Si può partire con una citazione da archivio televisivo cult : Pensate a Vespa e a Di Maio di ieri sera e vi verrà in mente Pippo Baudo strattonato da cavallo pazzo sul palco di Sanremo nel 1992. Bene, immaginate le parole di oggi del vicepremier che grida indignato: “questo decreto è truccato… e lo vince Matteo Salvini”!
Siamo a mattinata inoltrata, nei talk politici tra un caffè, la lettura dei quotidiani e i lanci delle agenzie di stampa sta scoppiando il putiferio sul mistero “manina” del decreto fiscale che vaga nei corridori dei palazzi, la borsa è in fibrillazione con lo spread sopra i 300 punti e i protagonisti di questo giallo si lavano le mani alla ponzio pilato nella stessa bacinella d’acqua (l’unica spending rewiew da quelle parti per risparmiare).
Partiamo dal certo: si vorrebbe scrivere nero su bianco un condono giantesco con tanto di impunibilità per coloro che si riconciliano con il fisco con buona pace di chi le tasse le paga da sempre. E da una pace annunciata si passa alla guerra che contrappone onesti e furbetti lasciando basiti gli elettori di Di Maio il quale va ospite da Vespa imbarazzatissimo e stracolmo di sensi di colpa per aver accettato l’abbraccio politico mortale e tombale di Salvini (che se la ride e tanto).
Vai a spiegare al partito dei duri e puri che la Lega ha sempre votato i condoni dei suoi governi di centrodestra da anni, chiamato in tutti i modi gentili ma che sempre di condono si è trattato (ricordiamoci lo scudo di alcuni anni fa ). Siccome Renzi e il PD erano il cattivo presunto (e politicamente ci può anche stare) meglio allora – seguendo la categoria del demenziale puro, cara al grillismo – allearsi con il male originale, made in verde, no? E da qui partono tutte le contraddizioni etico-politiche dalle quali adesso il movimento cinquestelle ne deve venire fuori senza scaricare il barile su entità grigie e manine varie.
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Si spera che il premier metta davvero mano al testo per assolvere al compito dichiarato di essere avvocato difensore degli italiani la cui stragrande maggioranza paga le tasse, lavora spezzandosi la schiena e non ha conti all’estero. Non si può dalla cartella esattoriale di mille euro arretrata per evidenti difficoltà legate alla crisi (e li sì che un problema c’è ) passare ex abrupto quelle monumentali sopra i 100 mila euro con meno di due righe di un decreto perchè in quel caso si potrebbe affermare clamorosamente che il governo a guida grillina che gridava onestà,onestà adesso è costretto a sussurrare amoralità, amoralità.
Sul tema poi non mancano considerazioni molto più autorevoli di me…