Lost in BusinessDimentica il piano B (a partire da LinkedIn)

Avere un piano B sembra essere ovvio e saggio in un periodo così nuovo e incerto... Ma forse i tempi sono maturi per puntare all in su qualcosa di più grande. E LinkedIn può darci una mano. Un mio...

Avere un piano B sembra essere ovvio e saggio in un periodo così nuovo e incerto… Ma forse i tempi sono maturi per puntare all in su qualcosa di più grande. E LinkedIn può darci una mano.

Un mio amico assicuratore andava in giro dicendo che oggi se non hai un piano D non sei nessuno. Ogni volta riceveva grandi applausi e plateali cenni di consenso. Io invece ne approfittavo per uscire a fare una telefonata o fumare una sigaretta, la mia idea è sempre stata diversa e opposta.

Probabilmente non c’è stato un periodo della storia in cui avere troppi piani, o anche solo uno di riserva, sia stato più deleterio.

Nel 2016 ci sono stati anche alcuni studi a riguardo: coloro che hanno un piano B, non investono mai veramente in quello A.

In altre parole, sapere di poter fallire è in qualche modo legato al fallimento. Come quei tizi che camminano da un grattacielo all’altro su di un cavo d’acciaio, come quei circensi che raccontano di cadere spesso ogni volta che si esercitano con le protezioni.

O come la tanto amate startup, dove il fallimento è fondamentalmente incorporato.

Cosa vuoi fare, cosa puoi fare, cosa farai

Per alcuni, troppi, LinkedIn è il territorio della ricerca di lavoro. Per altrettanti un mercatone formato gigante a beneficio dei venditori (e con pochi acquirenti). Per me invece LinkedIn è il regno delle possibilità e delle scelte.

Ti obbliga ed offre alcune interessanti possibilità.

(Nota: obbliga sta per dovrebbe obbligarti o sarebbe saggio…)

Ti obbliga a ragionare sul mercato: chi già c’è dentro, a che livello, cosa offre, chi compra, chi veicola, chi e cosa rende credibile una determinata offerta.

Ti obbliga a ragionare su te stesso: cosa puoi fare dunque tu alla luce del mercato e delle tue competenze.

Ti permette di scegliere: alla luce dei punti 1 e 2 mischiati con il “Cosa vuoi davvero” puoi arrivare al “Cosa farai dunque”.

Se i punti 1, 2, e 3, sono rispettati allora è ragionevole andare all in con la tua idea e con il tuo progetto di futuro. In caso contrario, e succede, allora va benissimo la mentalità startuppara di vediamo e in caso faccio altro…

Il coach architetto

Tempo fa mi chiamò una persona per lavorare sul suo posizionamento personale. Era un architetto ma in realtà, come mi raccontò, si ritrovava architetto senza un motivo preciso e per volontà familiari e altre dinamiche che non sto qui a raccontare.

All’epoca del nostro incontro era animato dalla grande domanda: che fare?

Come architetto non riusciva né a mantenersi economicamente né a sentirsi gratificato. Come coach si trattava di iniziare avendo solo da poco acquisito quella certificazione che non si sa bene a cosa serva e come sfruttare.

Facciamo finta che questa storia me la sia inventata ma è ancora buona come racconto di cosa succede spesso in giro. Troppe idee e confuse non è mai una buona cosa.

Siamo nel mondo in cui un architetto per coach o un coach per architetti potrebbe funzionare alla grande ma un qualcuno che fa l’uno e l’altro funziona raramente.

O anche, sempre alla luce delle attuali dinamiche, fare il coach sino a quando la professione di architetto non decolla, o viceversa, o fare il coach (provare) e in caso tornare alla professione di architetto, sono più vicine al fallimento che alla riuscita.

È il mercato, è il momento, e, citando le ricerche di prima, è anche qualcosa di fisiologico: sapere che puoi cadere diminuisce l’attenzione e l’impegno, aumenta il rischio di caduta.

Soprattutto non c’è mai stato un periodo nel quale è vero che siamo ciò che ci raccontiamo – ben prima di ciò che diciamo in giro.

Avere un piano B potrebbe essere il tacito patto di non rischiare più di tanto, di non esporsi, di non darsi il credito che meritiamo.

Non ci si può rifiutare di mangiare solo perché c’è il rischio di restare soffocato. (Proverbio cinese)

Una soluzione vecchia offerta da LinkedIn

Ho tanti amici che credono nella necessità di avere un piano B e soprattutto non vorrei che mia madre soffrisse per il futuro dei suoi nipoti… non avere un piano B non significa essere sprovveduti e pronti a gettarsi da un areo senza paracadute.

LinkedIn è il territorio dove si può creare qualcosa di più potente: le relazioni.

Mi torna in mente un’altra storia, la filosofia spicciola e potente di un venditore di salumi, confezioni regalo, arredamento e tante altre cose.

Mi diceva sempre: tratta bene i tuoi clienti e concentrati poco sul tuo prodotto. Domani venderai qualcosa di diverso ma probabilmente alle stesse persone.

Parafrasando il suo consiglio è lo spirito che ci vuole su LinkedIn: poca attenzione sul tuo prodotto, andare all in sulle relazioni.

Qualsiasi piano B tu possa avere riguarderà sempre le persone che ti hanno conosciuto, che ti hanno apprezzato, per le quali hai fatto qualcosa.

Ma sino ad allora… punta forte sul tuo grande obiettivo.

Cosa sai fare. Ma soprattutto Cosa vuoi Fare?

All in!

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