From Paris with blogÈ vero che chi legge di più vota “meglio”?

Il successo del Movimento 5 Stelle e della Lega alle ultime elezioni politiche ha rilanciato il dibattito sulla triste piaga dell’analfabetismo funzionale in Italia. Da qualche mese circola un po’ ...

Il successo del Movimento 5 Stelle e della Lega alle ultime elezioni politiche ha rilanciato il dibattito sulla triste piaga dell’analfabetismo funzionale in Italia. Da qualche mese circola un po’ dappertutto e con discreta costanza la famosa tabella pubblicata a suo tempo da L’Espresso, grazie alla quale, improvvisamente, tutto diventa chiaro: gli italiani sono una massa di capre e quindi è logico che non abbiano votato PD.

A partire da questo assunto piuttosto discutibile, in molti non hanno perso una sola occasione per dimostrare quanto gli italiani siano stupidi e ignoranti. Non loro, ovviamente, che si spremono le meningi tutti i giorni per denunciare la gravità della situazione sui social, ma tutti gli altri italiani. Nessuno che sia reso conto che se più di un italiano su due ha votato Di Maio o Salvini, con molta probabilità tutti dovremmo avere almeno un cretino in famiglia.

L’ultima occasione per rincarare la dose è stata la dichiarazione del sottosegretario leghista alla Cultura, che avrebbe ammesso, non senza un eccesso di ingenuità, di non aver letto nemmeno un libro negli ultimi tre anni. Non nascondiamoci dietro un dito: è vero, le statistiche sulla lettura in Italia sono tristi e implacabili. Secondo gli ultimi dati ISTAT che ho trovato in Rete, il 60% degli italiani non leggerebbe neanche un libro all’anno. “Ovvio che questa gente abbia votato Di Maio o Salvini”, ne deduce la fetta “illuminata” del popolo del web.

Nonostante ci sia stato ampiamente dimostrato, a pochi giorni dal voto, che l’elettore-tipo dei 5 Stelle è giovane e diplomato, il presunto assolutismo dell’equazione “se sei ignorante voti populista” ha continuato a tenere banco sia sui social che sui giornali. Ma siamo davvero sicuri, al di là del ragionevole buonsenso, che esista una correlazione così forte tra i dati relativi alla lettura e il voto?

Vediamo cosa è successo in Francia, ad esempio. Secondo gli ultimi dati diffusi dal Centre National du Livre, i francesi leggerebbero in media ben 20 libri all’anno. Si tratta di numeri che, se confrontati ai nostri, collocherebbero i francesi proprio su un altro pianeta. Stando ai ragionamenti degli intellettuali della Rete – gente del calibro di Chef Rubio e Linus, per intenderci – i francesi, così colti, così intelligenti, così progressisti, avrebbero dovuto votare in massa il partito francese che corrisponde al PD, cioè il Partito socialista, che invece – guardacaso – è uscito massacrato dalle elezioni, chiudendo ai minimi storici, sotto il 7%. In confronto, quello di Renzi alle ultime politiche è stato un trionfo. Dove sono andati a finire questi elettori coltissimi che passano tutta la loro giornata a leggere Sartre e Victor Hugo? In parte alla sinistra più radicale di Mélenchon, populista anch’essa per certi versi – che in Italia, come sappiamo, non esiste proprio -, in parte a Macron – che ha però raccolto anche i voti della destra delusa dall’affaire Fillon. In tutto ciò, Marine Le Pen e Dupont-Aignan, nonostante l’apertura mentale del loro popolo, hanno preso circa il 25% dei suffragi al primo turno. Ciò significa che circa un francese su quattro ha votato populista (quasi uno su due se si considera anche il 20% di Mélenchon). Al secondo turno, malgrado il rischio concreto di avere un Presidente della Repubblica apertamente xenofobo, la Le Pen ha comunque ottenuto più del 33% dei voti. Il doppio rispetto ai voti incassati da Salvini.

Quindi due sono le cose: o non è detto che le persone istruite votino “meglio”, oppure è molto probabile che la lettura non abbia niente a che vedere con l’intelligenza.

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