Faust e il GovernatoreVotate chi volete ma non i grillini, incompetenti, presuntuosi, arroganti. Uno vale uno è una boiata pazzesca

Scoraggiati, disincantati, senza speranze. Sono molti gli italiani che non pensano di andare a votare. Dopo essere stati delusi dalla destra e dalla sinistra, tanti si sono gettati nelle mani del M...

Scoraggiati, disincantati, senza speranze. Sono molti gli italiani che non pensano di andare a votare. Dopo essere stati delusi dalla destra e dalla sinistra, tanti si sono gettati nelle mani del Movimento 5 Stelle, la demagogia ai massimi livelli.
Il leader del M5s è Gigi di Maio, il cui curriculum parla da solo. E’ un miracolato dalla politica. Da stewart allo stadio San Paolo di Napoli alla vicepresidenza della Camera. Ogni sera credo che guardandosi allo specchio, rida come un pazzo, gridando “Ma come ho fatto ad avere tanto seguito con le banalità che dico!”.

Uno vale uno: questo è il motto senza senso del Movimento 5 Stelle. Per dire, Ciampi, Baffi Federico Caffè, Raffaele Mattioli, Enrico Mattei, valgono la Taverna, Di Battista, o Giggino di Maio. La demagogia al potere. Come diceva Eugene Ionesco ai giovani manifestanti nel 1968: “Tornate a casa, tra qualche anno sarete tutti notai”.

Ultimamente il M5s si è superato. Ha bocciato la richiesta di intitolare una piazza a Livorno a Carlo Azeglio Ciampi, un grande italiano, perchè “banchiere”. Una carriera inadeguata. Non tutti sanno che Ciampi non si laureò in economia, ma il lettere, con una tesi suFavorino d’Arelate, filosofo e oratore Greco antico. Successivamente Ciampi prese la seconda laurea in giurisprudenza scrivendo una tesi sul diritto delle minoranze religiose.
Riprendo Stefano Feltri che sulla Stampa ha riassunto bene la vicenda Ciampi:

Che cosa è la democrazia? La democrazia è quel sistema che, per esempio, attribuisce a sedici stimabilissimi signori, il cui contributo alla causa dell’umanità è momentaneamente ignoto, ed eletti sulla fiducia, o sulla sfiducia per gli altri, al consiglio comunale di Livorno per i Cinque Stelle, di decretare il concittadino Carlo Azeglio Ciampi indegno dell’intitolazione di una rotonda sul lungomare.

Non lo si dice per instillare dubbi sulla democrazia. Lo si dice, anzi, per esaltarne le virtù. Che altro, se non la democrazia, avrebbe consentito a questi sedici volenterosi escursionisti delle istituzioni di ergersi a giudici di Carlo Azeglio Ciampi? Si doveva dunque decidere se intitolare la rotonda livornese al candidato e, analizzato il curriculum (diploma alla Normale di Pisa, allievo di Guido Calogero, renitente alla Repubblica di Salò, partigiano, fondatore del partito d’Azione a Livorno, segretario generale di Bankitalia poi vicedirettore generale poi direttore generale poi governatore, ministro del Tesoro, presidente del Consiglio, presidente della Repubblica) il Movimento lo ha ritenuto insoddisfacente. Che ci volete fare? Un po’ lacunoso, poco cristallino.

«Ha lavorato per le banche». «Ha contribuito all’ingresso nell’euro». Un po’ troppe macchie, insomma. Ha persino «reintrodotto la parata militare», e lì nemmeno Perry Mason avrebbe salvato la reputazione dell’aspirante. E se trovate tutto ciò molto ridicolo, trattenetevi. E’ solo la democrazia che conferisce alcune facoltà. Non quelle mentali, però.

Ciampi, secondo i grillini, rappresenta la “finanza brutta e cattiva“. Senza un efficiente sistema finanziario, non c’è sviluppo economico, come la storia italiana degli ultimi 30 anni dimostra. A furia di considerare la finanza un nemico, siamo qui a misurare ogni anno il differenziale di crescita rispetto a tutti i Paesi europei e mondiali.

