Continuano a raccontare (e vendere) LinkedIn come uno strumento per trovare lavoro o clienti. Però è inesatto, spesso non funziona e ci perdiamo un’opportunità ancora più grande.
Sai cos’è un déjà vu? È la sensazione di aver già vissuto esattamente una scena. Alcuni ci credono davvero, pensando sia la prova di qualcosa di mistico e paranormale… La scienza non accetta nulla di questo e, semplificando, taglia corto dicendo che si tratta di anomalie della memoria.
Quasi tutti però concordano che fenomeni di questo tipo siano influenzati dalla familiarità e tendono ad aumentare con la familiarità, o ripetitività delle azioni.
Ecco, da diversi anni mi ritrovo spesso a pensarci, convinto di aver vissuto più e più volte alcune scene. Parlando di LinkedIn ad esempio è per me un continuo déjà vu. Le persone che parlano con me, o vorrebbero lavorare con me, si aspettano sempre cose molto precise: trovare lavoro, trovare clienti.
La mia risposta è sempre la stessa, segue un copione ormai noioso, e cerca di spiegare nel modo più chiaro possibile che si tratta di aspettative irrealistiche o comunque basate su principi sbagliati.
Il Déjà vu appare nel momento in cui riesco a spiegarmi così bene al punto che il mio interlocutore mi ringrazia di cuore, riattacca il telefono, perdo il potenziale cliente…
Per questo motivo nella mia nuova società è in corso una riflessione se farmi parlare ancora con le persone o solo dopo aver siglato un accordo (scherzo)
Meno semplice, più faticoso ma anche più redditizio e divertente
Linkedin viene sempre raccontato come il social professionale e dei professionisti, e come il social ideale per questo e per quell’altro. Questo e quell’altro sono quasi sempre trovare lavoro o trovare clienti.
Il problema di una spiegazione così semplicistica è che si sta cercando di spiegare un fenomeno, un’era, con la stesso approccio con il quale si spiegherebbe ad un alieno cosa è una forchetta o un coltello.
La forchetta serve per infilzare cibi solidi e consistenti, il coltello per tagliarli in porzioni più facilmente masticabili, insieme per fare entrambe le cose.
Ma LinkedIn non è una forchetta, un coltello o un cucchiaio. LinkedIn è lo specchio dei nostri tempi, se vogliamo lo specchio dell’era digitale.
E l’era digitale, senza volermi infilare in discorsi difficili, è caratterizzata da: Informazioni, Networking, Percezione e reputazione, Confini meno definiti, direi anche Scopo.
Quando penso a LinkedIn non penso a uno strumento per generare lavoro ma ad uno strumento principalmente di branding e personal branding.
E quando penso a questo non penso come se si trattasse ancora una volta di una forchetta o di un coltello ma penso anche qui a dinamiche ed opportunità più grandi del generare un entrata economica nel breve e brevissimo termine.
LinkedIn per trovare…SE STESSI
La cosa che mi affascina di questa piattaforma è che ti obbliga, se vuoi usarla bene, a sfidarti continuamente e interrogarti continuamente.
Pensiamo al profilo
(headline)
Hai 125 caratteri per sintetizzare chi sei e cosa fai.
Cosa vuoi dire alle persone? Come vuoi che ti percepiscano le persone? Come sarebbe meglio che ti percepissero le persone?
Ma prima e soprattutto: chi sei tu, cosa vuoi essere Tu, cosa vuoi diventare Tu?
Se abbandoniamo l’idea del “mi serve per” o l’idea medievale delle parole chiave, c’è un mondo di vere opportunità.
Il più grande vantaggio di LinkedIn è quello di darci l’opportunità, anche forzata a volte, di pensare e sintetizzare. Di capire quale strada seguire.
Pensiamo al riepilogo (o summary)
Qui hai 2000 caratteri a disposizione, non è poco ma neanche tantissimo. Anche qui devi sintetizzare e trovare il meglio di te.
Anche qui, soprattutto qui, devi iniziare a ragionare sul serio e scegliere: cosa vuoi dire? Cosa hai da dire? Ciò che fai e ciò che dici sarà coerente? Ed è integro?
Smettila di spiegare i servizi e ragiona invece su cosa sai fare, su cosa ti piace fare, e su cosa ti piacerebbe fare in un periodo più distante dal tuo naso.
Se ci pensi hai l’opportunità di dire al mondo, e a te stesso, cosa vuoi diventare. Non ciò che sei stato o sei in questo esatto momento.
