Il banco di frutta e verdura apre tutti i giorni. Arrivano, lui e lei, tutte le mattine prestissimo e sistemano la mercanzia prima che gli ansiolitici, gli insonni e i mattinieri arrivino. Frutta e verdura locale, tutto a chilometri piu’ o meno zero dal furgoncino. Che e’ mobile, quindi potrebbe raccattar roba da Tunisi e portarla di notte, per quanto ne sappiamo noi. Ma va bene cosi’. Il banco improvvisato di vegetali fa parte del rituale estivo, il cocomero da trenta chili che rimane a gemere tagliato e tassellato senza pieta’, torturato nelle notti afose dato che ci si dimentica di mettere l’acqua al fresco. Le zucchine che si annidano negli angoli del frigo e una coppia di melanzane, che eri sicuro di averne comprate solo una e ti interroghi se non si stiano moltiplicando nel frigo non ventilato, data la presenza di innumerevoli cartocci di formaggi e salumi, distribuiti come soldatini Atlantic.
La cosa che svetta e’ la gran varieta’di pomodori. Forme, colori, dimensioni diverse. Per una generazione nata con la scelta unica fra insalataro, fiorentino e San Marzano, un momento di riflessione si impone ogni volta. E la pensa uguale anche il signore di una settantina di anni che si avvicina titubante, con due sacchetti di plastica ed una lista su foglio blocnotes a quadretti.
‘Mi dia un chilo di pomodori’, dice, nel silenzio mio e delle sciure e badanti in coda.
‘Quale tipo?’ risponde il verdurario maremmano.
‘O che ne so? Un tipo normale’
‘Per farci cosa?’
‘Un’insalata, il sugo, per una panzanella, non ne ho idea. Qui ho scritto ‘un chilo di pomodori’’
Una signora interrompe: allora prenda quelli di pachino’
‘Cosa, i pomodori dei socialisti, quelli degli anni Ottanta? Sie, mica son pomodori quelli. Sono ciliegie aspre, bone per decorare. Mica esistevano quelli, fino a quando Cracsei divenne premier. Li hanno inventati loro per far figura’
‘Vabbe’’, dice la signora,’ora si da colpa ai socialisti di tutto…’
‘No guardi, risponde il signore, io li votavo anche, ma i pomodori, ovvia giu’’
Il commerciante esordisce: ‘allora provi questi qui’ e mostra alcuni pomodori verdi e neri. ‘Sono pieni di antiradicali liberi’
‘Poveretti, e’ pure morto Pannella. Ma poi, i radicali, se un ci fossero loro saremmo ancora lo Stato della Chiesa’
‘Ma no, mica i radicali politici ma gli agenti che fanno male alla salute, dice un’altra signora spazientita. Via, si decida che abbiamo anche noi da fare. Poi, questi pomodori neri e verdi sono i primi che arrivarono dall’America, non sono mai stati alterati geneticamente’
‘Ecco, come il kamut, vero? Una di quelle bazzecole che ci si racconta, e tutti a comprare grani saraceni, formaggi con latte di capra atavica, o di asina. Come se potessimo ritrovare l’innocenza mangiando. Che poi, diciamocelo, che innocenza vogliamo trovare? Scava scava siamo tutti discendendi di Caino, figlio di due furbini. Ecco, mi dia intanto un chilo di mele, quelle! Non mi dica come si chiamano che mi gira la testa!’
Mentre il commerciante imbusta le mele e le persone in coda mormorano sul dibattito dei tipi di pomodoro, alcuni dando ragione al signore, altri smadonnando che hanno lasciato figli, nipoti, mariti in balia agli elementi estremi di case estive con wifi di modesta capacita’, il signore si avvicina alle cassine di pomodori. ‘E quelli? Ma quanti tipi sono?’
‘Quelli li’ sono pomodori cuore di bue, originali. Poi, dietro, i cuori di bue finti, che tutti comprano ma si chiamano in un’altra maniera. Buoni per insalata. O gli insalatari nostrani, i datterini, i datterini gialli, i San Marzano di qui e quelli campani. Poi abbiamo anche pomodori verdi da friggere’
‘E quelli tutti bitorzoluti e parecchio maturi?’
‘I fiorentini, ottimi per farci il ragu’
‘Non mi faccia parlare ancora di politica. Ma si, mi dia mezzo chilo di insalatari, mezzo di fiorentini e una manciata di quelli antiradicali, terrapiattisti. Si fa una coalizione di pomodori, cosi’ siamo tutti contenti, lei, io, le signore in coda e tutta la mia famiglia. Il gioco e’, caro signore, lasciar sempre l’illusione che alle cose ci si sia pensato, in politica e nella vita. Che tutto sia frutto di un ragionamento di lungo periodo. Mentre alla fine, ecco, si impone la realta’, ti rovina o ti modifica tutto il progresso. Da due tipi di pomodoro, oggi, ne abbiamo venti. E, magari, fra dieci anni, ce ne saranno sessanta o nessun tipo. Mangeremo melanzane e ci diranno che sono pomodori neri coriacei’
Il commerciante sorride, mentre gli altri astanti annuiscono in silenzio. Che, almeno, siamo all’epilogo del monologo sui pomodori. Il signore paga, prende le buste e comincia ad allontanarsi. Si avvicina una signora elegante, scesa da una macchina vicina. ‘Bravo, Piero. Domani ti mando a comprare anche il pane’
Mi segno mentalmente di andare dal fornaio piu’ o meno alla stessa ora in cui il signore filosofo potrebbe apparire.
‘E lei che vuole?’ mi dice il venditore. ‘Parliamo di susine, ora?’ gli dico.
E ridiamo, con una specie di rispetto silenzioso e doveroso per un’eta’ che potrebbe essere stata d’oro, un’eta’ senza pensieri, limiti, dove sillabare un futuro di speranze e grazie ricevute ed elargite, come la varieta’ di pomodori. Mentre i volti raccontano un periodo di mercurio. Pesante, velenoso e ingannevole. Come se ci fosse un pesticida che corrode tutto. Pur lasciandolo sembrare fresco ed utile.
SOUNDTRACK: Skiantos ‘Largo all’avanguardia’ https://www.youtube.com/watch?v=rJINPpCfxcc