Felina, maestosa, sensuale. Ma soprattutto testarda, fiera, caparbia. Illuminata da luci luminescenti e da musiche elettroniche ipnotiche (un plauso va diretto al compositore Matthew Herbert), che rendono la narrazione trascinante e persuasiva. La nuova eroina del cinema di SebastiánLelio acquisisce le sembianze di Daniela Vega, attrice e cantante lirica cilena di 28 anni, al suo secondo ruolo cinematografico e prima transgender a presentare un premio durante la cerimonia degli ultimi Academy Awards. “Una donna fantastica” ha brillato anch’esso nella notte degli Oscar, aggiudicandosi il premio per il Miglior film straniero e risultando il primo film cileno e il quarto sudamericano di sempre a primeggiare in questa categoria. L’altra nomination per il Cile arrivò nel 2013 all’appassionante e politico “No – I giorni dell’arcobaleno”, diretto da Pablo Larraín – uno dei migliori registi contemporanei – qui però in veste di produttore assieme al fratello Juan de Dios (Fabula Pictures).
“Una donna fantastica” è la quinta creatura cinematografica di Lelio, che aveva già molto ben impressionato con la pellicola del 2013 “Gloria”, vincitore a Berlino della Miglior interpretazione femminile andata alla spumeggiante Paulina García. In Gloria, la protagonista doveva reinventarsi una vita, divorziata e con due figli già autonomi, cercando nel quotidiano nuovi incontri e nuovi equilibri. In “Una donna fantastica”, Daniela Vega è una transgender innamorata del proprio compagno Orlando (interpretato da Francisco Reyes), che dopo una cena romantica e una notte d’amore perde l’oggetto del proprio desiderio a causa di un aneurisma, e da lì in poi dovrà scontrarsi ferocemente con la freddezza, i pregiudizi e le accuse dell’ex moglie del compagno e della sua famiglia, oltre che con gli sguardi curvi dell’intera societ{ borghese cilena. Ancora una volta Lelio mette al centro del suo cinema la ricerca della libert{ e dell’identit{ dell’essere umano e delle infinite lotte necessarie per raggiungerle. In “El año del tigre”, terzo film del regista cileno, Luis Dubó era un detenuto che cercava di evadere dalla prigionia durante il terremoto in Cile del 2010. Andava di corsa, lungo un campo deserto, rapito e guidato soltanto dalla luna, trovando anche nella natura un ostacolo da oltrepassare. In “Una donna fantastica”, in una delle scene visivamente migliori del film, Daniela Vega passeggiando per strada deve affrontare alcune raffiche di vento violente che le colpiscono il corpo e dalle quali deve cercare di difendersi, metafora anche della nuova realtà che dovrà affrontare dopo la morte di Orlando. Lelio pare avere come spirito guida, nella sua visione di identità, le idee del filosofo Locke, che, nel “Saggio sull’intelligenza umana”, affermava come l’identità personale sia la capacità degli individui di rimanere se stessi attraverso il tempo e le fratture dell’esperienza. Il regista cileno guida in questo cammino con affetto e turbamento almodovariano le proprie eroine, trattando in “Una donna fantastica” con prezioso impeto e sensibilità la tematica transgender (come non si vedeva sullo schermo da “Boys don’t cry” di Kimberly Peirce).
L’amato Orlando, anche dopo la morte, apparirà nuovamente a Daniela in una delle scene finali del film, a testimoniare i sentimenti di mancanza e di desiderio della protagonista verso l’amato. Una costruzione simile, in un capolavoro ipnotico e trasognante del cinema – “Fanny & Alexander” – fu utilizzato anche da Bergman, quando proprio l’adorato padre Oscar compariva agli occhi innocenti e visionari dei figli, obbligati a ricercare nuovi punti di riferimento nel loro futuro.
Sebastian Lelio ha diretto dopo “Una donna fantastica” il suo primo film in lingua inglese “Disobedience”, con protagoniste Rachel Weisz e Rachel McAdams, presentato lo scorso settembre al Toronto Film Festival ma non ancora uscito nelle sale. È invece in fase di post-produzione il remake americano del suo film Gloria, che vedrà questa volta l’attrice premio Oscar Julienne Moore nelle vesti della protagonista. Lelio ha scritto anche la nuova sceneggiatura del film, ambientata questa volta a Los Angeles.