EuroparlamentoElezioni europee, ecco chi sono (e come comunicano) i gruppi e i candidati in corsa a sinistra

Secondo i sondaggi, l’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici perderà seggi, mentre i Verdi e i liberali di Alde dovrebbero guadagnarne qualcuno. Ecco chi sono i loro rappresentanti e quali sono i temi su cui puntano

INA FASSBENDER / AFP

La scorsa settimana abbiamo iniziato a vedere come si stanno preparando i partiti politici europei alle elezioni per rinnovare l’Europarlamento, cominciando dal PPE. Adesso diamo uno sguardo agli altri gruppi, a partire dal secondo più rappresentativo del Parlamento uscente, ovvero il Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici (S&D). Con il 25,43% dei consensi, nel 2014 ottenne 191 seggi, l’ultima proiezione ufficiale fornita dall’Ue ne assegna 149, mentre poll of polls 146 e prevede, tra le altre cose, che quelli italiani passino da 31 a 18, quelli tedeschi da 27 a 16 mentre la Spagna dovrebbe aggiungere tre seggi, da 14 a 17.

All’interno del gruppo S&D troviamo i partiti del PSE, ovvero il partito socialista europeo che comprende ad esempio il partito socialista portoghese e quello spagnolo, il Partito democratico italiano, l’SPD in Germania e i laburisti britannici, più alcune formazioni politiche progressiste che formalmente non fanno parte del PSE. A unire tutti è il desiderio di cambiare radicalmente l’Europa proponendo un nuovo patto sociale con un occhio anche alla lotta ai cambiamenti climatici. I progressisti auspicano un’uguaglianza sostenibile in tutte le sue dimensioni: sociale, economica, politica e territoriale. Si sottolinea poi l’impegno in difesa dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e il tema immigrazione viene proposto bilanciando l’esigenza di difesa dei confini con la necessità di garantire un’efficace integrazione nelle comunità ospitanti. S&D ha condotto una serie di iniziative, che vanno dalla giustizia fiscale al raggiungimento della parità di genere, dai diritti sociali alla scuola di democrazia per i giovani. Alcune di queste battaglie hanno già prodotto dei risultati, elencati sul sito web del gruppo. Ma, risultati e obiettivi a parte, c’è un motivo prioritario per recarsi alle urne, evitare di sentirsi passivi e privi di voce in capitolo. “Ci sono mille modi per affrontare la frustrazione, ma è innanzitutto meglio evitarla”, recita infatti un video fissato in alto sull’account Twitter del gruppo S&D, dove si vede una donna uscire dalla cabina elettorale. I cinguettii del PSE mettono invece in evidenza il candidato proposto per la presidenza della Commissione, Frans Timmermans, classe 1961, più volte membro del Parlamento olandese con il Partij van de Arbeid, ex Ministro degli Esteri e Ministro per gli Affari europei, che su Twitter può essere seguito con l’hashtag #ItsTime.

Far convivere ecologia ed economia è considerata dai Verdi una priorità per creare posti di lavoro e rispettare l’ambiente, senza dimenticare la giustizia sociale e la democrazia inclusiva

Spostiamoci ancora più a sinistra, dove troviamo il Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea GUE/NGL, presieduto dal 2012 dalla tedesca Gabriele Zimmer, appartenente al partito Die Linke. Nel 2014 GUE/NGL con il 6,92% dei voti, ottenne 52 seggi, l’ultima proiezione ufficiale ne stima 46. Un’integrazione che garantisca uguaglianza, solidarietà internazionale e sostenibilità sono i valori principali del manifesto politico di questo gruppo, che su Twitter scrive che un’altra Europa è possibile e si descrive come femminista, dalla parte dei lavoratori, della pace, dei diritti umani e dell’ambiente. E, a proposito di ambiente, i Verdi cinque anni fa ottennero il 6,66% dei consensi e 50 seggi, l’ultima previsione ufficiale ne stima sette in più. “Noi ci preoccupiamo, noi agiamo, noi lottiamo” si legge sul loro sito web, per cosa, è facile da immaginare. Far convivere ecologia ed economia è considerata una priorità per creare posti di lavoro e rispettare l’ambiente, senza dimenticare la giustizia sociale e la democrazia inclusiva. #Changeinthemaking è l’hashtag per seguire non solo proposte e iniziative ma anche i leader Ska Keller e Bas Eickhout.

#RenewEurope e #ValuesFirst sono invece alcuni degli hasthag usati da ALDE, l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, il quarto e ultimo gruppo di cui ci occupiamo oggi. Al suo interno troviamo ad esempio +Europa in Italia e La République En Marche, ovvero la formazione politica di Emmanuel Macron. L’inquilino dell’Eliseo, nonostante la tribolata esperienza presidenziale, viene visto come il principale rappresentante di quell’europeismo che si contrappone alle pulsioni nazionalistiche, non a caso si presentò con l’Inno alla Gioia per il suo primo discorso dopo l’elezione. Per capire gli obiettivi di ALDE possiamo riportare direttamente le parole del suo presidente Guy Verhofstadt “Abbiamo un sacco di lavoro davanti a noi: (la lotta ai) cambiamenti climatici, il potenziamento del mercato interno, come diventare più competitivi rispetto ai nuovi “imperi” come Cina e India, dobbiamo costruire una governance economica europea, proteggerci contro la Russia creando un pilastro europeo di difesa all’interno della NATO e infine dobbiamo mettere in atto una politica in materia di asilo e immigrazione.” “Vogliamo un’Europa che abbracci il potenziale dell’evoluzione tecnologica e digitale, dell’innovazione (…) che ci protegga come cittadini contro minacce come il cambiamento climatico, il terrorismo, i conflitti informatici e il crimine organizzato (…) Vogliamo un’Europa dei mercati aperti e del commercio. Vogliamo un’Europa che persegua l’innovazione economica.” Sono invece le parole di Margrethe Vestager, un altro esponente di rilievo di ALDE, commissario europeo per la concorrenza. Nel 2014 con l’8,92% dei voti, il gruppo ottenne 67 seggi, l’ultima previsione ufficiale ne stima 76. Andrà davvero così?

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