Secondo Gerard Longuet, ministro della difesa francese, la struttura sarà «monumentale». Il “pentagono” francese, pensato e previsto per il 2014, sorgerà a Parigi. Radunerà oltre 9.300 agenti e sarà il centro per la difesa della Francia. Il progetto con tanto di plastico, è stato svelato lo scorso 31 maggio.
Ecologico e moderno, il Pentagono à la française costerà 3,5 miliardi di euro, riunirà in sé i tre corpi d’armata (terra, aria, mare) e sarà costruito dal gruppo industriale Bouygues, molto vicino al Presidente.
L’operazione dimostra sogni di grandezza e qualche contraddizione. Innanzitutto, non sarà un pentagono, ma un esagono, in onore alla forma della Francia. Poi, anche se ispirato al modello statunitense, sarà più ridotto. L’area destinata si trova nel XV arrondissement, nel quartiere Balard, è compresa tra la Senna e il périphérique, cioè la tangenziale che percorre il perimetro esterno della città. In tutto, sarà di 16,5 ettari. Poco di più rispetto ai 13,7 ettari del Pentagono Usa, che però sono coperti dal solo edificio, escludendo le due città (Pentagon City e Crystal City) nei dintorni.
Per il resto, il confronto è schiacciante: i metri cubi del nuovo edificio, a Parigi, saranno 220.000. In America, 2.000.000. In Francia, lavoreranno 2.500 impiegati, mentre negli States sono 26.000. Oltre dieci volte tanto. Anche sui tempi, la Francia è battuta: il Pentagono americano, costruito nel 1941, ha richiesto solo 16 mesi. A Parigi, ne serviranno 24.
Insomma, il paragone con gli States (caro a Sarkozy, che ha già introdotto l’Air Sarkò One) non regge, ma sembra interessante. Suggerisce, forse, l’ambizione di rafforzare il proprio rango di potenza militare. Almeno in contesto europeo. Secondo il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), la Francia è al quarto posto al mondo per spesa militare: nel 2010 ha destinato 59,3 miliardi di dollari, cioè il 2,3% del suo prodotto interno lordo. Di più hanno fatto solo Stati Uniti (698 miliardi), Cina (119 circa) e, di poco, il Regno Unito (59,6 miliardi di dollari).
Anche sul fronte interno il clima non sembra diverso. Nel paese della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza, i servizi segreti in materia di anti terrorismo hanno poteri di polizia giudiziaria.Una legge approvata all’epoca della bombe algerine nei cestini di Parigi.Questo significa che nei processi la loro accusa è esentata dal permesso di fornire prove, perché coperte dal segreto. Un sogno accarezzato all’epoca anche da Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti nell’era Bush, che ha desiderato, invano, di importarla anche negli Usa.
Nella vocazione militare (e autoritaria) si sta manifestando il lato oscuro della democrazia più autocelebrata del mondo? Il piglio del Presidente Sarkozy nell’attaccare la Libia va di pari passo con la decisione di accorpare i corpi militari e rilanciare la Francia come guida d’Europa.
Un’ambizione che, all’interno, è sostenuta da un sistema in cui l’autorità viene accettata con poche discussioni. In Francia. All’inizio degli anni sessanta lo psicologo olandese Geert Hofstede elaborò un’indice per conto della Ibm che doveva misurare le diverse culture delle nazioni in cui il gruppo si trovava ad operare, chiamato Power Distance Index (Pdi). Il Pdi misura, all’interno di un dato sistema culturale, quanto sia difficile per un sottoposto criticare un proprio superiore. Ebbene, quello che ne risulta è che la Francia ha il punteggio più in alto in Europa, 68, la Germania ha 57 e l’Italia 50. Tanto per capire cosa si intenda la Cina è una delle nazioni con i valori più alti al mondo avendo un punteggio di 80, esattamente come l’Arabia Saudita. Gli Usa al contrario hanno solo 40. Nonostante tutta la retorica della Republique, la Francia è un Paese ad alto controllo centrale, e, da questo punto di vista, uno dei più “dittatoriali”, dove i Presidenti della repubblica sono ancora dei semi sovrani.
Se la grandeur francese sfrutta anche simboli provenienti dall’estero, la natura piramidale della società sembra invece di antica memoria. Corre nei geni, forse. Non a caso l’ingresso del futuro pentagono francese, secondo le parole del ministro, sarà «regale».