NATSUO KIRINO – IN (Neri Pozza, 2018), Traduzione di Gianluca Coci. Natsuo Kirino non ha bisogno di presentazioni. Per chi non la conoscesse basti dire che è considerata una delle più grandi scrittrici giapponesi contemporanee. Quando ho iniziato a leggere questo romanzo in molti mi hanno detto che “Le Quattro casalinghe di Tokyo” – che per la cronaca in giapponese ha come titolo OUT – era senza dubbio la sua opera migliore. Visto il successo di questo romanzo da cui è stato tratto anche un film, è probabile. Nonostante questo io ho amato molto IN perché qui emerge una Kirino tutto sommato delicata, sebbene sempre molto decisa sia nella caratterizzazione dei personaggi che nella scelta delle storie che racconta. IN indaga in modo intimo e psicologico la “soppressione” del rapporto d’amore che, come spiega sin dalle prime pagine, non significa la sua fine. L’ intreccio lega due storie, quella personale della protagonista, una scrittrice che decide di lasciare il suo amante, e quella della della ricerca da parte della stessa di X, la protagonista di un famoso romanzo che uno scrittore dedica alla sua amante, che poi lascerà. Mentre la storia della protagonista rotola verso la fine, la ricerca della misteriosa X le permetterà di incontrare le donne più importanti della vita dello scrittore e di affrontare il tema dell’abbandono dell’amore, della soppressione appunto, secondo vari punti di vista femminili e di delineare i profili psicologici e di vita di donne molto diverse tra loro. Il punto centrale di tutta l’opera rimane comunque il rapporto d’amore e la sua fine. Il tutto è narrato anche alla luce delle riflessioni sulla scrittura che, per chi come me la pratica, non fa che accrescere d’intensità la lettura. IN è un romanzo bellissimo, da leggere nella altrettanto bellissima traduzione di Gianluca Coci. Imperdibile per chiunque ami la letteratura. Del Giappone e non.
MATSUMOTO SEICHŌ– Tokyo Express (Adelphi, 2018). Traduzione di Gala Maria Follaco. Matsumoto Seichō è uno dei massimi scrittori noir della letteratura del Sol Levante. Nell’eventualità in cui ci fosse bisogno di un paragone, basti dire che è stato definito il Simenon giapponese. Ho amato molto questo giallo, ritenuto uno dei capolavori di Seichō, perché, come lui spesso ama fare, l’intrigo dell’omicidio è tutto un rebus, in questo caso di orari e spostamenti. Il giallo è ambientato nel corrotto mondo della politica giapponese che Seichō descrive alla perfezione, anche se poi ad emergere sono le figure di serie b della società, quelle che a me piacciono tantissimo: il commissario antieroe, il mondo delle hostess – le ragazze che intrattengono i ricchi e facoltosi signori nei locali – gli impiegati dei ministeri, anche essi però di serie b. Gente che soccombe, a sua insaputa agli intrighi e al potere, rimettendoci anche la vita.
ITO OGAWA – Il ristorante dell’amore ritrovato (Neri Pozza – 2012), La cena degli addii (Neri Pozza 2012), La locanda degli amori diversi (Neri Pozza – 2016). Traduzione Gianluca Coci. Ito Ogawa è una scrittrice molto popolare in Giappone, dove scrive anche libri per ragazzi ed è famosa per il suo blog di cucina. Ho deciso di recensire il lavoro di Ito Ogawa come se si trattasse di una trilogia perché di fatto mi sembra proprio che lo sia. Ho letto Il ristorante dell’amore ritrovato qualche anno fa e ne sono rimasta entusiasta. Questo libro rimane senza dubbio il suo capolavoro sia per la tessitura della trama, che per il ritmo del racconto. In particolare in questo romanzo la Ogawa è molto brava a trasmettere la poesia dei paesaggi giapponesi, che invece ho trovato più debole negli altri due libri. Di certo Ogawa utilizza il cibo come cornice per raccontare le grandi tragedie della vita e i tabù della società. Nelle sue opere esso diventa comunicazione, motivazione esistenziale, radici, riscatto. La separazione – per malattia, morte o altro – è la grande protagonista della raccolta di racconti La cena degli addii: in situazioni molto diverse tra i loro i protagonisti si trovano a condividere l’ultimo pasto, un momento già di per sé prezioso, intimo, ma che nelle storie raccontate diventa anche un gesto simbolico. La cena dà modo ai protagonisti di dimenticare, almeno per un po’, la tragedia che essi stanno vivendo e si trasforma in un regalo di chi se ne sta per andare a chi resta. La locanda degli amori diversi racconta, invece, il rapporto d’amore tra due donne che decidono di andare a vivere insieme e creare una famiglia. In Giappone l’amore lesbico non è un tema molto popolare e ho trovato la scelta della Ogawa molto coraggiosa. La scrittura è sempre intima, personale, privata, per questo è molto bella. La capacità di descrivere la quotidianità della vita giapponese è la forza della sua scrittura, un modo come un altro per far capire al lettore che potranno cambiare i nomi delle minestre ma gli esseri umani con i loro problemi e i loro sentimenti rimangano uguali dappertutto. Tutti e tre i libri possono essere una lettura interessante per i cultori della cultura gastronomica e della società giapponese.