Lost in BusinessTra un anno nessuno potrebbe voler lavorare con te. E molto dipende da LinkedIn

Sul finire del 2017, Nicolas Cole, dalle pagine di Inc.com, scrisse: “3 Years From Now, If You Don't Have A Personal Brand, Nobody Is Going To Work With You”. 3 anni dal 2017. Se Nicolas aveva ragi...

Sul finire del 2017, Nicolas Cole, dalle pagine di Inc.com, scrisse: “3 Years From Now, If You Don’t Have A Personal Brand, Nobody Is Going To Work With You”.
3 anni dal 2017. Se Nicolas aveva ragione ci resta un anno. Sono d’accordo con Nicolas e al massimo ne abbiamo a disposizione due.

Nella capitale estone di Tallinn, Oskar Lunde, un bambino di tre giorni, dorme profondamente nella sua culla, avvolto in una coperta verde decorata con farfalle rosse. Dall’altra parte della stanza, suo padre accende un laptop. “Ora registreremo il nostro bambino”, dice.

La scena è raccontata da Danica Kirka su Detroit News ma potrebbe essere l’ultima volta che si verifica. Gli sforzi del governo estone sono quelli di fare ancora di più ed evitare che un genitore debba annunciare e registrare il proprio bambino.

Marten Kaevats, consulente digitale nazionale dell’Estonia, afferma: “In un mondo ideale, quando nasce un nuovo bambino, nessun genitore dovrebbe mai fare domanda per ottenere un congedo di maternità, per ottenere un sostegno per i bambini dal comune, per ottenere un asilo nido, per mettere il nome al bambino “, ha detto. “Tutti questi diversi servizi verranno consegnati automaticamente.”

Il potere di fare (davvero) le cose

Ho sempre avuto una grande ammirazione per il piccolo paese baltico, specie rileggendo la sua storia.

Al momento del crollo dell’Unione Sovietica, meno della metà degli estoni disponeva di una linea telefonica. Nel 1998 ogni singola scuola in Estonia era connessa, appena quattro anni dopo la nascita dell’internet commerciale. Oggi è un paese in cui tutto ciò che conta è on line e dove puoi percorrere 100 km senza mai perdere la connessione, sempre gratuita.

Alec Ross l’ha presa a modello in “Il nostro futuro” parlando del coraggio e la capacità di fare vera innovazione, che non risiede tanto nelle possibilità a disposizione quanto nella mentalità e nell’attuazione.

La Bielorussia ad esempio aveva le stesse possibilità ma ha preso una strada diversa. Lo stesso si può dire dell’Ucraina che combatte continuamente tra apertura e chiusura ma anche di tantissimi altri paesi industrializzati (parlare dell’Italia all’alba della fatturazione elettronica potrebbe essere ingeneroso…).

Ad ogni modo, senza addentrarci in considerazioni eccessivamente politiche, la lezione che si può trovare è che fare le cose in modo convinto, farle perché si vuole davvero farle, investirci davvero, fa la differenza.

Un aneddoto emblematico ancora riguardo l’Estonia è quanto successe nel 1997.

“Il governo della Finlandia, in un gesto di generosità, offrì in dono all’Estonia il suo sistema di telefonia analogica mentre i finlandesi passavano al digitale. Gli estoni declinarono l’offerta, decidendo di scavalcare la telefonia analogica passando direttamente a una rete digitale di loro ideazione. Così come sviluppava un proprio governo, l’Estonia saltava a piè pari la fase delle macchine per scrivere e dei dattiloscritti e cominciava a mettere i suoi servizi online fin dall’inizio.”

Con LinkedIn è la stessa cosa

Fare le cose tanto per o sperare nella fortuna e nella casualità è il miglior modo per rimanere delusi e non ottenere nulla.

Il maestro Miyagi lo aveva spiegato ancora meglio.

“Quando cammini su strada, se cammini su destra va bene. Se cammini su sinistra, va bene. Se cammini nel mezzo, prima o poi rimani schiacciato come grappolo d’uva. Ecco, Karate è stessa cosa. Se tu impari Karate va bene. Se non impari Karate va bene. Se tu impari Karate-Speriamo, ti schiacciano come uva.”

Vale anche per LinkedIn.

