Strani giorniL’italiano che viene prima di tutti gli altri (e altre cose di cui vergognarsi)

Quello che sta diventando il mio Paese non mi piace. Provo vergogna per il dilagare dell'ignoranza, elevata a valore pubblico. Sono molto preoccupato di fronte al diffuso odio sociale, divenuto mon...

Quello che sta diventando il mio Paese non mi piace. Provo vergogna per il dilagare dell’ignoranza, elevata a valore pubblico. Sono molto preoccupato di fronte al diffuso odio sociale, divenuto moneta di scambio di certa politica. Moneta funzionale alla fortuna elettorale di questo o quel personaggio. Sento da diverso tempo slogan quali “prima gli italiani”, ma stento a capire cosa significhino realmente. Si presuppone, infatti, che l’appartenenza a una nazione – la nostra, nello specifico – sia un elemento che ci eleva al di sopra del resto del mondo, ma poi basta osservare la pratica quotidiana dei miei connazionali per capire che quel senso di appartenenza è solo esteriore e non si ricollega a nulla che non sia, appunto, ignoranza e odio contro certe categorie. Stranieri in primis.

Non credo nei nazionalismi, dietro i quali si celano l’egoismo e i peggiori umori sociali, spacciati per di più per patriottismo. Preferisco il cosmopolitismo, riconoscermi nella diversità altrui, confliggere con essa se necessario e trovare una sintesi. Ma a voler ripercorrere un discorso identitario e “nazionale”, come già accennato, non trovo nulla nel populismo imperante che possa agganciarsi ad esso.

Siamo la patria della cultura, di umanesimo e rinascimento. Abbiamo dato al mondo l’arte, la letteratura e la musica. L’italiano che, nella mente di qualcuno, viene prima di tutti gli altri legge meno di un libro all’anno. Metà della nostra gente non è in grado di capire un testo di complessità medio-bassa. Ho visto italianissimi turisti che non hanno problemi a spegnere le cicche delle sigarette sulle gradinate di chiese millenarie. Non abbiamo cura del nostro patrimonio artistico e culturale. Basta vivere a Roma per rendersene conto. Il criterio della supremazia culturale non è dunque una buona carta, nella costruzione di un’ideologia “nazionale”: perché il presente tradisce il nostro passato.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri non tollera il commercio praticato dai migranti, perché rovina la nostra economia. Ha meno problemi, invece, a non farsi fatturare la seduta dal dentista, magari dietro uno sconto generoso sulla parcella medica. Eppure questa è evasione fiscale e vale anche quando non ci facciamo fare lo scontrino al bar, per il caffè. Quel tipo di italiano ha a cuore i destini ultimi della nostra economia solo se ad evadere sono i venditori di collanine in spiaggia. E una collana costa un euro. Una seduta dal dentista, dai cento in su.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri ha un senso di appartenenza nazionale che si fa vivo ogni quattro anni, in occasione dei mondiali di calcio. Poi magari gli spieghi che ci sono mille altri motivi per apprezzare la nostra “italianità” nel mondo. Come quella Gioconda di Leonardo che tutti e tutte vogliono vedere almeno una volta nella vita. Ma quando ho fatto questo discorso, più di una volta ho visto sguardi perplessi, come se stessi parlando una lingua sconosciuta.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri nutre un profondo senso religioso, sempre in prima linea quando si tratta di negare diritti ai gay o impedire di costruire una moschea. Salvo poi offendere chi, forte del suo credo, ti ricorda che fu proprio Gesù a dire “Io ero straniero e non mi avete accolto”. L’italiano in questione è talmente cattolico che non ha problemi a lasciar morire in mare seicento e rotti migranti.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri ha dimenticato la sua storia di mercante, navigatore e pellegrino. Sconosce la vicenda di milioni di uomini e donne, italiani di nascita, andati oltre confine per avere una vita migliore. E quando usa certi epiteti e certo linguaggio contro chi emigra, insulta i nostri e le nostre connazionali migranti, prima di chiunque altro. Perché utilizza le stesse parole che venivano agitate contro di loro, quando gli “straccioni”, i clandestini, eravamo noi.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri è così italiano che non conosce nemmeno le regole della sua lingua. E non è disposto a usare il femminile dei nomi, come “sindaca”, “ministra”, “avvocata” non riconoscendo, di conseguenza, l’importanza delle donne – italiane anche loro – e il loro ruolo nella società di oggi. Ama così tanto il suo Paese da non essere in grado di riconoscere il valore dell’esistenza a metà della sua popolazione.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri dimentica che nel nostro paese è nata la scienza moderna, con Galileo. Che l’Italia è stato il paese dove sono state fatte importanti scoperte. Dove la medicina è stata premiata con riconoscimenti livello mondiale: un nome per tutti, Rita Levi Montalcini. In compenso ha appreso bene su qualche profilo Facebook a diffidare dei vaccini.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri usa le qualifiche professionali come insulti. Se hai studiato sei solo un intralcio rispetto a chi l’università l’ha fatta per strada e chi, come maestra, ha avuto la vita. Per questo crediamo a favole tristi quali l’esistenza del “gender” nelle scuole. Per questo abbiamo genitori e studenti che picchiano gli insegnanti.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri ha dimenticato valori quali la solidarietà, la riconoscenza, il rispetto. Soprattutto nei confronti di quelle centinaia di migliaia di migranti che vivono nel nostro Paese, pagano le nostre pensioni, aiutano i nostri anziani e permettono alla nostra agricoltura di arrivare nelle nostre tavole. A volte anche pagando prezzi altissimi di sfruttamento economico. Tradendo quel senso di ospitalità che fa parte della nostra cultura, in quanto popolo mediterraneo.

L’italiano che viene prima di tutti gli altri non nasce negli ultimi mesi, ovviamente. È il frutto di decenni di politiche che hanno eroso il tessuto sociale, che hanno creato insicurezza e paura per il futuro. Ma esercitare l’odio contro gli altri non cambia quel passato e non risolve i nostri problemi. Li lascia lì, pronti a peggiorare, e ci trasforma agli occhi delle altre società civili – agli occhi del mondo – in un popolo razzista, da cui prendere le distanze. Certo, è arrabbiato per tutto questo e lo hanno convinto che è colpa dei migranti. A lui non importa sapere se è vero o no. Gli basta avere la certezza che può prendersela con qualcuno. L’italiano che viene prima di tutti gli altri viene prima anche della verità.

Credere che vengano “prima gli italiani”, insomma, fa diventare una società più povera e sola. Ci fa salire in cima a una graduatoria di paesi di cui vergognarsi. Come ci si vergogna della Russia che uccide giornalisti liberi e gay, della Turchia che calpesta i diritti delle opposizioni e dei curdi, dell’Ungheria di Orban che costruisce muri in un’Europa che era nata per abbattere le frontiere. In un Paese che è disposto a lasciar morire in mare uomini, donne e bambini. E seguendo questa china, c’è sì il rischio che in quella lista di fatti disumani, arrivino prima gli italiani.

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