Cantautorato e maschilismoFinalisti, vincitori, giurati? Tutti maschi. Musicultura ha un problema con le donne (e ce l’ha da sempre)

Una sola donna tra i finalisti, Lavinia Mancusi. Solo otto donne su 28 membri del Comitato di Garanzia. Nelle 19 edizioni le donne hanno vinto solo quattro volte. Ecco il maschilismo irriflesso del mondo musicale italiano

Dalla pagina Facebook di Musicultura

Musica: [mù-si-ca]: sostantivo femminile, arte e tecnica del combinare insieme i suoni, secondo determinate regole in un insieme armonico e unitario.

Cultura: [cul-tù-ra]: sostantivo femminile, insieme di conoscenze che concorre a formare la personalità dell’individuo sul piano intellettuale e morale, donandogli la consapevolezza razionale del ruolo che andrà a ricoprire nell’ambito sociale.

Donna: [dòn-na]: sostantivo femminile, femmina della specie umana da adulta.

Macerata: [Ma-ce-rà-ta]: sostantivo femminile, nome proprio di città italiana, provincia della regione Marche.

Proviamo a partire da qui. O meglio, proviamo a ripartire da qui. Da dove non sarei voluto ripartire. Non perché non mi piaccia Macerata, figuriamoci, sono un marchigiano in esilio a Milano da quasi ventidue anni, l’autore del libro Seppellite il mio cuore sul Monte Conero, ancora oggi a sentir nominare un luogo della mia terra natia scatta in me una sorta di saudade paragonabile a quella provata da Edmundo, detto “O Animao”, giocatore brasiliano in forze un tempo al Napoli, durante i giorni del Carnevale di Rio. Roba da mettersi a scrivere una bossanova canticchiandola lieve, con una voce alla Chico Buarque de Hollanda. Niente contro Macerata. Ma a Macerata, in questi giorni, sta andando in scena, ancora una volta, una situazione che negli ultimi mesi sta diventando sempre più spesso scambiata per naturale, ma che naturale non è.

Una situazione che mette in campo tre dei quattro termini da cui siamo partiti, e proprio l’assenza quasi totale di uno dei tre, legato semanticamente a tutti i termini in questione, è il punto da cui vorrei partire.

Il 23 giugno andrà di scena allo Sferisterio di Macerata, una delle arene aperte più importanti d’Italia, la sareta Finale di Musicultura, giunta quest’anno alla XXX edizione. Proprio nei giorni scorsi sono stati annunciati gli otto vincitori della manifestazione, vincitori che il 21 si contenderanno la vittoria finale, diventando da otto quattro, andando poi a contendersi il 23, in diretta su Rai1, la palma del vincitore assoluto.

Questi sono i nomi dei vincitori di questa edizione: Luca Boccehetti, Francesco Lettieri, Lo Straniero, Lavinia Mancusi, Paolantonio, Gerardo Pozzi, Enzo Savastano e Francesco Sbraccia. Due degli otto finalisti sono arrivati alla vittoria grazie a un contest online, scelti tra sedici semifinalisti a suon di Like, uno, Enzo Savastano, è stato scelto direttamente da Musicultura, mentre gli altri cinque sono stati designati dal Comitato Artistico di Garanzia, composto da ventotto artisti e nomi della scena culturale italiana. Questi: Francesca Archibugi, Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Paolo Benvegnù, Brunori SaS, Luca Carboni, Alessandro Carrera, Guido Catalano, Ennio Cavalli, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Niccolò Fabi, Giorgia, Alessadro Mannarino, Dacia Maraini, Mariella Nava, Gino Paoli, Vasco Rossi, Ron, Enrico Ruggeri, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Sandro Veronesi, Willy Peyote e Federico Zampaglione.

Ospiti dell’evento, quelli già annunciati, sono Daniele Silvestri, la PFM, Morgan, Sananda Maitreya, Anegelique Kidjo, il Quintetto Astor Piazzolla, Rancore, The Beatbox con la Roma Philarmonic Orchestra, The Andrè, Giordano Bruno Guerri e Andrea Purgatori.

Nelle precedenti ventinove edizioni, anzi nelle precedenti diciannove, perché quando il premio si svolgeva ancora a Recanati i premi ogni anno erano a ex equo tra tutti i finalisti, troppi da citare qui, hanno vinto questi artisti. Andando a ritroso, come Huysnman, Davide Zilli, Mirkoelicane, Gianfrancesco Cataldo, Gianmarco Dottori, Dante Francani, Alessio Arena, L’Orage, Momo, Serena Ganci, Giovanni Block, Folco Orselli, Pilar, Davide De Gregorio, Simone Cristicchi, Giua, Povia, Suddando, Alessia D’Andrea, Stefano Dell’Armellina.

Peccato che Musicultura, quindi una manifestazione che dovrebbe per sua natura guardare alla cultura, non certo fare l’occhiolino né alle mode né al mercato, sia ancora una volta una manifestazione di chiara matrice maschile

Ciò che colpisce, dando uno sguardo veloce a questo elenco, volendo anche a quello del comitato, lasciando da parte quello che sarà il tema di questo mio scritto, è la quasi totale assenza di artisti poi diventati famosi. O meglio, di artisti finiti nel mainstream. Praticamente, dei vincitori, si possono definire tali solo in due, Simone Cristicchi, che per altro ci arriverà dopo il noto brano dedicato a Biagio Antonacci, e Povia, il che indurrebbe a guardare a questa manifestazione come a qualcosa di molto negativo. Per il resto nomi anche di grande valore, penso Folco Orselli e Giua, a Serena Ganci e Mirkoeilcane, ma sicuramente non popolari.

