Salvo inteseIl Pd presenta più emendamenti alla manovra della Lega: ma non è al governo?

Al Senato sono arrivati oltre 4.550 emendamenti, di cui più 1.500 solo dai partiti di maggioranza. Protagonisti dell’“assalto alla diligenza” i Dem, con 921 proposte di modifica, più delle 905 del Carroccio. I 5S si fermano a 435, Italia Viva a 230, ma annuncia battaglia su quota 100

Che governo avesse approvato il testo della manovra “salvo intese” si sapeva. E che le intese sul bilancio dello Stato nella maggioranza in effetti mancano del tutto ora si vede eccome. Visto che in commissione Bilancio del Senato sono arrivati oltre 4.550 emendamenti, di cui più 1.500 solo dai partiti di maggioranza. Come se il testo l’avesse scritto qualcun altro, insomma. Protagonista indiscusso del classico “assalto alla diligenza”, però, è il Partito democratico, con ben 921 proposte di modifica, più delle 905 del gruppo della Lega. Quasi i Dem fossero all’opposizione. I Cinque Stelle si fermano invece a 435 emendamenti. A conti fatti, i due principali azionisti del governo arrivano così a quota 1.300 proposte di modifica e superano Italia Viva, sospettata più volte di voler minare la solidità della coalizione, che arriva solo a quota 230, seguita dai 150 emendamenti di Liberi e Uguali.

Poche le misure sulle quali Pd e 5s si muovono nella stessa direzione. Come le limitazioni sulla tassa alle auto aziendali inquinanti. Le proposte sono quelle di circoscrivere la stretta ai nuovi contratti stipulati a partire dal 1 gennaio 2020, in modo da permettere alle aziende di programmare un ricambio del parco auto con veicoli ibridi o elettrici senza incidere su quelli già noleggiati. Il Pd si spinge oltre e propone anche di abbassare l’aliquota per il conteggio dal 30% al 15% per i veicoli meno inquinanti.

Altro terreno comune, la plastic tax, sulla quale tutti fanno più o meno marcia indietro spaccando il capello in quattro. I 5S chiedono di escludere dalla nuova plastic tax i prodotti monouso in plastica biodegradabile o quelli che contengono almeno il 25% o il 50% di plastica riciclata, di esentare tutti i dispositivi sanitari monouso e ridurre al 5% l’imposizione sulla cancelleria di plastica. In più, propongono un «Programma sperimentale mangiaplastica» per incentivare i comuni all’installazione degli ecocompattatori per la riduzione dei rifiuti in plastica, e un sistema del vuoto a rendere su cauzione. Il Pd, dal canto suo, chiede di abbassare la tassa da un euro a 0,80 euro al chilo, escludendo i prodotti realizzati “per almeno il 60 per cento nel 2020, il 70 per cento nel 2021 e l’80 per cento nel 2022, in plastica riciclata”.

Ma ogni anima del governo, poi, ha le sue richieste. Il M5s chiede un nuovo piano di alloggi di edilizia residenziale pubblica denominato “Casa Mia”, per un costo complessivo di 80 miliardi in venti anni, oltre che un bonus di 15 milioni di euro per chi deve effettuare un trasloco. E poi ancora: l’Iva agevolata per i prodotti alimentari biologici venduti in imballaggi di carta o compostabili e sui kit di pannolini lavabili per l’infanzia; l’Iva ridotta al 5% sugli assorbenti femminili, ma solo de biodegradabili; l’aliquota al 10% per i “profilattici maschili e femminili”. Tra le altre cose, viene poi chiesto che il reddito di cittadinanza sia sospeso, invece che tolto, se si accettano lavori di breve durata. E con un emendamento firmato da Elio Lannutti, si rilancia la battaglia per il pagamento dell’Imu da parte della Chiesa.

I Dem tentano il sorpasso, rivedendo la criticata sugar tax. Con un emendamento a prima firma Andrea Marcucci, si chiede di ridurre l’imposta da 10 a 8 euro a ettolitro e da 0,25 euro a 0,20 euro per chilogrammo per i prodotti da diluire, facendola slittare al primo febbraio.

Italia viva, con i suoi 230 emendamenti, va all’attacco puntando alla “no tax”, eliminando tutte le microtasse previste, dalle auto alla plastica fino agli zuccheri, e dribblando le rimodulazioni proposte dagli alleati di governo. Irenziani rilanciano poi sulla abolizione di quota 100 sulle pensioni. «Ci batteremo in Parlamento», promettono, proponendo la destinazione delle risorse risparmiate, pari a circa 8,3 miliardi, all’assegno unico per la famiglia. Luigi Di Maio risponde: «C’è qualcuno che deve avercela con i pensionati e con l’ambiente. Vorrei rassicurare tutti che quota 100 non si tocca».

Il Cinque Stelle Primo Di Nicola ha annunciato che se la sua proposta per sussidi per scuole antisismiche verrà rigettata, non voterà la legge di bilancio. E pure il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti è tornato a minacciare le dimissioni

Sempre in tema previdenziale, Liberi e uguali chiede invece, con i suoi emendamenti, una nuova salvaguardia per gli esodati e l’innalzamento del trattamento minimo per accedere alla quattordicesima mensilità, come chiesto dalla piazza dei pensionati di sabato a Roma, in sostituzione dei pochi centesimi della rivalutazione degli assegni presente nel testo.

Il ddl ora è atteso in aula a Palazzo Madama dal 3 dicembre, per poi passare in commissione Bilancio alla Camera e in aula a Montecitorio con l’obiettivo del via libera definitivo in Senato in terza lettura. Una corsa contro il tempo, che dovrà concludersi entro il 31 dicembre. Ma c’è già chi passa alle minacce. Il Cinque Stelle Primo Di Nicola ha annunciato che, se la sua proposta per sussidi per scuole antisismiche verrà rigettata, non voterà la legge di bilancio. E pure il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti è tornato a minacciare le dimissioni se dalla manovra economica non spunteranno i 3 miliardi che lui ha chiesto che vangano messi a disposizione del mondo della scuola. La manovra è ancora lontana dall’approdo definitivo.

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