Strani giorni“Cala il Pil, aumentano i gay”: sì, il titolo Libero somiglia alla vecchia propaganda contro gli ebrei

Viviamo in un periodo in cui abbiamo bisogno di un nemico. Magari a capo di un bel complotto. La storia è piena di casi che dimostrano come, soprattutto in tempi di incertezza e di crisi economica,...

Viviamo in un periodo in cui abbiamo bisogno di un nemico. Magari a capo di un bel complotto. La storia è piena di casi che dimostrano come, soprattutto in tempi di incertezza e di crisi economica, arriva il leader carismatico di turno ad accusare una certa categoria, e di fronte al popolo, dei problemi del presente. La storia ci insegna pure che spesso la categoria additata finisce male e che l’agitatore è una persona poco raccomandabile. Un esempio per tutti: Hitler con gli ebrei.

Sempre la storia ci insegna che chi agita le masse contro la minoranza prescelta da perseguitare non agisce mai da solo, ma trova un fertile humus nell’opinione pubblica, disposta a credere a qualsiasi nefandezza gli venga propinata. E non solo: soprattutto, trova un valido alleato nel sistema dei media che si rendono complici nella costruzione di un’immagine distorta, “demoniaca” se vogliamo, della categoria incriminata. Ai tempi del nazi-fascismo c’era la propaganda di regime a pompare inesattezze e bugie contro comunisti, ebrei ed altri gruppi sociali. Tutti rei di esistere, traditori della patria, al centro di oscuri complotti miranti a distruggere la nazione e via discorrendo.

La storia ci ha già detto e dimostrato dove si va a finire, seguendo questo corso. I lager nazisti sembrano essere ricordi lontani, ma basta spostarsi a qualche migliaio di chilometri, in Cecenia, per scoprire che i gay vengono rapiti, torturati e uccisi in strutture create ad arte. E per capirci: Groznyj è molto più vicina di New York. Va anche detto che se in Russia oggi è facile discriminare i gay, imprigionarli senza troppi problemi e ucciderli è anche perché per anni la propaganda di quel regime — il regime di Putin, se non fosse sufficientemente chiaro — ha demonizzato la comunità Lgbt prima e fatto leggi speciali poi, vietando i pride e perseguitando chi ammette di essere omosessuale, perché reo di promuovere comportamenti aberranti.

Dinamica non dissimile a quella costruzione del mostro che vedeva nell’ebreo il male assoluto, nemico della patria e pericolo certo per le nuove generazioni. Se ieri il “perfido giudeo” attentava ai piccoli cristiani che rapiva per sgozzarli e usarne il sangue per impastare il pane azzimo — sì, si credeva questo nell’Europa cristiana fino al secolo scorso — oggi il gay minaccerebbe l’identità delle nuove generazioni con strumenti meno truculenti, ma altrettanto micidiali: la promozione ideologica dell’omosessualità, detta anche “gender”, che ha lo scopo di controllare le coscienze nell’occidente.

Il paragone tra questione ebraica e questione Lgbt non è per niente azzardato, per tutta una serie di fattori. Così come ieri in Russia nacquero i Protocolli dei Savi di Sion, sempre nella Russia di oggi è in vigore una narrazione demonizzante contro i gay maschi (che però si estende a tutta la popolazione arcobaleno). Così come ieri c’era il complotto giudaico-massonico, oggi abbiamo la minaccia della “propaganda gay”. Così come ieri gli agitarori antisemiti erano gli esponenti politici dell’estrema destra (ma non solo loro), oggi la destra (estrema e/o radicale) e le forze sovraniste attaccano la gay community dall’Italia al Brasile, passando per USA, Ungheria e naturalmente Russia.

È anche singolare come in questi paesi stia tornando in auge l’istanza antisemita (per Orban, Soros — tra le cui colpe c’è quella di essere ebreo — è il male assoluto mentre in Italia il senatore grillino Lannutti ha dato nuovo lustro ai Protocolli di cui sopra). Insomma, poco sembra essere cambiato, epoche passate e contemporaneità nella costruzione del diverso. Dove “diverso” diventa sinonimo di pericoloso, di deviante.

E ovviamente anche oggi abbiamo il sistema dei media a far da megafono di queste istanze di odio. Odio che non riguarda solo le persone Lgbt — la retorica salviniana sul pericolo invasione è sorretta dalla nuova stampa di regime, quello del governo giallo-verde per intenderci — ma che si concentra su questa comunità attraverso le solite bufale o false notizie. Si pensi, per fare un solo esempio, alla prima pagina di Libero di oggi che titola: «Calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay». A corredo del quale aggiunge nell’occhiello: «C’è poco da stare allegri» e nel sottotitolo: «Tre imprenditori su 4 fuggono alla ricevuta elettronica e l’economia soffre. Gli unici a non sentire crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione».

L’accostamento tra crisi economica e incremento della popolazione Lgbt non ha nessun rapporto di causa ed effetto. Non c’è una sola ragione per cui il peggioramento delle condizioni economiche di una società debba essere messo in relazione con il presunto aumento dei gay. Ma nella coscienza del lettore — e pare che diversi lettori in Italia si fermino solo ai titoli, senza nemmeno capirli in molti casi — arriva il messaggio che se oggi ce la passiamo male è perché ci sono troppi omosessuali in giro. Gioco degno di quanti, in passato, hanno creato allarmismo con altre categorie, come si ricordava prima.

Adesso, io non so perché Libero — ma non è l’unico giornale che ha deciso di sposare questa linea poco edificante — si stia prestando a questa narrazione. Del perché abbia bisogno dell’ennesimo nemico su cui scatenare la pancia dei lettori. So solo che questo tipo di operazioni portano a generare sospetti, odio sociale e che se vengono portati avanti per molto tempo, degenerano in modi e forme criminali. Ma c’è un ulteriore aspetto che sembra sfuggire, in questa becera operazione.

La storia ci ricorda, infatti , che per quanto ci si dia da fare per buttare fango, denigrare o concorrere all’eliminazione del diverso, la diversità alla fine ha la meglio. Persone Lgbt, ebrei ma anche neri, membri altre religioni , ecc, non solo non sono scomparsi, ma conquistano poco a poco, ma inesorabilmente, posizioni sempre più ampie nello stato di diritto e nella storia. Storia che ci insegna, ancora, che in un modo o nell’altro l’agitatore finisce male. Nel caso dei tiranni, in modo tragico (si pensi a piazzale Loreto). Nel caso dei loro supporter, più semplicemente, con l’umiliazione inferta dall’avanzare del progresso. In un angolo a vestire i panni dell’esempio negativo da cui prendere le distanze. Qualcuno lo dica a quelli di Libero. E non solo a loro.

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