Del resto il premio in questione si chiama Musicultura, non Festivalbar, e non essendo stata chiamata Ambra a presentare dubito qualcuno potrebbe pensare che si tratti della perfetta fotografia del mercato, come era stato detto a proposito della discutibilissima scelta sessista del cast del Concertone del Primo Maggio di Roma. No, qui si parla di musica e cultura, il nome parla chiaro.

Torniamo all’incipit di questo articolo. Musica, Cultura, Donna, Macerata. Tutti sostantivi femminili. Peccato che Musicultura, quindi una manifestazione che dovrebbe per sua natura guardare alla cultura, non certo fare l’occhiolino né alle mode né al mercato, sia ancora una volta una manifestazione di chiara matrice maschile.

Otto finalisti, una sola donna: Lavinia Mancusi.

Ventotto membri del Comitato Artistico di Garanzia, sei donne.

Diciannove vincitori nelle precedenti diciannove edizioni, tolte quelle in cui il premio era collettivo per i finalisti, quattro donne. Poi, è chiaro, di premi a Musicultura se ne danno tanti, da quello della critica a quelli per la migliore musica o il miglior testo, ma il Vincitore Assoluto è uno e uno soltanto. Quasi sempre uomo. Del resto, se su otto finalisti sette sono uomini le statistiche ci dicono che ci sono più probabilità che vinca un uomo che quelle che vinca la donna.

Qui si deve parlare, e so che nel farlo farò incazzare tanti, dagli organizzatori agli altri finalisti, passando per i membri del Comitato, di sessismo

Ora, ho apertamente espresso la mia volontà di voto per Lavinia Mancusi, nella fase in cui si votava online tra i sedici semifinalisti. E ovviamente resto dell’idea che Lavinia e la sua Ninù, perché qui si premia l’artista con la canzone, sia la migliore di questa covata, covata che presenta altri nomi interessanti, su tutti Enzo Savastano e Gerardo Pozzi. Ma qui, direi, subentra una questione assai più delicata dell’indicare la propria scelta in ambito di critica musicale. Qui si deve parlare, e so che nel farlo farò incazzare tanti, dagli organizzatori agli altri finalisti, passando per i membri del Comitato, di sessismo. E, credo, come nel caso del Concertone del Primo Maggio, di una forma più strisciante di sessismo, quello involontario. Perché non posso credere che chi gestisce e organizza una manifestazione come Musicultura sia sessista. Non ci voglio credere. Quindi mi sembra evidente che la continua disattenzione verso il femminile non sia tanto dovuta a una volontà di emarginare le cantautrici, che come si è ormai detto allo sfinimento ci sono, sono molto valide e, anzi, oggi rappresentano senza ombra di dubbio la parte più interessante e ispirata del panorama musicale, quanto a un uniformarsi certo colpevole a un sistema che ormai da per scontato che a fare musica in Italia siano solo uomini, sempre e solo uomini. Non che si stia parlando, per essere chiari, di artisti la cui scelta è così ovvia da non essere in discussione, perché molti dei nomi giunti in finale, lo dico da critico musicale, senza paura di essere smentito, non lasceranno traccia di loro alle loro e alle nostre spalle. Qui nessuno ha pensato che ci sia un problema col femminile, è evidente, e il non averlo pensato ha indotto alla scelta di nomi prescindibili, lasciando ancora una volta le donne a margine

È da poco andato in scena il Primavera Sound, in cui il cast era, ideologicamente e politicamente, per metà al femminile. Una scelta radicale, che ha anche fatto molto discutere. Come in genere fanno discutere le quote rosa, le scelte di genere e tutto questo discorso qui. Ma in un momento come questo, in cui le cantautrici sono praticamente state estromesse dai giochi, spero che tutti abbiate visto lo Speciale Tg1 di Cinzia Fiorato dal titolo Femminile Musicale, che spiega nel dettaglio quanto sto dicendo, il non occuparsi affatto della questione è, automaticamente, un prendere una posizione. La posizione sbagliata. Perché non ammettere che si sta facendo lo stesso gioco di chi gestisce le etichette, dai presidenti agli A&R praticamente solo uomini, di chi gestisce i Festival, idem, da quello di Sanremo all’ultimo festival indie, di chi gestisce la critica musicale, addirittura, è esserne complice.

Anche di questo, spero, si parlerà nel backstage dell’evento che con Tosca ho organizzato a Roma, il 27 giugno a partire dalle 19 presso l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, Femminile Plurale. Evento che condurrò proprio con Cinzia Fiorato, perché mai come oggi porre l’accento su questa situazione, certo presente anche negli altri ambiti lavorativi e artistici, è doveroso.

Io ovviamente resto dell’idea che Lavinia Mancusi, in gara per la vittoria finale di Musicultura e anche presente il 27 a Roma, sia la più meritevole di questo riconoscimento, andatevela a ascoltare per credere. E sono anche convinto che gli organizzatori di Musicultura, così come quelli di Sanremo e del Concertone del Primo Maggio, e spero a cascata di tutti gli altri festival, approfittino di questo momento di critica per fare una riflessione e cambiare decisamente rotta a partire dall’anno prossimo. Più donne nel comitato, più donne tra i partecipanti, spero a partire da quest’anno anche più donne nell’albo dei vincitori assoluti. Fosse la volta buona che cominciate a azzeccare qualche nome destinato a rimanere nel tempo, visto mai.

La musica e la cultura sono sostantivi femminili, come lo è il nome della città che ospita il premio, peccato che di femminile per il resto ci sia solo un ottavo dei finalisti. Lavinia, mi raccomando, porta alta la bandiera del femminile. Stendili tutti.

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