Piccolo sondaggio. Di Harvey Weinstein, il mega produttore di Hollywood che per anni e anni, tra un film d’autore e un parere autorevole all’Academy of Motion Pictures che assegna gli Oscar, ha estorto favori sessuali a modelle e aspiranti dive con la minaccia implicita ed esplicita di rovinar loro la vita e la carriera, che cosa direste? Quale di queste due frasi usereste? Frase A: “Non importa quanto siano brillanti i film presentati a questa nuova edizione degli Oscar, un uomo brillerà nella sua accecante assenza: Harvey Weinstein”. Frase B: “Lo stupro, tanto più quello contro una minorenne, è un delitto degno di essere punito sempre”?
Per agevolare la scelta, aggiungerò questi elementi. Se prendete la Frase A, siete in compagnia del fior fiore dell’intelligencija europea. Se invece votate la Frase B, avete come sodale il fior fiore del berlusconismo. E, per quale che vale, anche me.
La Frase A, infatti, non è che la parafrasi di quanto disse nel 2010, in occasione del Festival di Cannes, il filosofo che ha inventato la camicia bianca. Bernard Henry-Levy, instancabile promotore della causa di beatificazione di Roman Polanski, che a quel Festival non poté partecipare perché messo agli arresti domiciliari, in Svizzera, a causa di un mandato di estradizione che lo inseguiva dagli Usa. Henry-Levy aveva raccolto decine e decine di firme di registi, attori, scrittori e intellettuali per spiegare al mondo che Polanski, arrestato nel 1977 a Los Angeles per una serie di reati ai danni della tredicenne Samantha Geimer (stupro con uso di stupefacenti, sodomia, perversione, azioni volgari e lascive su un bambino di età inferiore ai 14 anni, secondo filo Codice penale locale) era vittima di una menzogna, di una cospirazione. E dunque il filosofo chiedeva alla Svizzera di rifiutare l’estradizione. Anche se Polanski aveva patteggiato una condanna, schivando l’accusa di stupro ma non le altre. Anche se, rilasciato, era fuggito dagli Usa, schivando un secondo processo ma scegliendo di peregrinare attraverso i Paesi che non l’avrebbero estradato. Anche se dal 2005 il suo nome figura sulla “lista rossa” dell’Interpol, quella dei reati da perseguire sempre e comunque.
Dono spuntate altre donne che hanno raccontato di aver subito le porcherie di Polanski. Alla rituale domanda (“Ma perché lo dite solo adesso?”), hanno risposto esattamente come le vittime di Weinstein: avevamo paura, ci vergognavamo, ora vogliamo che il mondo sappia. Insomma, è diventato assai più difficile negare che Polanski aveva inclinazione all’abuso sessuale e tendenze pedofile. O no?
Sono passati quarant’anni esatti e sono successe altre cose. Samantha Geimer, diventata adulta e mamma di tre figli, ha raggiunto un accordo con Polanski. In più, stanca di comparire regolarmente sui giornali come quella che era stata drogata e abusata sessualmente da bambina, in occasione dell’ultima udienza negli Usa ha detto di averlo perdonato. Purtroppo per lui e per lei, il tribunale ha rifiutato di lasciar cadere l’accusa e ha confermato il mandato di cattura. Inoltre, sono spuntate altre donne che hanno raccontato di aver subito le porcherie di Polanski. Alla rituale domanda (“Ma perché lo dite solo adesso?”), hanno risposto esattamente come le vittime di Weinstein: avevamo paura, ci vergognavamo, ora vogliamo che il mondo sappia. Insomma, è diventato assai più difficile negare che Polanski aveva inclinazione all’abuso sessuale e tendenze pedofile. O no?
Se invece scegliete la Frase B, tutto è più semplice. Forse non avrete accanto gente superfiga, personaggi che fanno tendenza, menti che distillano opere eccelse (a cominciare da me, peggio per voi) e si ritrovano a discuterne nei meglio caffè di Parigi, ma penserete e direte ciò che pensereste e direste se la tredicenne in questione fosse vostra figlia o vostra sorella. Non vorreste che il colpevole fosse punito, oggi, domani o tra dieci anni?
E per favore (per favore, per favore), non proviamo neppure a fare dei distinguo. Polanski è un grande artista? Anche Weinstein, nel suo ruolo, ha accumulato grandi meriti artistici. Basta scorrere la lista dei film che ha prodotto, o quella delle grandi attrici che, con l’Oscar in mano, lo hanno ringraziato con tanto di lucciconi agli occhi, anche se a quanto ora pare tutti (e solo loro no?) sapevano che era un gran porco. Weinstein è un vigliacco che ha approfittato del proprio potere? Ma anche Polanski, in quel maledetto 1977, era un potente: aveva già girato i suoi film più famosi, ovvero Rosemary’s Baby e Chinatown (con 11 nomination all’Oscar) e L’inquilino del terzo piano, e si può immaginare che delle ragazzine ambiziose fossero intimidite dalla sua fama e dalle relative possibilità di carriera.
Polanski ha da tempo messo la testa a posto, è diventato un buon marito e padre? Ma non è che Weinstein, fuori dall’ufficio e dalle camere d’albergo, mordesse i passanti o sparasse ai canarini. Certo, il produttore ha tormentato decine, forse centinaia di donne. Ma non risulta che drogasse e sodomizzasse bambini, come invece ha ammesso di aver fatto il regista patteggiando la condanna. Non si può essere PRO Polanski e CONTRO Weistein, ma solo CONTRO Weinstein e CONTRO Polanski. I distinguo sono complicità. Alle quali il mio personalissimo e stravagante tribunale appiopperebbe anche un’aggravante: lo snobismo.