Da consulente di (web) marketing, ho sempre avuto la mia personale opinione sulle mille sfaccettature che questo mondo offrisse a chi fosse intenzionato ad apparire più che ad essere.
In che senso?
Si tratta di un punto di vista del tutto personale, anche se i casi a cui poter fare riferimento sono tutt’altro che soggettivi. Di cosa parlo nello specifico? Parlo delle professioni digitali che molti aspiranti geek del web credono di saper fare o quantomeno vogliano testimoniare al mondo di starle implementando nel modo giusto e migliore possibile.
Vivere di web marketing nel 2018, nell’era dell’economia digitale, è ben altro. Chi vive di web marketing lavora a stretto contatto con grosse realtà aziendali che quotidianamente investono tempo e risorse nel creare una strategia pubblicitaria, chi materialmente “produce soldi” dall’economia digitale è qualcuno che spesso ha impiegato la propria vita a studiare piuttosto che parlare e comunicare se stesso.
Facciamo un passo indietro, vediamo in che modo alcune figure professionali inficiano pesantemente il modo di percepire e distinguere i lavoratori 2.0 onesti dai ciarlatani. Anche se, soffermandosi più a lungo su queste dinamiche, sarebbe opportuno parlare di vero e proprio buon senso più che di onestà.
Il trader
Chi è il trader? Un trader è colui che, capace di speculare sulle variazioni della borsa, approfitta dei momenti proficui per vendere e comprare. Cosa? Azioni, obbligazioni, fondi, valute e molto altro.
Internet, i social, sono pieni di aspiranti trader e influencer che, piuttosto che generare profitto in modo diretto, raccontano ai più quale sia il modo corretto per far soldi tramite questi metodi e le differenti piattaforme che, con ogni probabilità, restituiscono una fee di affiliazione a chi abbia generato la lead e successivamente l’iscrizione.
Fare trading online, lavorare da casa grazie all’ausilio delle tecnologie digitali sarebbe il sogno di chiunque, ma quanti davvero ci riescono e non raccontano soltanto di starlo facendo? In che modo il web e le sue mille opportunità ci vengono in contro? Facile… numerose, anzi numerosissime, sono le guide sul trading online, basta saperle distinguere in base all’offerta che queste propongano: una guida che ruoti attorno ad una sola piattaforma ed un solo “metodo” è probabilmente una guida fallace, creata ad hoc per vendere un prodotto o un servizio; una guida ben strutturata, con differenti alternative, come quella proposta sul portale informativo giocareinborsa.com è invece il classico esempio di un contenuto ben strutturato in grado di facilitare realmente la comprensione di questo mondo così ampio e soltanto apparentemente semplice. Idee chiare, messaggi diretti, e invito alla formazione, ecco da dove partire davvero.
Il marketer
Il marketer, una figura quasi mitologica che ad oggi ricopre un buon 50% dei nostri feed social. Tra guru di ogni genere disposti a propinare (solo in prima battuta) gratuitamente il proprio “sapere commerciale” a una folta schiera di ascoltatori. Da che mondo è mondo, anzi, da che marketing sia marketing, la pubblicità che funziona è quella che non si vede, almeno se si parla di grandi, grandissimi numeri. Naturale che ad agire su piccole attività imprenditoriali in grado di rispondere a bisogni specifici degli utenti si possa misurare un ritorno apprezzabile anche nel breve periodo, ma chi vive di formazione prova a lasciar trasparire tutt’altro. I guru del marketing scrivono e parlano di fantomatiche teorie alla base delle quali ci sarebbero guadagni stratosferici sostenuti dalle proprie aziende… dove siano queste aziende, non è ancora chiaro. Per fare formazione è necessario dimostrare risultati, raccontare di sé, soprattutto nella digital economy, non dovrebbe bastare. I proventi del web hanno questo nascosto fascino del misterioso, ma misteriosi non dovrebbero mai essere i progetti da cui i profitti siano pervenuti.
Fare! Molto prima di comunicare e formare.
Lo specialist (o il manager)
Qui ci sarebbe da parlare per ore. Esiste uno specialist/manager per ogni ramo dell’imprenditoria digitale. Social Media Specialist, SEO Specialist, Community Manager e chi più ne ha più ne metta. Ma cosa fanno davvero? Si tratta di lavori che di digital hanno poco, certo le competenze di base non devono mancare, ma l’operato è principalmente offline. Chi fa SEO intrattiene relazioni, chi fa Social è un buon persuasore e chi gestisce le Community… è un bravo organizzatore.
2018, l’era della fuffa online dovrebbe esser terminata da un pezzo.
Dritti al punto, questo è il mio punto di vista. Inutile colorare il proprio inquadramento con termini altisonanti che sappiano tanto di “esperienza”; consulente in ambito marketing e comunicazione, aiuto le aziende a raggiungere i propri obiettivi di vendita e visibilità sul web, applico strategie pratiche e soprattutto misuro i risultati. Ecco ad esempio di cosa io mi occupo. Nell’ambito dei miei corsi di formazione racconto di case history, scenari d’uso e mille altre variabili che fanno di me -e di chi come me- un professionista del web.
Conclusioni
Non ci sarebbe molto altro da aggiungere. Il messaggio che intendo lanciare è piuttosto chiaro: per lavorare davvero sul web non basta soltanto apparire, bisogna produrre. Lavorare online significa impiegare il proprio tempo e le proprie risorse al pari di chi la mattina esce in strada a gestire il proprio negozio di vestiti o sia intento la sera ad organizzare i turni della propria pizzeria. Il lavoro online non è, non è mai stato e non sarà mai sinonimo di ozio, diffidare da qualsiasi altro messaggio.