Quando penso a questa sezione mi viene in mente Jerry Maguire e il suo manifesto programmatico.
Hai solo 2000 caratteri e non potrai stampare un bel fascicolo ma è un buon inizio, può essere ugualmente potente.
Ogni giorno
E poi c’è la sfida, le sfide, alle quali ti sottopone ogni giorno. Confrontarti con gli altri ma anche con te stesso. Sei coerente (e integro) con ciò che hai scritto nel tuo manifesto programmatico?
È facile cadere nella contraddizione, nell’incoerenza, nella banalità e nella fretta di portare a casa qualche risultato ma è molto più redditizio ricordarsi cosa stiamo cercando, cosa vogliamo diventare.
Tornando al profilo, basterebbe scriverlo più per noi che per gli altri. Non devi impressionare o piacere a chi ci arriva ma deve innanzitutto piacere a te. Devi ritrovarti e sentirti a tuo agio (al diavolo uscire dalla zona di confort).
Se ci riesci sarà facile anche il resto. Sarà facile, e più divertente e redditizio, raccontare ogni giorno qualcosa di nuovo, creare vero coinvolgimento e opportunità.
Crea una mappa, non inventare un territorio
Un altro aspetto entusiasmante di LinkedIn è che ti offre continuamente spunti sui quali ragionare (se selezioni collegamenti e le persone che segui). Anche qui possiamo trovarci input per generare contatti e clienti ma anche una crescita personale e professionale.
Puoi trovare ad esempio idee alle quali non avevi pensato, un lavoro che non sapevi esistesse ed ora invece comprendi che è quello che hai sempre voluto, un modo di pensare che ti porta a generarne uno nuovo, ecc.
E soprattutto hai la possibilità di farti conoscere, riconoscere, CONOSCERTI.
“Metti da parte il libro, la tradizione, l’autorità, e prendi la strada per scoprire te stesso.” Jiddu Krishnamurti
Non so se può essere utile anche a te ma io consiglio sempre di creare una mappa partendo dal profilo (il tuo manifesto). Una mappa che guiderà ogni tua azione ma ti permette di esplorare territori nuovi. Una mappa nella quale hai scritto, a matita (dunque può anche cambiare), appena due o tre valori che ti guidano.
Mi auto cito per fare un esempio. Ecco l’inizio del mio profilo:
“Ci sono alcune parole che mi guidano ogni giorno: essenziale, scopo, significato. Altre mi fanno rabbrividire: come ad esempio life work balance (come se si potesse dividere vita e lavoro come la differenziata!), zona di confort ed un sacco di altri termini strani e vuoti. Mi piace cercare il significato qui ed ora e nella direzione della nostra strada. Alla coerenza preferisco l’integrità.”
Nota: quasi tutte le parole come vedi sono menzionate e caratterizzano anche l’articolo che stai leggendo.
Nella parte successiva del mio profilo c’è naturalmente anche cosa faccio e cosa posso fare per i clienti ma questa, di sopra, è la parte importante, la mia mappa.
Le parole in grassetto sono gli argomenti dei quali parlo ogni giorno, post brevi, articoli del blog, articoli su Pulse.
Qui mi piace molto una frase di Mark Schaefer, tra i massimi esperti di Personal Branding, il quale afferma giustamente che noi creiamo i contenuti ma sono anche i contenuti a creare noi.
Con la mia mappa valuto anche le richieste di collegamento, vado a vedere quanta affinità c’è.
O valuto quando è il caso di mettere o non mettere un like. Perché un like non è così ingenuo come si può pensare. È invece un mattoncino al tuo personal branding, al tuo percorso, nel bene e nel male.
Anche io trovo alcuni post esilaranti e vorrei alzare il telefono per congratularmi con l’autore MA dove mi porta?
Ed infine, non per importanza, la mia mappa permette di trovare gli argomenti per conversare e conoscere le persone.
Puoi entrare in contatto con gli altri solo quando hai chiaro dove stai andando ed il tuo interlocutore sa lui stesso dove stai andando e trova possa essere una buona direzione.
“Prima di pensare a cambiare il mondo, fare le rivoluzioni, meditare nuove costituzioni, stabilire un nuovo ordine, scendete prima di tutto nel vostro cuore, fatevi regnare l’ordine, l’armonia e la pace. Soltanto dopo, cercate delle anime che vi assomigliano e passate all’azione.” Platone
20 Aprile 2018