Quando si dice fare tombola, avendo una probabilità su un milione e sbaragliando gli avversari.
Si deve infatti a tal Gunther Oettinger commissario europeo al bilancio la frase «I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta» dapprima attribuita, poi orgogliosamente postata sui social, poi ancora smentita e poi ancora ripresa nel vespaio di polemiche successive. Una frase che nel pallottoliere delle verità ineffabili la si può considerare come il numero che prende la posta, un bingo di pura e distillata sciocchezza.
Se fosse una massima di un libro di Arthur Schopenhauer dal titolo “l’arte di non stare zitti” – ma intendiamoci la mia è una provocazione- l’avremmo letta in prima pagina dopo la copertina. Al contrario la dichiarazione è stata un capolavoro che rasenta il demenziale stereotipato, una sequenza di elementi che messi in fila o persino mescolati a caso (sciocchezza+tecnocrate+tedesco+europa+clichés) hanno prodotto tumulti di sdegno multi-partisan provenienti da casa nostra fino ai vertici europei (Donald Tusk) quasi certamente lettori assidui di Cicerone e non del paseudo-Schopenhauer di cui sopra.
https://twitter.com/eucopresident/status/1001456134761472000?ref_src=twsrc%5Etfw
Ora, è il caso – con tutte le riserve possibili sul caos cosmico istituzionale nel quale ci troviamo – rispedire al mittente le provocazioni che arrivano dai corridoi dei palazzi europei impegnati in questo penoso sport (con scarsi risultati visto il livello politico) ad entrare a piedi uniti nel dibattito nostrano. Se dovessimo davvero aprire il mega-galattico dossier delle contraddizioni dell’Europa ci vorrebbero molti gigabytes di memoria ma in questi giorni siamo vulnerabili, in piena tempesta politica e finanziaria. Da soli questi motivi inducono a chiedere rispetto dai burocrati europei.
In questo senso consigliamo al buon Gunther Oettinger di darsi a sapienziali letture sempre negli intervalli tra un briefing sulle misure della zucchina e una conference call sulle sfumature di glicine delle etichette dei deodoranti, attività che stendono chiunque di noi: fra queste un gioiello di un filologo svizzero, Giovanni Pozzi, le cui parole mi sembrano perfette per la tristezza politica di certa euro-burocrazia tedesca. In esse leggiamo che
“per ascoltare occorre tacere. Non soltanto attenersi a un silenzio fisico che non interrompa il discorso altrui (o se lo interrompe, lo faccia per rimettersi a un successivo ascolto), ma a un silenzio interiore, ossia un atteggiamento tutto rivolto ad accogliere la parola altrui. Bisogna far tacere il lavorio del proprio pensiero, sedare l’irrequietezza del cuore, il tumulto dei fastidi, ogni sorta di distrazioni. Nulla come l’ascolto, il vero ascolto, ci può far capire la correlazione fra il silenzio e la parola”.
fermiamo la tombola!