Prologo
La vita è tranquilla, defilati. Lontani dal centro della scena che non è il centro del campo ma 15 metri più avanti, lì dove c’è la trequarti, concetto sfuggente al bar ma perfettamente chiaro dagli spalti, luogo non segnato dalle linee e dalle mappe dove la costruzione comincia a diventare finalizzazione, dove i compagni operai ammassano pazientemente i ceppi di legno e la paglia in attesa della scintilla. La trequarti al trequartista, così è sempre stato e così sarà perché le parole chiedono il loro conto e la loro ragione. Sì, però. La vita è più tranquilla defilati. Lì non ti prendono a calci da tutte le direzioni, ma da una, massimo due. Lì è difficile essere triplicati. La vita è così tranquilla, defilati. Soprattutto defilati a sinistra, dove il terzino spinge e fa tutto il lavoro.
Già, il terzino sinistro. Avanti e indietro. Uno che è spericolato senza fantasia. Uno che la trequarti l’ha sempre vista da lontano, molto lontano. Uno che il trequartista al massimo lo ha ringraziato – troppe effusioni, troppi cenni d’intesa per non apparire fuori luogo – per un appoggio svogliato alla fine di un’azione personale (dell’altro) e di una sgroppata a perdifiato (la sua). La vita è così tranquilla, a sinistra, tanto tranquilla che alla fine il trequartista si è spostato lì. Meno calci, meno pressione, meno dolore. A sinistra si possono scalare un paio di marce. Meno possibilità di scelta significa che è più facile scegliere. Apertura a scavalcare verso destra per premiare un terzino destro di cui a malapena si conosce il nome, triangolo stretto con la punta centrale, destro a giro sul palo lontano, finta e tocco corto per l’accorrente compagno di fascia ligio al dovere.
Già, sempre lui, il terzino sinistro, e che strano effetto che gli fa vedersi il numero 10 così vicino. Lui che dal 10 era sempre stato snobbato, a volte umiliato e a volte coccolato, ma come si coccola un cane ubbidiente il cui unico merito è quello di non aver defecato sui piedi dell’ospite di riguardo. Il terzino sinistro un giorno s’è trovato davanti il trequartista, o meglio, il fantasista, perché non si può essere trequartista senza trequarti. Con un po’ di imbarazzo lo ha salutato e gli ha detto subito che a sinistra, defilati, la vita è tranquilla, perché davanti non c’è la porta avversaria, lontana e inaccessibile, e dietro non c’è la porta propria, con la minaccia costante dell’errore che spiana la strada.
A sinistra, dietro e davanti, ci sono solo due bandierine, una uguale all’altra, che a volte sventolano e a volte, la maggior parte delle volte, non sventolano. Perché a sinistra non c’è molto vento, la vita è tranquilla. Così tranquilla che poco oltre, dall’altra parte della linea bianca, ci sono un paio di belle pantofole bianche e morbide che aspettano il trequartista, ora fantasista, prossimo ex calciatore, genio assoluto in fuga dalle responsabilità, stanco e vigliacco, nuovo amico del terzino sinistro. Ma lo sanno tutti e due che non durerà.