La nuova vecchia città Avanguardia, società e cultura alla Casa degli artisti di Milano

Un palazzo storico, e un luogo di sperimentazione interdisciplinare, intergenerazionale, internazionale. In zona Moscova è nato qualcosa che è più di un museo, di un atelier e di un centro culturale

Ufficio stampa

Una casa per l’arte, un punto di contatto tra artisti e società civile, tra Milano e il mondo della cultura. Così nel capoluogo lombardo nasce la Casa degli artisti, nuovo centro culturale e sede di avanguardie per i prossimi anni. Ai tanti luoghi della cultura che sono nati e stanno nascendo a Milano si aggiunge così un altro tassello, proprio nel quartiere che dell’arte è icona e memoria storica: la zona di Moscova, a due passi da Brera e da quei luoghi che da sempre sono custodi dello spirito creativo milanese.

Situata all’angolo tra via Tommaso da Cazzaniga e corso Garibaldi, nel palazzo che i fratelli Bogani, mecenati e sostenitori di laboratori e atelier della città, eressero nel lontano 1909 su progetto dell’Ingener Ghò, per accogliere e sostenere gli artisti di Milano, oggi la Casa si presenta come un edificio luminoso e dai soffitti alti, un esempio che ricorda gli ampi spazi di Hangar Bicocca da un lato e l’eleganza di Fondazione Prada dall’altro. Un luogo nel quale anche la storia parla da sé. Fra due guerre e numerose vicissitudini l’edificio – uno dei primi in cemento armato della città – era riuscito a scampare la demolizione, per diventare negli anni ’70 luogo di ritrovo di artisti come Luciano Fabro, Hidetoshi Nagasawa e della critica e storica dell’arte Jole De Sanna, un Movimento che, fra le altre cose, presentò delle opere alla Biennale di Venezia nel 1981 e 1993 e contribuì a salvare la famosa fontana dei Bagni Misteriosi di Giorgio De Chirico. Nel 1988 alcuni degli spazi furono destinati ai liutai e il pianterreno fu occupato dal centro sociale Garibaldi, al quale seguì lo sgombero nel 2007 per le cattive condizioni strutturali. Il genius loci però non abbandonò mai le sue fondamenta, tanto che nel 2015 fu la stessa giunta Pisapia, con Ada Lucia De Cesaris, a volerne impedire l’abbandono completo, decidendo di approfittare della costruzione del condominio adiacente da parte di una società del Gruppo Tecnocasa, La Ducale SpA, per sfruttare gli oneri di urbanizzazione e riqualificare l’edificio (il progetto è di Arassociati Studio di Architettura e la direzione lavori e il completamento degli spazi interni sono stati curati dagli architetti Aldo Fontana e Tanja Bekjarova).

Il testimone della riqualificazione è stato poi ereditato dalla giunta di Beppe Sala, che nel 2018 ha pubblicato il bando di gara nel Municipio 1 per la concessione in uso dell’immobile rivolto a piccole e medie associazioni. Vincitori della gara cinque associazioni riunite in una Associazione temporanea di scopo: la capofila Zona K, That’s Contemporary, Spazio XPO’, NIC e Centro Itard Lombardia. «Per un anno siamo stati al lavoro in un gruppo di 11 persone per sviluppare in modo unitario il progetto», spiega a Linkiesta Giulia Restifo, dell’associazione That’s Contemporary. L’attività artistica è stata concepita per svilupparsi lungo tre traiettorie: l’interdisciplinarietà, poiché la casa degli artisti raggruppa veramente tutte le arti – visive, performative, sonore, digitali, applicate, della scrittura e del pensiero; l’intergenerazionalità, perché contrariamente alle case d’arte classiche, che di solito si rivolgono a target specifici, qui si invitano artisti affermati tramite un processo ad invito così come quelli emergenti tramite un meccanismo di open call; infine l’internazionalità, puntando a coinvolgere personalità su tutte le dimensioni, dal quartiere alla città, al paese, fino all’estero.

L’edificio, di cui è stata conservata la struttura originale con i soffitti in cemento armato e i muri di mattone a vista, vede al piano terra la zona espositiva, con uno spazio dedicato alla ristorazione e al book & design shop, mentre il primo e il secondo piano, suddivisi in 11 atelier modulabili, ospiteranno gli artisti per lavorare in residenza. Perché, proprio a differenza delle accademie e degli spazi artistici tradizionali, qui l’arte apre le proprie porte a tutti, mettendo a diretto contatto artisti e pubblico in un miscuglio di creatività e curiosità unico nel suo genere. È proprio questo il tratto distintivo della Casa degli artisti, pensata per essere insieme centro di residenza, luogo di produzione e fruizione dell’arte contemporanea aperto a tutti.

