Posta in arrivoCosa sta succedendo nei quattro Stati chiave delle elezioni americane

In Pennsylvania, Georgia, Arizona e Nevada si contano ancora gli ultimi voti, Joe Biden è in vantaggio o recupera il divario dal presidente che sa di essere a un passo dall’essere costretto a lasciare la Casa Bianca

AP Photo/Mary Altaffer

Già prima delle elezioni presidenziali americane si sapeva che non ci sarebbe stato un verdetto finale la sera dell’election day. Il testa a testa fra Donald Trump e Joe Biden si sta rivelando una sfida molto combattuta, in cui l’ago della bilancia oscilla da un candidato all’altro, tra scenari che cambiano ora dopo ora, trend che si interrompono bruscamente, e Stati che saranno assegnati solo dopo lo spoglio completo dei voti.

La prima grande notizia che hanno portato queste elezioni è il mancato rigetto di Donald Trump da parte dell’elettorato americano. È vero che Biden è in netto vantaggio nel voto popolare – nel calcolo complessivo dei voti – ma la sfida per la Casa Bianca si decide Stato per Stato e si sta dimostrando particolarmente equilibrata.

Nel corso della giornata di giovedì a un certo punto sembrava chiaro che la vittoria sarebbe andata a Biden: lo spoglio, ancora in corso, in alcuni swing States – gli Stati in bilico decisivi per l’esito finale – ha visto una grande rimonta dell’ex vice di Obama dopo il vantaggio iniziale d Trump.

Il motivo dell’inversione di rotta ha soprattutto due motivazioni: il voto per posta e il calcolo dei voti in alcune grandi città.

Voto postale
Gli americani hanno iniziato a esprimere le proprie preferenze già da diverse settimane – nonostante le minacce di Trump – tramite il voto per posta. In alcuni Stati le schede elettorali, che senza troppe sorprese si stanno rivelando a favore di Biden, sono state scrutinate solo dopo quelle di chi ha votato di persona.

Nelle ultime ore, poi, si sono aggiunti i voti di città come Atlanta e Philadelphia (o meglio, delle contee a cui appartengono queste città) che hanno contribuito ad assottigliare lo svantaggio di Trump rispettivamente in Georgia e Pennsylvania.

Grandi città
Atlanta e Philadelphia sono casi particolari, esempi di grandi città con una forte incidenza del Partito Democratico – la sindaca di Atlanta Keisha Lance Bottoms era nella rosa delle potenziali vicepresidenti di Biden – all’interno di Stati rurali che nei piccoli centri votano soprattutto repubblicano: inevitabilmente il margine di vantaggio del presidente in carica si è ridotto quando sono state contate le schede di queste città e delle altre aree urbane.

Al momento Biden è in vantaggio nel conto dei grandi elettori – ne ha 253, ne servono 270 per essere eletti – ma dovrà vincere ancora in due Stati tra Georgia, Arizona e Nevada per aggiudicarsi la vittoria.

Pennsylvania
Biden potrebbe anche vincere superando Trump in Pennsylvania (che vale 20 grandi elettori), dove lo svantaggio ormai è minimo: sotto i 20mila voti, con ancora 175mila schede da scrutinare in contee a maggioranza democratica. Qui il vantaggio di Trump continua a ridursi con il procedere dello scrutinio dei voti per posta, che al momento indica un forte squilibrio a favore di Biden (77 per cento, contro il 22 del presidente uscente). Va ricordato che vincere in questo Stato è indispensabile per Trump per sperare nella rielezione.

Georgia
Se non dovesse vincere in Pennsylvania, invece, Biden avrebbe bisogno di aggiudicarsi almeno due Stati. Vincendo in Georgia si assicurerebbe quanto meno un pareggio nel conto dei grandi elettori: con i 16 in palio raggiungerebbe quota 269, uno scenario particolare che rimanderebbe la decisione finale sul futuro presidente alla Camera dei rappresentanti, dove i democratici al momento sono in maggioranza.

Ad ogni modo, la Georgia è uno Stato che vota in maggioranza per il Partito Repubblicano da sei elezioni presidenziali consecutive, cioè dal 1996. E dalle prime schede scrutinate sembrava rimanere in scia del suo recente passato, ma nelle ultime ore la sfida si è trasformata in un testa a testa ancora totalmente incerto: Trump è in vantaggio di appena 660 voti sul totale dei cinque milioni già scrutinati.

Tra i voti che mancano il pezzo più grosso arriverà dalla contea di Clayton, un’area molto Democratica a sud di Atlanta. In caso di sconfitta di Trump qui, la Georgia diventerebbe il terzo Stato importante a cambiare colore rispetto alle elezioni del 2016, insieme a Wisconsin e Michigan.

Arizona e Nevada
Numeri alla mano, per Biden la strada più semplice per raggiungere la Casa Bianca passa per una vittoria nei due Stati in cui al momento è in vantaggio: Arizona (11 grandi elettori) e Nevada (6). Il margine però non è particolarmente rassicurante. In Arizona ha due punti di vantaggio (e cinquantanovemila voti), ma nelle ultime ore si è ridotto di molto: verosimilmente bisognerà aspettare ancora qualche ora prima di avere un verdetto.

In Nevada Biden è avanti di circa 12.000 voti. Mancano ancora quasi 200.000 voti da contare. Le istituzioni locali hanno annunciato che aspettano schede via posta fino a martedì 10 novembre.

L’ultimo aggiornamento riguarda il conteggio delle schede dalla contea di Clark – quella di Las Vegas – dove Biden fin qui ha avuto un vantaggio di 8 punti percentuali, ma anche in questo caso è una situazione too close to call: c’è un margine troppo piccolo per poter dare la vittoria al candidato in vantaggio.

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