Da Verona in giùArmi, famiglia e castrazione chimica: questo governo è la destra peggiore (ma la sinistra continua a dormire)

Il decreto sicurezza, tre ministri al congresso degli ultraconservatori, l’emendamento leghista sul codice rosso. Ce ne sarebbe abbastanza per andare in piazza e rimanerci, contro la deriva securitaria e liberticida del governo gialloverde. Sicuri che possa cambiare qualcosa, senza opposizione?

Anche i ragazzini delle medie conoscono la famosa frase di Agatha Christie secondo cui “tre indizi fanno una prova”. Se fossimo in uno dei suoi gialli, l’approvazione della legge sulla legittima difesa, la partecipazione di tre ministri al Congresso Mondiale delle Famiglie e il dibattito sulla castrazione chimica, non sarebbero viste come una coincidenza, ma come la prova che nel nostro Paese stia governando serenamente un Governo di ultradestra. Invece siamo in Italia, e questi tre fatti sono andati giù lisci, come uno spritz sotto il primo sole primaverile. Meno di vent’anni fa la Sinistra italiana faceva girotondi contro l’abolizione del falso in bilancio, alla fine dello scorso decennio riempiva le piazze al grido di “se non ora, quando” perché Berlusconi faceva festini. Oggi, davanti a un’agenda politica che nemmeno i moti di Reggio Calabria, ci si limita a una faccina arrabbiata su Facebook, a un anatema in trasmissioni TV che ormai nessuno guarda.

C’entrano, sicuramente, gli effetti della crisi economica, che hanno obbligato tutti a un ripiegamento sul personale, e c’entrano anche le contraddizioni dell’Europa sull’immigrazione, i penosi teatrini andati in scena a Bruxelles nei mesi scorsi, quando un continente di oltre settecento milioni di persone si dimostrava incapace di accordarsi per ospitarne qualche decina, aprendo praterie alla retorica del Ministro dell’Interno.
Sta di fatto che la sinistra italiana, includendo nella stessa pure i moderati che un tempo avevano dubbi su Berlusconi perché era alleato con Fini, sembra avere paura di disturbare il manovratore, e se si parla di lei è solo per beghe di condominio, scaramucce tra correnti, vecchie glorie spompate che tornano nella mischia come se la loro presenza, da sola, bastasse a cambiare le cose. Tutto questo mentre nel resto del mondo la sinistra mainstream è approdata su posizioni radicali tanto quanto la destra. Tassazione al 70% sui grandi redditi, nazionalizzazioni, apertura totale delle frontiere, ambientalismo, diritti civili, ovunque è in atto una sconfessione totale della paraculissima “terza via” a-la Tony Blair, vera responsabile dell’esplosione a livello mondiale del populismo.

Sta di fatto che la sinistra italiana, includendo nella stessa pure i moderati che un tempo avevano dubbi su Berlusconi perché era alleato con Fini, sembra avere paura di disturbare il manovratore, e se si parla di lei è solo per beghe di condominio, scaramucce tra correnti, vecchie glorie spompate che tornano nella mischia come se la loro presenza, da sola, bastasse a cambiare le cose

Noi invece siamo ancora lì, al mito del leader in camicia bianca e maniche arrotolate, che grazie al “senso di responsabilità” si mette “a disposizione dei cittadini”. Nonostante abbiamo a che fare con il governo più a destra di sempre, è ancora tutta una corsa a non strappare, a non spaventare, a non esagerare, nel timore di perdere i voti del mitologico “ceto medio riflessivo”. Peccato che, nel frattempo, parte di quel ceto medio riflessivo non veda l’ora di imbracciare un fucile, e mentre monta la guardia sul balcone di casa, aspettando di sparare una bella schioppettata, per ammazzare il tempo augura sui social ogni tipo di disgrazia a chi la pensa diversamente da lui.

Alla base di questo governo non ci sono valori condivisi, ideologie o concezioni etiche dello Stato stile “Dio, patria, famiglia”. La triade in cui credono i due leader dei partiti di Governo, casomai, è “Facebook, Instagram, Twitter”: non c’è nessun regime e nessuna felpa di ferro, c’è solo una ricerca frenetica e spasmodica di consenso

Non dovrebbe essere difficile capire che mai come in questo momento c’è bisogno di dare rappresentanza politica a tutti quelli che di Medioevo ne leggono volentieri sui libri di Storia, ma non smaniano per tornarci a vivere: eppure l’iniziativa è lasciata interamente ai cittadini e alle loro manifestazioni estremamente partecipate, le cui istanze però cadono nel vuoto, a causa di questa Sinistra-Spritz cui evidentemente le cose vanno bene così. Anzi: viene il sospetto che su temi forti come lo ius soli, le percentuali favorevoli siano molto più alte tra gli elettori che tra gli eletti, e che la Sinistra-Spritz abbia perso completamente il contatto con il popolo che dovrebbe rappresentare.
Proprio lo ius soli e il balletto da terra dei cachi in cui si è esibito Salvini in settimana – cittadinanza a Rami si, cittadinanza no – dimostra quanto, in realtà, basterebbe pochissimo per mandarlo in crisi.

Alla base di questo governo non ci sono valori condivisi, ideologie o concezioni etiche dello Stato stile “Dio, patria, famiglia”. La triade in cui credono i due leader dei partiti di Governo, casomai, e’ “Facebook, Instagram, Twitter”: non c’è nessun regime e nessuna felpa di ferro, c’è solo una ricerca frenetica e spasmodica di consenso, per il quale hanno sviluppato una dipendenza equivalente a quella che i frequentatori del Bosco di Rogoredo di Milano hanno per l’eroina.

Il loro unico pensiero è prendere like e cuoricini, e se per farlo devono sostenere il contrario di quello che hanno sostenuto un’ora prima non c’è problema, perché’ tanto c’è nessuna opposizione pronta a chiederne conto.
Basti pensare alle case chiuse e alla proposta di permettere alle prostitute di pagare le tasse: che ne pensano, al Congresso Mondiale delle Famiglie, che per anni Matteo Salvini stava al fianco della trans Efe Bal, chiedendo la regolarizzazione dell’amor profano?
Invece di preoccuparsi sempre di moderare i toni, la Sinistra-Spritz dovrebbe moderare i tonic: alzarsi dal suo tavolino al bar dove osserva tutto senza dire nulla, e cominciare – finalmente – a fare opposizione.
A misura di ventunesimo secolo.

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