Tempo fa Filippo Ceccarelli su Repubblica ha ripreso il parallelo di Di Maio, che con uno slancio interiore si è paragonato a Sandro Pertini. Gustatevi le analogie:

Il mio modello è Sandro Pertini” ha dichiarato Luigi Di Maio a Vanity Fair.

Aggiungendo: “È stato presidente qui alla Camera e io ho l’onore di sedere sullo stesso scranno”. Il proposito di imitare il Presidente più amato dagli italiani è lodevole, e in effetti non si può negare che lui oggi ogni tanto si sieda nello stesso posto dove quarant’anni fa sedeva Pertini. Solo che quello era presidente della Camera e lui solo il vicepresidente di turno: ma non mettiamoci a spaccare il capello in quattro.

Ora, non sappiamo cosa farà in futuro il deputato Di Maio, candidato in pectore a Palazzo Chigi. Però sappiamo quello che ha fatto finora. Proviamo a confrontare la sua biografia con quella del suo modello politico, perché magari qualche dettaglio rivelatore ci è sfuggito, e siamo davvero di fronte al nuovo Pertini. Vediamo.

A 20 anni Pertini combatteva come sottotenente, e guidando un assalto nella battaglia della Bainsizza ottenne una medaglia d’argento al valor militare.

A 20 anni Di Maio faceva lo steward allo stadio San Paolo, e a volte accompagnò al suo posto persino il presidente del Napoli, De Laurentiis.

A 24 anni Pertini, ispirandosi alle posizioni di Filippo Turati, aderiva al Partito Socialista e veniva eletto consigliere comunale a Stella.

A 24 anni Di Maio, ispirandosi ai Vaffa-Day di Beppe Grillo, aderiva al Movimento 5 Stelle e si candidava al Consiglio comunale di Pomigliano d’Arco, ma non veniva eletto, ottenendo solo 59 preferenze.

A 26 anni Pertini prendeva la sua prima laurea, in Giurisprudenza. La seconda, in Scienze sociali, l’avrebbe presa due anni dopo.

A 26 anni Di Maio era iscritto alla sua prima facoltà, Ingegneria. La seconda sarebbe stata Giurisprudenza. La laurea non l’avrebbe presa in nessuna delle due.

A 27 anni (dopo la marcia su Roma) Pertini cominciava la sua militanza antifascista, che gli sarebbe costata l’arresto, sei anni di prigione e otto anni di confino.

A 27 anni Di Maio, dopo aver raccolto 189 preferenze alle “parlamentarie” del M5S, cominciava la sua carriera alla Camera che gli sarebbe valsa cinque anni di indennità parlamentare.

A 30 anni Pertini, dopo un comizio, veniva assalito dagli squadristi, che gli ruppero il braccio destro.

A 30 anni Di Maio, dopo un comizio, trovava la fiancata sinistra della macchina rigata con un chiodo.

A 31 anni Pertini era in esilio in Francia, adattandosi a fare anche il muratore pur di continuare la sua battaglia contro Mussolini, e intanto stampava volantini e giornali contro il fascismo.

A 31 anni Di Maio era in missione permanente in tv, adattandosi a fare anche l’ospite fisso nei talk show pur di combattere la dittatura del Pd, e intanto accusava esplicitamente Renzi di aver occupato lo Stato “come Pinochet in Venezuela “.

Fermiamoci qui, perché soltanto questi anni possiamo confrontare. Provate voi a farlo da soli. Ricordate “Trova le differenze” sulla Settimana Enigmistica? Ecco, qui bisogna fare al contrario: “Trova le analogie”. In bocca al lupo.

Cari amici e amiche,

chi si candida a ruoli importanti senza avere la benchè minima competenza è disonesto dentro. Altro che portare avanti il messaggio di “Onestà”. L’imbarazzante mediocrità della giunta romana guidata da Virginia Raggi è davanti ai nostril occhi.
Il reddito di cittadinanza è l’ennesima illusione per i nullafacenti (leggasi intervento di Francesco Giubileo su lavoce.info). E’ un incentivo a non darsi da fare. Saranno in molti a sognare di vivere alle spalle degli altri. Chi paga per tutti questi sussidi non condizionati? Pantalone, ossia il contribuente.

Buon voto.

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