Lost in BusinessLinkedIn: sul social in cui puoi essere qualsiasi cosa, sii te stesso

Come dice Mark Ritson: “Se lavori per occupare una nicchia, un’idea (una categoria!) sei solo un bugiardo che prima o poi dovrà fare i conti con se stesso.” Ieri mi ha scritto una ragazza dalle id...

Come dice Mark Ritson: “Se lavori per occupare una nicchia, un’idea (una categoria!) sei solo un bugiardo che prima o poi dovrà fare i conti con se stesso.”

Ieri mi ha scritto una ragazza dalle idee molto chiare. Quasi molto chiare.

Mi ha brevemente spiegato quali (crede) siano i propri punti di forza. Quali le proprie passioni. Quali gli obiettivi che sarebbe felice di raggiungere. E infine mi ha prospettato due strade. Qui era richiesto il mio consiglio.

Le strade riguardavano la comunicazione, il posizionamento. Insomma come presentarsi e farsi conoscere/riconoscere su LinkedIn.

Le strade non erano per niente cattive. Anzi, erano strade sensate e che in linea di massima avrebbero potuto portare risultati in entrambi i casi. Ma erano diverse, direi persino opposte.

Ed ecco il grande problema: quale scegliere?

A volte non ci sono solo due strade.

A volte le strade e le possibilità sembrano infinite e, probabilmente, la cifra di questo mondo digitale è esattamente questa: infinite possibilità.

Certo in teoria. Ma la teoria è il campo anche delle scelte e della pianificazione. Dunque il problema rimane. Come si fa a scegliere quando sembrano esserci tante alternative?

Uno dei problemi di termini come “Personal brand” è che trasferisce lo studio e la pianificazione di un prodotto alla tua vita. Senza pensarci troppo, il rischio di pianificare a tavolino cosa sei e cosa vuoi, è molto forte.

E all’atto pratico, il rischio è lasciarsi guidare quasi sempre dalla linearità della convenienza, della (presunta) razionalità.

– Se così posso fare di più (o prima) è giusto seguire questa direzione.

– Se altri hanno ottenuto risultati in questo modo, è sensato fare altrettanto.

L’avversione al rischio, la massimizzazione del vantaggio. Avanti così.

Purtroppo però, presto o tardi, tocca fare i conti. Quelli veri.

Stanchezza e tristezza. Sostenibilità.

Quanto è sostenibile quello che stai facendo?

Non economicamente ma fisiologicamente.

Per quanto riuscirai ad alzarti la mattina come un automa?

Per quanto riuscirai a restare sul mercato senza entusiasmo?

Ci sono risvolti anche pratici. Viviamo in un mondo così competitivo che o fai qualcosa in modo straordinario o sei fuori.

Il fattore sottovalutato

C’è un aneddoto raccontato da Mark Schaefer, oggi uno dei massimi esponenti nel campo del marketing, che mi fa sempre sorridere. Ed è stravero.

Un giorno venne invitato a una conferenza di settore come oratore. L’oratore principale era una vera e propria leggenda vivente e Mark non riusciva a credere di avere il suo nome sullo stesso manifesto.

Mark si preparò per mesi e cercò in questo tempo di studiare ogni strategia e sottigliezza per incantare il pubblico. Spese anche parecchi soldi per presentare la sua idea in modo graficamente accattivante. Tutto pianificato alla perfezione.

Finito l’intervento ricevette un applauso convinto.

Quando venne il momento dell’oratore principale però successe qualcosa che lo fece pensare. L’oratore non c’era. Non c’era alcun sipario pronto ad aprirsi.

Ad un tratto venne calato un telone e dopo pochi minuti apparve in collegamento la leggenda vivente. Connessione appena decente, immagini poco nitide. E l’oratore, la leggenda, era in ciabatte e pantaloncini corti con l’aria di chi si era appena svegliato. Disse qualche cosa confusa. Di sicuro niente di preparato.

Il risultato? Una standing ovation degna da stadio. Perché?

La risposta è la stessa che fingiamo di non vedere: conta chi sei, chi sei per le persone che ti seguono davvero e molto meno cosa dici, cosa fai, cosa vuoi fare credere (a te stesso e agli altri).

La lezione è che ci vuole certamente tempo e fatica. Che bisogna inghiottire bocconi amari ed una infinità di zero nelle views. Ma che non c’è maggiore ricompensa che l’essere apprezzati per ciò che si è davvero.

E, di solito, tutti hanno qualcosa degno di nota.

Basta trovarlo (dentro di noi), crederci, accettare che non possiamo piacere a tutti. Abbandonare le formule preconfezionate e il “si fa così” o “tizio ce l’ha fatta perché ha fatto così”.

Di contro, Come dice Mark Ritson: “Il punto è che per vendere qualsiasi cosa hai bisogno di creare un pubblico e prim’ancora di essere riconoscibile. Ma se lavori per occupare una nicchia, un’idea (una categoria!) sei solo un bugiardo che prima o poi dovrà fare i conti con se stesso.”

Fortunatamente, il mondo è vario

Se è vero che il mondo è bello perché vario mi viene da pensare che nella varietà ci sia almeno una persona o più che ami ciò che sei, davvero.

L’altro giorno ad esempio, su LinkedIn, mi sono imbattuto in un tizio che diceva che il venditore deve sempre andare dal cliente con la barba perfettamente rasata.

Un grande consiglio… se il tuo cliente non è un amante delle barbe!

La morale è che puoi adattarti agli altri o lasciare che gli altri, simili, vengano a te. Il risultato potrebbe essere quasi lo stesso, in termini numerici, ma il risultato in termini di divertimento e sostenibilità cambia esponenzialmente.

La ragazza aspetta una risposta

Torniamo alla ragazza con le idee quasi chiare. Aspettava ancora una risposta.

Non era una consulenza. Era una semplice chiacchierata via chat su LinkedIn (anzi, se ti va scrivimi qualcosa anche tu).

La mia risposta è stata probabilmente banale. Ma tanto di teorie elaborate e che non funzionano se ne trova a bizzeffe.

Mi è venuta in mente una citazione di Etta Turner e gli ho girato quella.

“In un mondo in cui puoi essere qualsiasi cosa, sii te stesso.”

Oppure, se hai dimestichezza, diretta o indiretta, con le aste del fantacalcio e visto che è periodo… ricorda cosa diceva Oscar Wilde ” Si te stesso, tutti gli altri sono presi”

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