BabeleServizi online e mobile banking, dove puntano le banche

I giovani preferiscono il mobile banking. Non lo dico io, sono i dati a parlare. Uno studio di Abi Lab-Doxa (in collaborazione con il Politecnico di Milano) afferma che circa il 30% dei giovani no...

I giovani preferiscono il mobile banking. Non lo dico io, sono i dati a parlare.

Uno studio di Abi Lab-Doxa (in collaborazione con il Politecnico di Milano) afferma che circa il 30% dei giovani non accede mai ai propri servizi bancari da desktop. La riprova sta nelle decine di istituti finanziari (talvolta vere e proprie banche) che nascono a cadenza regolare gestibili soltanto dallo smartphone. Revolut, tra tante, che nel Regno Unito ha scelto di escludere completamente il proprio traffico a utenti non propensi all’utilizzo delle App; e ancora Hype, N26 e differenti realtà finanziare solide su scala internazionale hanno intrapreso la strada dei “millennials”. Secondo Finanzamia.com, in Italia la fanno da padrone i servizi online di Unicredit Banca che pare abbiano fatto dei ragazzi un vero e proprio nuovo core business; a seguire tutti gli altri istituti di credito.

La tendenza, personalmente, la definirei di tipo Pull: sono i giovani a trascinare le banche e non più le banche (attraverso una strategia che avrei definito Push) ad investire i propri utenti con le proprie innovazioni. Il problema, ormai, è dei grossi colossi dell’economia globale, non dei loro utenti, sono i primi a doversi adeguare alle necessità dei secondi, pena… rimanere fuori dal giro degli affari.

Il problema non è soltanto quello di adeguarsi alla fornitura di questi servizi, ma di integrare quello che i giovani vogliono. Cosa in particolare?

I giovani amano i servizi di couponing, sono i primi a ricercare il cashback e pare non riescano a vivere senza le carte contactless che si integrino perfettamente con i servizi di pagamento tramite NFC e cellulare su Apple Pay e Google Pay; i più geek, quelli che della tecnologia ne fanno il pane quotidiano, non vogliono rinunciare al cardless, ossia la possibilità di prelevare dagli ATM senza utilizzare il bancomat.

Questi gli artifici tecnologici vanno per la maggiore, ma qualcuno preferisce restare con i piedi per terra e non addentrarsi nei meandri di difficili configurazioni software (che tanto difficili poi non sono) e predilige una usabilità intuitiva, nonché la completa libertà di operazione ovunque e rapidamente; i servizi più discussi e di conseguenza richiesti ed apprezzati riguardano quelli atti a migliorare la sicurezza (l’Italia è in testa alle classifiche nazionali in quanto a utenti “distratti” che necessitano di aiuti-tecnologici), oltre che aumentare la velocità come la lettura dell’impronta digitale o il riconoscimento facciale.

Qual è stato il meccanismo iniziale?

Tutto verte sulla necessità di far prima, di farlo ovunque e di poterlo fare estraendo dalla tasca il proprio telefono cellulare, custode ormai della nostra privacy oltre che del nostro tempo e di conseguenza del nostro denaro.

La velocità è proporzionale agli acquisti che, come facile intuire, sono a loro volta diventati sempre più veloci grazie alla diffusione degli e-commerce e della propensione all’acquisto da mobile. I giovani utilizzano le carte prepagate, spesso digitali o temporanee, generate dai servizi interbancari online, cercano la riduzione dei costi (e su questo Unicredit è capostipite dei servizi bancari a zero spese), vogliono la possibilità di scambiare denaro tra amici in forma P2P, qualcuno richiede il credito in forma varia, sia revolving che a saldo.

Nel 2016 gli utenti dei servizi di online banking erano 5,6 milioni e non è difficile immaginare che il numero sia in salita vertiginosa.

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