Quelli che lo “stallone” ma senza equivocare: mi riferisco al grande stallo che sta zavorrando la nascita del governo e l’avvio della legislatura. E di questa impasse – per ragioni che possono piacere o no – sono protagonisti i vincitori delle elezioni Salvini & Di Maio, i gemelli non-diversi dell’esecutivo giallo-verde, quelli del governo tanto desiderato quanto sofferto, il governo che esiste nell’enfasi di chi lo propone ma che semplicemente non c’è (come l’isola cantata da Edoardo Bennato anni fa).
In queste ore ascoltando un geniale e paziente Sabino Cassese (dalla cui saggezza i neo leaders dovrebbero attingere a piene mani) mi sono convinto sul punto critico ricco di spunti di riflessione. Siamo – infatti – in una fase alla quale indubbiamente non eravamo preparati se no per ipotesi di scuola man mano che in campagna elettorale si erano testati gli orientamenti di voto. Da oltre settanta giorni le curve dei sondaggi sono diventate seggi in parlamento, gruppi parlamentari, forze che detengono in mano potenzialmente le sorti del paese. E queste forze sono, nel concreto, due partiti che hanno sempre fatto “lotta” e oggi si trovano totalmente impacciate a divenire “di governo” costringendo (non so se positivamente o no) commentatori e opinione pubblica a farsi più di una domanda. La diarchia Lega-stellata è sicuramente – al suo grado mille – il vertice della disintermediazione politica (movimentismo spinto, democrazia diretta, social a gogo, apparizioni televisive) con il portato delle sue contraddizioni tutte condensate in un unico interrogativo: ovvero come spiegare di essere – dopo anni di piazza (vera e social) a parlare alla pancia del paese – essi stessi uomini che guidano il palazzo?
Ciò detto vedo due scenari interessanti ma entrambi chiedono un sacrificio: se – governando – queste forze verranno inevitabilmente travolte dal principio di realtà allora la complessità del nostro paese li indurrà a moderare il loro approccio alle cose e li cambierà in meglio senza togliere i loro ideali di equità sociale e di cambiamento. E di rovescio saranno finalmente e umilmente costretti a spiegare quanto sia difficile passare dagli slogan ai fatti. Viceversa se continueranno schivare e ogni forma di multilateralismo e di negoziazione, saranno causa di problemi sistemici non indifferenti. Inutile e demenziale prendersela con i poteri forti (il financial times, confindustria oppure i sindacati, gli altri partiti…) anche perché mentre si gioca a chi è irrituale degli altri, il mondo con i suoi riti complessi vive e lotta insieme a noi.
E non si fanno attendere le pressioni da più parti da confindustria fino alle voci di Bruxelles come sta accadendo per le dichiarazioni a random dei commissari UE Dombrovskis, Avramopoulos e Katainen, passando per il financial times che definisce il ptenziale governo penta-leghista come i nuovi barbari. Sono provocazioni ingenerose va detto ma dicono che l’italia ha poco tempo.
Pertanto agli amici del grande stallo possiamo dire: uscite dalla sala prove e salite sul palco visto che… siete in onda da molti giorni.