Non è ancora chiaro se esista davvero, ma di sicuro ha una popolazione di cinque milioni di persone. È il continente (ma sarà poi un continente?) di Zealandia: si troverebbe nel bel mezzo dell’Oceania, appena appena staccato dall’Australia (e grande circa la metà) e piuttosto distante dalle terre antartiche. Non lo avete mai visto? Certo che no: si trova, per il 93% della sua superficie, sott’acqua da circa 60 milioni di anni.
Sono più note, però, le sue cime montuose. I rilievi che, superando il livello del mare, diventano – ai nostri occhi – isole e isolette. Tra questi la più famosa è la Nuova Zelanda – da cui deriva il nome – insieme a tutte le sue isolette (comprese, per fare due nomi, anche quelle di Chatham, Antipodes, Auckland). In più si aggiungono quelle dell’arcipelago della Nuova Caledonia, le isole di Norfolk e il gruppo delle isole di Lord Howe. Un continente sommerso, ma non troppo.
Se sopra è composto da un pugno di isole e isolotti, sotto le cose sono più complicate. La Zealadia è composta da due immense dorsali con in mezzo un graben, che altro non è che una fossa tettonica, cioè una porzione di crosta sprofondata (per chi non capisse, qui sotto c’è una rappresentazione grafica).
In generale, tutta la roccia delle dorsali è di tipo continentale, ma troppo sottile per superare il livello del mare. Da circa 25 milioni di anni la dorsale orientale (Pacifica) ha cominiciato a scivolare lungo il tracciato della fossa tettonica, andando verso sud rispetto alla dorsale occidentale. Finora ha percorso, a velocità non proprio olimpiche, 500 chilometri. Ma i risultati sono notevoli: ha causato un’intensa attività vulcanica – con corrispondente notevole attività sismica in profondità – e ha provocato la tortuosità tipica della regione della Nuova Zelanda, che si trova proprio all’incontro delle due dorsali.
Insomma, quando si tratta di continenti perduti, non c’è bisogno di cercare improbabili Atlantidi intorno al mediterraneo. Qualcosa, sotto il manto dell’acqua, c’è. E le sue cime sono lì a dimostrarlo.