E se scoppia la bolla? Come tutelarsi nella peggiore situazione possibile per un investitore

Se una persona avesse investito 10mila dollari alla vigilia della bolla delle Dot Com, nel 2000, avrebbe recuperato i soldi solo 15 anni dopo. Ma le cose sarebbero andate diversamente se avesse scelto un piano di accumulo e diversificato gli investimenti

John Moore/Getty Images/AFP

Dopo ben 17 anni, lo S&P Information Technology Index si è finalmente ripreso dopo l’esplosione della bolla dot-com. La scorsa settimana i prezzi dell’indice tecnologico che raccoglie i giganti dell’economia digitale di Wall Street hanno raggiunto i livelli del marzo 2000, la data in cui la bolla finanziaria esplose sulle aziende che avevano caratterizzato la prima fase di internet. La lenta ripresa, che è stata accompagnata dall’ascesa di internet e dalla diffusione degli smartphone, ha chiuso finalmente quel capitolo, anche se ancora oggi rimane aperta una questione: se stiamo assistendo alla crescita di una nuova bolla.

La vicenda della bolla dei dot-com, per la sua dimensione unica nel periodo recente, fornisce un utile spunto per illustrare l’importanza di alcune delle precauzioni fondamentali che un investitore dovrebbe prendere per evitare di esporsi eccessivamente al rischio. Per esempio, se invece di investire tutto in una sola volta alla vigilia del crollo, il nostro investitore avesse investito in un piano di accumulo, di 500 dollari al mese per 20 mesi il risultato sarebbe stato ben diverso. Dopo 17 anni il capitale sarebbe più che raddoppiato e l’investitore sarebbe rientrato del suo investimento iniziale “già” nell’ottobre del 2007, quasi 10 anni fa.

La spiegazione è molto semplice anche se non del tutto intuitiva.

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Diluire l’investimento nel tempo e diversificare i settori in cui si investe permette di limitare molto i danni, quando le bolle scoppiano

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