Glitchr è la pagina più strana a cui potete mettere “Mi piace” su Facebook, Glitchr è l’utente più bizzarro che potete seguire su Twitter. Glitchr è un progetto dell’artista visivo lituano Laimonas Zakas fatto in un linguaggio che conosciamo benissimo, quello degli aggiornamenti di stato e dei tweet, i cui post non passano mai inosservati. Glitchr, infatti, ha fatto un’arte del rompere le rigide griglie che i social network impongono alle cose che ci scriviamo dentro ed è impossibile non notarli. I suoi post, di solito, hanno questo aspetto:
I lavori di Glitchr sono in mostra a Roma dal 9 al 15 maggio, all’Opificio e, per l’occasione, ci siamo fatti raccontare da dove viene e dove va il suo lavoro.
Zakas racconta che Glitchr è nato da un post che ha visto su Facebook nell’estate del 2011. Era un’accozzaglia di caratteri Unicode (semplificando molto, un sistema che contiene migliaia di caratteri che servono a scrivere tutte le lingue del mondo) che si estendevano uno sopra l’altro invece che in orizzontale, uscendo dallo spazio che gli sviluppatori di Facebook si erano immaginati per i post. Quello che Zakas aveva visto era un glitch, un errore, nella programmazione di Facebook (e probabilmente anche in quella di Unicode) che per qualche motivo non faceva andare i caratteri in orizzontale ma in verticale. «Al tempo, non avevo idea di cosa fosse quella roba», dice Zakas, «ma dopo un po’ di sperimentazioni sono riuscito a copiarla. Ed era così divertente che ho deciso di creare una pagina per condividerle». Era nato Glitchr.
Fare un post, per Zakas, non è facile come per noi. È un processo di sperimentazione, alla ricerca di nuovi glitch che gli permettano di fare cose sempre più strane. «Ho degli account di Facebook e di Twitter che uso per i test e per provare cose nuove, soprattutto con Unicode. I risultati più interessanti poi vengono pubblicati sugli account ufficiali».
Ma le opere di Glitchr sono come graffiti digitali e spesso vengono cancellati. O, meglio, aggiustati. Zakas dice che gli sviluppatori continuano a sistemare i glitch del codice che lui sfrutta per le sue opere, «cosa che ha praticamente fatto sparire alcuni dei post più strani che ho fatto». Per fortuna, dice, Facebook può solo correggere gli errori che ci sono nel proprio codice, «ma non può fare niente per quelli che ci sono nel sistema Unicode». E anche se molti dei post che Glitchr ha fatto su Facebook sono persi per sempre, c’è ancora modo di vederli. Ma solo dal vivo. La mostra all’Opificio e tutte le altre che Zakas ha fatto in giro per il mondo, infatti, raccolgono le immagini e i video dei post di Glitchr, salvati da Zakas subito dopo averli pubblicati e ancora nella loro forma originale.
Il lavoro di Glitchr è anche una critica ai social network. Zakas dice che gli «piacciono e non mi piacciono allo stesso tempo. Non mi piacciono perché si prendono semplicemente troppo del nostro tempo e delle nostre informazioni per nessuna buona ragione». Ma continua: «allo stesso tempo mi piacciono come strumento di espressione. Mi piace molto che anche piccole nicchie possano raggiungere un gran numero di persone con un clic. Molti artisti usano i social media per pubblicare i loro lavori, ma non abbastanza li usano come medium per la loro arte». Se volete cominciare voi, iniziate dai caratteri Unicode preferiti di Glitchr: i simboli cirillici per un milione, ҉ , e per cento mila, ҈.. Anche solo in questa pagina sembrano fare abbastanza confusione.