Rinunciare alla nascita del governo per difendere la nomina di Paolo Savona sta avendo un impatto economico potenzialmente devastante su 60 milioni di italiani. Per difenderne uno se ne stanno colpendo 60 milioni.
Non si tratta di un derby tra poteri forti e poteri deboli, tra tirannia finanziaria e democrazia, ma tra mutui più costosi e mutui meno costosi; tra meno prestiti alle imprese (a interessi più cari) e più prestiti alle imprese; tra prospettive di crescita e prospettive di povertà.
Se nel 2011 la crisi dello spread fu causata dalla decisione discutibile di un investitore estero che scelse di vendere il 90% dei titoli italiani che aveva in portafoglio (Deutsche Bank), l’odierna crisi dello spread è stata determinata da una sfiducia più diffusa degli investitori esteri che oggi, per investire sul nostro paese, chiedono interessi più alti. Zero complotti: in economia ad un rischio più alto corrispondono interessi più alti. Lo sanno bene i nostri imprenditori (siamo la seconda potenza manifatturiera in Europa ed esportiamo la maggior parte dei beni prodotti in Ue!) che si stanno preparando ad affrontare i costi derivanti da una nuova crisi di sfiducia.
In questo scenario tornare al voto, navigare nel limbo dell’incertezza da qui a ottobre, rappresenterebbe un costo enorme che l’Italia e l’Europa (anche gli amici spagnoli e portoghesi pagano tassi più alti a causa nostra) non si possono permettere.
E allora non rimangono che due soluzioni: la prima è un passo indietro di Mattarella o di Di Maio-Salvini su Savona e di un ritorno dei gialloverdi al Colle che porti ad un governo politico. La seconda opzione, che non esclude la prima ma eventualmente la integra, è che le diverse forze parlamentari che hanno imputato al Presidente della Repubblica una responsabilità politica ‘e/o’ giuridica, si facciano promotrici di una riforma costituzionale che porti al presidenzialismo.
Se davvero l’interesse è difendere i risparmiatori e non aggredire nuovo consenso elettorale, si faccia di tutto per impedire che il grande dito della finanza colpisca i nostri concittadini laddove fa più male.