Se tu usi LinkedIn va bene. Se non usi LinkedIn va bene. Se tu usi LinkedIn-Speriamo, ti schiacciano come uva.

Non bastano 15 minuti al giorno

Sai che scrivendo un contenuto al giorno, aumenti la possibilità di farti conoscere?

Sai che una foto profilo aumenta di 11 volte la probabilità che qualcuno visualizzi il tuo profilo?

Sai che …?

Sono domande retoriche. Non sono false. Sono fuorvianti.

Il grande rischio è quello di stimolare le persone a fare qualcosa perché anche un piccolo impegno può portare un piccolo risultato. Peccato che il ventunesimo secolo sia un’era terribile per i piccoli risultati.

Un mondo di possibilità è un mondo di concorrenza e un mondo di concorrenza è un mondo in cui l’unica alternativa è tirarsene fuori, cioè ritagliarsi un posto unico e privilegiato.

Per riuscirci, non possono bastare 15 minuti al giorno. Non può bastare scimmiottare questo e quel guru o adottare questa o quella tecnica. Non basta mai poco impegno per ciò che conta davvero.

È il momento di fare qualcosa di più, farla con il coraggio di chi sa ci vorrà tempo ma ne vale la pena.

Fare pensando al futuro.

Probabilmente, è l’ultima chiamata

“Indipendentemente dall’età, indipendentemente dalla posizione, indipendentemente dal lavoro che ci capita, tutti noi abbiamo bisogno di capire l’importanza del marchio.

Noi siamo gli amministratori delegati delle nostre aziende: ed il nostro compito più importante è quello di essere il responsabile di marketing per il marchio chiamato Me Inc (si, il tanto inflazionato imprenditore di me stesso!).

È così semplice – e così difficile. È inevitabile.

La buona notizia – ed è in gran parte una buona notizia – è che tutti abbiano la possibilità di emergere. Ognuno ha la possibilità di imparare, migliorare e sviluppare le proprie capacità. Ognuno ha la possibilità di essere un marchio degno di nota.” (“The brand called you”)

Era il 1997. L’anno in cui se ne andò Lady D e Madre Teresa di Calcutta. L’anno in cui vide la luce il primo capitolo di Harry Potter.

Oggi, Harry Potter è ormai qualcosa di vecchio. Il settimo libro “Harry Potter ed i doni della morte” è del 2007, di undici anni fa. Google, Amazon e Facebook si stanno dividendo il mondo.

Forse è questione di un anno, al massimo due

Sul finire del 2017, Nicolas Cole, dalle pagine di Inc.com, scrisse: “3 Years From Now, If You Don’t Have A Personal Brand, Nobody Is Going To Work With You”.

3 anni dal 2017. Se Nicolas aveva ragione ci resta un anno.

Sono d’accordo con Nicolas e al massimo ne abbiamo a disposizione due.

Le persone non comprano quello che fai, comprano innanzitutto chi sei.

Nell’era digitale chi sei è dato da chi hai scelto di essere e cosa hai fatto per farlo sapere. Per comunicarlo. Per far sì che le persone parlino di te in un certo modo.

Possiamo anche pensare di essere speciali ma non lo siamo. Non in termini di offerta. Vendiamo quasi tutti le stesse cose e più o meno allo stesso modo. L’unica grande differenza è data dal fatto che qualcuno voglia parlare con te, perché sei tu.

Definire (o ricordarti!) chi sei, comunicarlo a te stesso e agli altri, dipende da te.

Da quanto ci credi. O da quanto non ci credi.

Non bastano 15 minuti al giorno. Non succederà di notte. Probabilmente, se inizi adesso, ci vorranno mesi o forse anni.

Ma probabilmente è l’ultimo treno a disposizione.

Fare davvero o non fare. Fare come quando ci credi o fare altro.

LinkedIn non è più il database che ci è stato presentato. Non è più dove postare offerte. Non è più lo scambio tra domanda e offerta, se mai lo è stato.

LinkedIn è il passaggio centrale del tuo posizionamento. LinkedIn è una scelta. È una chiamata all’azione. Una chiamata a prendersi le proprie responsabilità.

Se nel 2019 tu usi LinkedIn va bene. Se non usi LinkedIn va bene. Se usi LinkedIn-speriamo, ti schiacciano come uva.

Good Luck, ci vediamo su LinkedIn

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