Dopo l’inaugurazione del primo febbraio, alla Casa si è già partiti con bandi e attività aperte al pubblico. Al piano terra in questi giorni si trova una mostra dedicata a Pippa Bacca, artista milanese fortemente legata ai temi del viaggio e della femminilità, che fu violentata e uccisa il 31 marzo 2008 fuori Istanbul. Il progetto a cui stava lavorando si intitolava “Spose in Viaggio”, un itinerario-performance dove sarebbe arrivata in autostop fino a Gerusalemme, attraverso Paesi che sono stati testimoni di conflitti, indossando un unico abito da sposa e facendo alle ostetriche locali la lavanda dei piedi, facendosi portavoce di un messaggio di speranza e amicizia a chi porta in essere la vita, lì dove la guerra la minaccia costantemente. Alla mostra, intitolata “Sempreverde”, è esposto il secondo degli abiti da sposa che l’artista aveva lasciato a Milano. A lei è stato anche intitolato il giardino adiacente alla Casa, che da diversi anni è gestito dal WWF.

La programmazione del 2020 della Casa si strutturerà su call specifiche destinate agli artisti. Si è iniziato con una call denominata “fondativa”, dove sono stati invitati grandi nomi che hanno attraversato la storia della Casa e della città in passato, come Sergio Breviario, Gianni Caravaggio, Michele Guido e Luca Pozzi; altri quali Peter Welz, Yan Duyvendak e Rimini Protokoll, a conferma della volontà di apertura e dialogo internazionale; Pietro Coletta, memoria e vita dell’arte nel quartiere Brera-Garibaldi e Sten Lex testimone della volontà della Casa di uscire dalle sue mura e agire nel territorio. In aggiunta, una open call denominata “Let’s work” e destinata a tutti gli altri artisti, che presentando i propri progetti attraverso il sito sono stati selezionati da un’apposita giuria. Le tre artiste selezionate sono Camilla Alberti, Eleonora Roaro e Rebecca Agnes. Le residenze degli artisti dureranno tra i 3 e i 12 mesi e si sostanzieranno in attività diverse, dagli incontri informali per entrare nell’intimità della produzione degli artisti alle mostre di fine residenza, gli open studio una volta al mese e le cosiddette “studio visit” rivolte a collezionisti, giornalisti e personalità del settore. Due sono le open call previste ogni anno, basate di volta in volta su un concetto centrale da sviluppare nel corso dell’anno. Non a caso, per il 2020 la parola chiave è “work”, dove «l’obiettivo è proprio quello di “ricostruire” la casa insieme agli artisti», spiega Restifo.

Ma la Casa degli artisti si propone anche di andare oltre alle proprie mura per abbracciare la città intera, attraverso attività anche esterne. Fuori dalla Casa, i lavori si concentreranno su due format, l’Osservatorio di arte pubblica e uno Sportello di urban art, pensato soprattutto a scopi di riqualificazione urbana. Il primo di questi lavori sarà a cura del collettivo teatrale berlinese Rimini Protokoll, che nell’arco dei prossimi mesi svilupperà una performance intitolata “Turno di notte” sui luoghi del lavoro notturno, per la quale è attualmente aperta la seconda open call che invita per 3 mesi, cinque artisti di discipline diverse a creare un progetto comune. L’urban art invece si sostanzierà in prima battuta nel progetto “green decor” all’interno del bando quartieri del Municipio 8, dove sono previsti interventi nelle scuole. In più, saranno sviluppati progetti di wall art, di rigenerazione urbana e coesione sociale presso l’ex Convitto del Parco Trotter, senza dimenticare la partecipazione al bando di Milano Piazze Aperte con il progetto Tunnel Boulevard per il recupero dei sottopassi ferroviari di via Padova, viale Monza e via Pontano (dove già si trova la nota gallery di arte urbana Muri Liberi).

Attraverso la cooperazione con il Comune e il Municipio 1, l’idea è di creare uno spazio che sia in costante dialogo con la città, per impattarla positivamente. La prima collaborazione si è già sostanziata sulla Music Week 2019, e molti altri appuntamenti non mancheranno ad arricchire l’offerta della Casa. Oltre alla preziosa collaborazione con l’amministrazione, per sostentarsi la Casa ha poi previsto partnership in tutti i campi: da quelle istituzionali, dove BNP Paribas sta dando il più importante contributo, ai partner progettuali e tecnici. È prevista la partecipazione a bandi a tutti i livelli, e in più si prevede a breve termine il lancio del format “Arte e Impresa”, che vede una collaborazione tra artisti e aziende che travalica il semplice mecenatismo. «Le imprese hanno capito l’importanza dell’avvicinamento all’arte come investimento in termini di welfare aziendale, di crescita formativa e non solo. L’arte è un bene comune, strumento fondamentale per la comprensione del mondo contemporaneo, oltre che un driver sofisticato e innovativo, che arricchisce di contenuti culturali le imprese, favorendo nuovi processi creativi», spiega Restifo. Altra collaborazione fondamentale, quella con la sezione Ondemand, legata all’arte performativa, della fiera MiArt e la Triennale teatro. Il primo appuntamento da tenere d’occhio? Proprio oggi: laboratorio per bambini tenuto da Jacopo Tartari alle 16.30 e talk alle 19 su Pippa Bacca, con interventi di Rosalia Pasqualino di Marineo, Cristina Gastaldi, Cosimo, Mattia Bosco e Bubble Gum.

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