Far incontrare le persone fuori dai soliti schemi e luoghi; stimolare la collaborazione; promuovere relazioni interpersonali; migliorare il clima e la fiducia tra colleghi; valutare e far emergere creatività, attitudini, competenze, potenzialità dei singoli individui; spingere su motivazioni e coesione oltre che far conoscere e far riconoscere la mission ed i valori aziendali.
La moda del team building in Italia
A leggere la scheda su Wikipedia, le attività di team building consentono di ottenere questi obiettivi e anche di più, rivelandosi in pratica uno strumento straordinario a disposizione delle aziende, soprattutto per quelle realtà “giganti” in cui i colleghi stentano a riconoscersi. Questo fenomeno si è diffuso negli Stati Uniti da molti anni, passando poi anche nel nostro Paese, non sempre però con effetti concreti e positivi.
Non sempre funziona
Più che limite del team building, però, bisogna interrogarsi sui limiti della sua attuazione, che molto spesso – soprattutto in Italia – ha portato all’organizzazione di giornate all’aria aperta, eventi sorprendenti e attività inconsuete che però sono rimaste, appunto, nell’ambito della “straordinarietà”. Vale a dire che, al rientro al lavoro, gli schemi e la routine sono tornati quelli precedenti, senza alcuna “rivoluzione”.
Uno strumento utile, ma mal utilizzato
Anche per questo negli ultimi anni queste attività non godono sempre di un’ottima reputazione, anche a causa di un approccio caricaturale di tipo culturale e mediatico che ha derubricato le iniziative di questo tipo a improbabili iniziative come corse sui carboni ardenti o giochi di ruolo senza fini per l’ambiente lavorativo. Al contrario, il team building è una cosa molto seria e sono molti i manager e gli studiosi che lo ritengono uno dei più importanti investimenti che si possano fare per migliorare il clima all’interno dell’azienda.
Gli esempi positivi
Le iniziative, come detto, possono essere varie e molto diversificate: ci sono gli “immancabili” appuntamenti all’aria aperta, giochi di squadra o escape room che consentono ai partecipanti di mettersi alla prova e imparare a fidarsi l’un l’altro; ci sono attività più “singolari”, come ad esempio gli eventi aziendali di rseitalia, che possono essere considerati anche un premio ai lavoratori più efficienti, o il progetto realizzato in California da Ken Keller, presidente di Renaissance Executive Forums, un’associazione di piccoli e medi imprenditori americani.
Il caso del Renaissance Executive Forums
Keller ha deciso di invitare i membri dell’associazione in un vigneto, non solo (e non tanto) per trascorrere dei giorni a degustare vini in compagnia e conoscersi meglio in un ambiente informale, ma per dar vita a un’iniziativa formativa: dopo aver suddiviso i partecipanti in piccoli team, ha affidato a ogni squadra dei filari con la missione di creare da zero un vino nuovo, con etichetta e pitch per presentare il prodotto, sottoposto poi a una speciale giuria che ha decretato il vincitore.
Attuare le teorie
Questo esempio racchiude il senso positivo del team building, perché risponde ai cinque criteri “storici” teorizzati e canonizzati da Bruce Tuckman, il ricercatore americano a cui si deve lo studio del modello delle fasi di sviluppo di un team. Si comincia dal forming, che serve ai membri a “rompere il ghiaccio”, si passa allo storming, in cui si raccolgono gli spunti progettuali di tutti i partecipanti per completare la missione; il terzo step è il norming, il confronto orientato al raggiungimento dell’obiettivo, in cui inizia a prevalere lo spirito di gruppo sulle singole idee e si termina con il performing e l’adjourning, le fasi finali in cui si completa il compito e si scioglie il gruppo.
Il senso del team building oggi
Insomma, come ha spiegato Keller, l’iniziativa è servita ai partecipanti a “concentrarsi sui loro obiettivi e lavorare assieme per portare a termine un obiettivo comune” e serve a noi a capire come e perché il team building possa avere ancora senso nel 2018. Per funzionare e avere effetti nella quotidianità, le attività di questo tipo devono essere legate alla professione o all’ambito dei partecipanti che devono essere spronati a utilizzare quanto appreso nelle abitudini lavorative. Importante anche il fattore “distrazione”; bisogna infatti evitare che nell’evento si possano presentare i problemi e le dinamiche che si vivono nello stress quotidiano della vita lavorativa. In definitiva, team building non è solo eseguire esercizi utili e collaborativi, ma è il tentativo di rinsaldare rapporti tra esseri umani (prima che colleghi) e staccare la mente dalle incombenze e preoccupazioni dell’ufficio.