di gestione della rete e che quindi andranno in capo a Rete ferroviaria italiana (Rfi), cui si aggiungeranno 3,1 milioni per il materiale rotabile (in capo alle Regioni Lombardia e Piemonte) e 1,5 milioni di costo di esercizio del servizio (in capo a Regione Lombardia, essendo il servizio erogato da Trenord in ambito lombardo).
Le due provincie poi sono reticenti anche in merito al servizio in essere. Né a Vercelli né a Pavia pare che si ricordino che l’attuale servizio Mortara-Casale su strada fosse stato istituto già in sostituzione a quello ferroviario, proprio alla luce dei risultati fortemente negativi ottenuti dal trasporto su ferro.
Ora, un servizio su gomma con la medesima programmazione di quello previsto dal protocollo andrebbe potenziato in orari e frequenze. Ciononostante consentirebbe un risparmio di due terzi del solo costo di esercizio (2 €/km della gomma contro i 6 €/km previsti per un treno di capacità ridotta -inferiore a 300 posti- e velocità commerciale elevata, dovuto ad una sola fermata intermedia). Senza considerare le risorse di Rfi (pagate comunque con risorse pubbliche, finanziate attraverso l’imposizione fiscale) e per il materiale rotabile; con il 10% di quell’importo si potrebbero acquistare autobus di ultima generazione, quindi a basso impatto ambientale.
Evito di approfondire le modalità di affidamento del servizio. Difficile che siano ispirate da qualche sano principio liberista.
L’Artemio aveva proprio ragione: “Il treno è sempre il treno”. In tutti i sensi.
Ps Data la disponibilità, perché a questo punto non usare i 12 milioni per mettere a posto la linea Mortara-Milano? Quella sì che è strategica e merita un intervento. Aperta appena dopo l’unità d’Italia, oggi trasporta 10mila viaggiatori al giorno e dal tempo dei Savoia non è mai più stata risistemata.