Alla fine, dopo tanto tribolare, il presidente Sánchez ha deciso di provarci. Il governo di minoranza, da lui condotto, ha presentato proprio oggi in Parlamento la proposta di Legge Finanziaria per il 2019 (i “Presupuestos Generales del Estado”), sfidando così un ampio settore della Camera dei Deputati che non ha – almeno prima facie – la benché minima intenzione di appoggiarne l’approvazione.
Il testo, frutto di un confronto serrato con le forze di sinistra che offrono supporto esterno all’esecutivo, di sicuro brilla per le misure ad alto impatto sociale: l’aumento del salario minimo, la lotta alla violenza sessista, l’incremento delle pensioni, gli aiuti per il diritto all’abitazione sono solo alcune delle misure che definiscono il chiaro segno progressista della Finanziaria 2019.
Per contro, da parte loro le forze dell’opposizione rilevano – tra i vari aspetti deteriori – l’aumento dell’imposizione sui redditi personali più alti, che vedranno crescere del 2% la tassazione negli scaglioni oltre i 130.000 e i 300.000 euro di imponibile. Inoltre, banche e grandi imprese in generale saranno “obbligate” a finanziare buona parte delle politiche sociali incluse nella Finanziaria 2019, a causa di (o grazie a…) condizioni fiscali più rigide.
Meritevoli di menzione sono le notevoli agevolazioni fiscali previste per le piccole imprese il cui volume d’affari non superi il milione di euro all’anno. Probabilmente ne trarranno vantaggio non solo gli operatori locali, ma anche numerose filiali iberiche di aziende straniere.
In ultimo, Sánchez ha cercato di strizzare l’occhio ai catalanisti presenti in Parlamento, al fine di ottenere il loro (peraltro comunque non scontato) voto a favore, aumentando del 18% il contributo dello Stato a favore della comunità autonoma catalana.
La procedura parlamentare di approvazione potrebbe durare all’incirca tre mesi, con un esito finale certamente non predefinito e che dipenderà da innumerevoli fattori, solo in minima parte tecnico-economici e spesso prettamente pre-elettorali.
Ciononostante, un aspetto da tenere (positivamente) in conto è la volontà di Sánchez di arrivare a fine legislatura nel 2020.
Il premier si era trovato infatti di fronte a un delicato bivio politico: essendo a capo di un governo di minoranza, avrebbe potuto limitarsi a procrastinare l’applicazione della Finanziaria 2018, per poi convocare le elezioni nel corso del 2019.
Ha scelto invece di giocarsi il jolly che potrebbe effettivamente portarlo a restare in sella fino al 2020, via la possibile approvazione della Finanziaria 2019.
Piacciano o no le proposte e i conti di Sánchez, è fuor di dubbio che la stabilità politica rafforzi indirettamente l’economia, almeno in condizioni di normalità istituzionale: il tessuto produttivo teme l’incertezza politica e i balli normativi.
Di qui in poi, chi vivrà vedrà.