“Per due che come noi” è il secondo singolo del nuovo album di Brunori sas, Cip!, in uscita a gennaio per la mitica Island records. È un gran bel pezzo, una ballata d’amore al pianoforte, in classico stile brunoriano, serio e irriverente allo stesso tempo, sempre disincantato, ma anche uno dei rari casi in cui il disincantautore calabrese parla spudoratamente d’amore, un amore liberamente ispirato ai fatti suoi, cosa che evidentemente lo mette a disagio perché di solito evita, ma spesso è proprio il disagio a far nascere i piccoli capolavori del suo repertorio come “Una domenica notte” del suo secondo disco.
E, insomma, “Per due che come noi” è la perfetta risposta italiana al nonsense di Storia di un matrimonio (Marriage Story), il celebrato film Netflix di Noah Baumbach interpretato da Scarlett Johansson e Adam Driver, perché come canta Dario Brunori «a volte è anche bello trattarsi in po’ male, dormire di schiena per poi farsi abbracciare», senza bisogno di mettere in mezzo avvocati, inscenare tragedie, perché «chissenefrega di Jung e di Freud, non siamo dei santi, sbagliamo anche noi».
Secondo Brunori non bisogna confondere «l’amore e l’innamoramento, che oramai non è più tempo», e quando la canzone si apre con gli archi di un’orchestra che rendono tutto più romantico, aggiunge: «Per due che come noi, che non si sono persi mai, e che se guardi indietro non ci crederai perché ci vuole passione, dopo 20 anni, a dirsi ancora di sì, e stai tranquilla sono sempre qui, a stringerti la mano, ti amo, andiamo».