Al voto o al veto? Ancora non si è capito in questo grosso grasso matrimonio politico che ci ha visti invitati sbalorditi e attoniti per usare un eufemismo.
A quanto pare, come un reality show ma di mediocre sceneggiatura (voglio infatti i nomi degli autori), sembra che la diarchia Salvini-Di Maio costruirà un governo avendo però raso al suolo tutte le altre istituzioni (Parlamento e Quirinale) e lasciando macerie e ruderi attorno, inimicandosi mercati e investitori e gli altri partners internazionali. Il che intesta a lega e cinquestelle un podio, diciamo, poco ragguardevole. E come inizio non c’è male.
Parafrasando una strepitosa battuta sentita al bar stamattina, ciò che è stato pietra di scandalo e di polemica, ossia la famosa ruspa di Salvini – risparmiata grazie al cielo agli immigrati o ai campi rom – è stata invece utilizzata dallo stesso Salvini (e anche dal capo dei cinquestelle) per asfaltare mezza italia attraverso un modus operandi sinceramente terrificante, alla velocità di diversi live facebook al giorno sopra i tetti di roma, o nelle stanze degli hotels romani oppure lungo le città dove si voterà a breve. I gemelli non-diversi della politica vincente (il 4 marzo) si sono rivelati come quei pesticidi i quali laddove passano eliminano tutto ciò che incontrano, senza guardare in faccia a nessuno, minacciando impeachment inesistenti come se piovesse per poi ritirarli, oppure spostando ministri a piacimento come pedine, agitando contratti dentro i quali il piano B non c’è anche perchè quello che è il piano A sa di impraticabile e inattuabile.
Dopo tutto questo, tuttavia, devono governare per il bene loro e per dare un segno della loro capacità politica. Oppure non se ne esce da questo labirinto di contraddizioni. Ci vuole – per capirci – un banco di prova, l’evidenza di determinazioni politiche senza slogan, senza social dopanti (ma ci pensate che detox?) e una prova empirica della loro capacità di guidare il paese. Non è più un loro diritto ma in qualche modo è un loro dovere senza più alibi e giri di valzer.
Sì perché fin quando chi nasce opposizione non prende un frontale governando per davvero, ovvero negoziando con il principio di realtà e affrontando la complessità delle interdipendenze geopolitiche di questo tempo, non sarà mai in grado di normalizzare gli animi del proprio elettorato e sopratutto abbassare l’ego ipertrofico pervasivo dei suoi leaders. In qualche modo il travaglio del movimento cinque stelle e della Lega, con in forse persino Fratelli d’Italia, se mai dovesse nascere un governo guidato da loro sarebbe l’unico modo per annullare gli alibi tipici delle forze “di lotta” le quali giocano allo sfascio e alla continua lamentala benaltrista.
In molti si domandano se usciremo da quest un ’atmosfera avvelenata in cui, nella politica, la parola «mediazione» – ha scritto Pierluigi Battista sul Corriere – è diventata spregevole, «moderazione» un vizio morale da deridere e sinonimo di debolezza sbiadita, così come il termine «compromesso», orribile espediente (dice il mainstream) per raggirare il popolo e per nascondere un «inciucio». In altre parole, seppur di questi tempi è scandaloso non sarebbe male per la coppia di governo Salvini-Di Maio abbassare gli animi e trovare inediti tratti di politica seria, concreta e rassicurante , anche perché – scriveva Elias Canetti – se vuoi essere felice, non andare sempre fino in fondo. C’è tanto anche in mezzo!