Giovine Europa nowGrazie Evo Morales

Grazie a Cosimo Micali, che torna a scrivere e su un tema dibattuto: Cesare Battisti e il Sud America. Nei giorni scorsi, molte persone di sinistra sono rimaste stupite dal fatto che il governo ...

Grazie a Cosimo Micali, che torna a scrivere e su un tema dibattuto: Cesare Battisti e il Sud America.

Nei giorni scorsi, molte persone di sinistra sono rimaste stupite dal fatto che il governo boliviano di stampo socialista abbia collaborato alla cattura di Battisti. Evidentemente sia Battisti, sia i compagni radical chic di casa nostra, conoscono poco la storia del socialismo Sud Americano. Per questo motivo ho deciso di scrivere questo pezzo, affinché siano più chiari gli avvenimenti che hanno portato alla cattura del terrorista rosso. Il socialismo boliviano nulla ha che fare con il socialismo occidentale. Difatti viene definito socialismo Unzaguista, dal nome di Oscar Unzaga de la Vega (1916- 1959) che fondò la falange socialista boliviana (FSB), imitando non solo nominalmente la Falange Española de la Jons di José Antonio Primo de Rivera; vediamo le ragioni storiche e ideologiche. Erano gli anni 30 e molti dal Sudamerica si entusiasmarono per i nazionalismi che nascevano e maturavano in Europa, così dall’imitazione di quei regimi, nacquero: forme di imitazione del nazional-socialismo in Cile, l’integralismo di Reale, Plinio Salgado e Gustavo Barroso (molto più vicino al fascismo di Mussolini), il sinarchismo in Messico, il sancherismo in Perù. Alla fine della seconda guerra Mondiale il nazi-fascismo battuto dagli Alleati pose fine a questi movimenti tanto che molte costituzioni europee si dotarono di salvaguardanti norme costituzionali contro la formazione di movimenti di matrice fascista. Gli unici movimenti nazional-socialisti, a continuare un corso storico- politico, furono quelli sudamericani. Naturalmente con destini differenti, ad esempio l’integralismo non sfondò in Brasile, in quanto i fondatori si divisero prendendo matrici politiche opposte, ma anche negli altri Paesi questi movimenti diventarono il germoglio che si trasformò in altre forze politiche. L’unica forza politica che rimase coesa e fedele ai principi originari fu la falange socialista boliviana. Principi che sin dall’origine furono l’anti- marxismo e l’anticapitalismo che portava il movimento in una terza posizione geo-politica distante sia dal marxismo che dal capitalismo di matrice statunitense. La vicinanza con il fascismo si poteva desumere anche dai motti come: “Dio, Patria, e focolaio” che è identico al Dio, Patria, famiglia del ventennio fascista. Quindi, a differenza del socialismo russo, i boliviani osannavano Dio, in barba all’ateismo del socialismo di natura bolscevica, credevano nella Patria (la terra dei padri), violando l’internazionalismo russo, e credevano più nella famiglia che nello Stato socialista. Altro aspetto che avvicinava il movimento boliviano al nazional- socialismo è l’elemento razziale, ovvero etnico del FSB; infatti la quasi totalità dei militanti era Quechua o Aymara (ancora oggi il popolo boliviano è costituito prevalentemente da Quechua e Aymara); questo fece sì che la proposta di curare la biografia (da parte di Unzaga de la Vega) di Tupac Katari, guerriero Aymara che con un esercito di 40.000 uomini si ribellò ai coloni spagnoli (era il 1791, e da quel momento divenne un’icona rivoluzionaria indigena) fu un successo enorme caratterizzante per tutta la falange, a livello quasi spirituale. Nell’ideologia del FSB venne esaltato il carattere ribelle ed indigeno. Per sottolineare il disprezzo dei socialisti Uzguaiti nei confronti dei movimenti socialisti di matrice marxista, basti pensare che nel 1952 il Movimento Nacionalista Revolucionario vinse le elezioni e propose al FSB di governare insieme, offrendo a questi ultimi numerosi ministeri in cambio dell’alleanza; la risposta di Unzaga de la Vega fu netta e sprezzante: “l’ FSB non governerà mai con infiltrati comunisti e trotzikisti”. Il rifiuto dell’approccio democratico alla politica portò l’FSB a tentare un colpo di Stato con le armi, tentativo che si concluse con la tragica morte del leader della falange stessa. Il movimento subì una battuta d’arresto, ma continuò a vivere in gruppi più o meno numerosi sui monti della Bolivia. Ritroviamo la falange nel 1971, allorquando contribuì al colpo di Stato di Hugo Banzer Suárez dittatore di stampo nazionalista. A seguito della destituzione di Banzer per un altro colpo di Stato, nel 1987, la falange si divise nell’ala nazionalista e nell’ala di sinistra che si sostanziò nella nascita del Movimento al Socialismo il cui fondatore e leader fu dall’origine Evo Morales. Ancora oggi nel partito di Evo Morales sopravvivono le costanti ideologiche delle origini ovvero l’elemento etnico (Evo stesso è un Aymara), il nazionalismo e l’anticapitalismo. Solo come facciata il partito si è dato una parvenza marxista, che stona nel momento in cui si parla di religione, Patria, e famiglia (in Bolivia l’agenda LGBT sarebbe osteggiata dai membri di partito di Morales). Insomma i radical chic di casa nostra adesso possono dire di aver capito che la vera negazione del socialismo nel Mondo sono proprio loro, genuflessi su posizioni sempre più liberiste e capitaliste. Grazie Bolivia, Grazie Evo Morales.

X