DaggiùIl pacco dal Sud dell’anima

Arnaldo Thomas Derosa ha preso tutto l’amore e la cura che mamme e nonne mettono nelle scatole di cartone insieme a sughi pronti e conserve e ne ha fatto un business

Nell’ultimo anno ci siamo sentiti tutti più soli. Distanti dalle famiglie, se fuori sede, abbiamo sognato la focaccia fragrante della mamma, le polpette sugose della nonna, la conserva che sa di sole degli zii con la casa in campagna. A sanare questa nostalgia ci hanno pensato i corrieri, veri eroi moderni che hanno attraversato l’Italia come il sangue fa con le vene, per portare emozioni come ossigeno nelle nostre quotidianità. Dal Sud verso il Nord, ma anche al contrario, ha viaggiato di tutto. E se prima questi pacchi di conforto erano destinati solo agli universitari, oggi Arnaldo Thomas Derosa e il suo team hanno capito che possono fare bene all’anima e alla dispensa di tante persone.

Da questa consapevolezza è nata Daggiù, una startup che crea vere e proprie mistery box con prodotti pugliesi, scelti con grande cuore e tanta attenzione a etica e artigianato. La scatola contiene generi alimentari (ovviamente), una ricetta creata da Antonio Derosa, papà di Arnaldo e chef con esperienza ultratrentennale alle spalle, e un piccolo gadget realizzato da un artigiano locale. «L’idea era di creare un viaggio enogastronomico – spiega Arnaldo Thomas Derosa – e l’oggetto funziona un po’ come souvenir». Da luglio 2020, momento della partenza ufficiale, sono state vendute 500 scatole con formula one shot o in abbonamento, confezionate con amore nel centro logistico in Puglia. L’idea piace anche ai business angels «forse perché siamo arrivati al momento giusto».

La filosofia del pacco da giù

«Il pacco da giù è casa – spiega Arnaldo Thomas Derosa – Non è importante cosa c’è dentro, ma l’intenzione con cui viene fatto. È un modo per le mamma e le nonne di dirti “ti voglio bene”, “ci tengo a te”. È un atto di cura e allo stesso tempo il toccasana per la nostalgia». Chi non ha fatto l’università lontano da casa o non ha mai dovuto lasciare la propria famiglia per lavoro, forse sorriderà di tutta questa solennità. Ma il pacco da giù è una cosa seria.

«È stato un omaggio nostalgico ai miei anni universitari, quando appena 18enne sono andato a Milano per studiare design del prodotto industriale. Il pacco che i miei mi inviavano era un modo per sentirmi sempre un po’ vicino a casa. Vivere da solo, imparare a cucinare quando non l’hai mai fatto prima, sono esperienze belle, ma a volte complicate».

Arnaldo Thomas Derosa

Cosa c’era in questi pacchi? Il contenuto era sempre un po’ imprevedibile. «Mi sono laureato e ho trovato subito lavoro. A quel punto i miei genitori hanno smesso di mandarmi i pacchi e io li ho accusati di fare la parte degli avari. Me ne hanno mandato un ultimo, che ho condiviso con i miei colleghi. Stupiti, hanno iniziato a desiderarlo e a invidiarmi per questa tradizione. Da lì ho capito ciò che il pacco da giù poteva dare agli altri».

Come funziona Daggiù

Daggiù è la prima subscription box a tema Sud. «Dato che nei pacchi mandati dai miei non avevo idea di cosa mi sarebbe arrivato, mi piace pensare che sia più una scatola con sorprese. Ma nonostante questo, siamo molto attenti agli allergeni e alle esigenze dei nostri clienti». Daggiù invia in giro per l’Italia (e da metà 2022 anche all’estero) i prodotti di piccoli brand pugliesi come Birra del Gargano, Mio padre è un albero, Genghi’s con il suo tarallo vero, fatto a mano, Leccornie sotto gli ulivi. I pacchi vengono assemblati di mese in mese e spediti una sola volta ogni 30 giorni. In questo modo si limitano gli spoiler e si riduce la carbon footprint aziendale.

«Daggiù nasce per essere un progetto etico e sostenibile. Non usiamo plastica, scegliamo prodotti bio, km zero e cruelty free. Non lavoriamo con grandi aziende e preferiamo interfacciarci con brand artigianali». La ricetta è curata da Antonio Derosa, che mette insieme le istruzioni per fare ricette della tradizione con ingredienti normali o riprendendo uno o due prodotti della box. Gli utenti sono entusiasti: «anche se non sempre si riesce a “matchare” i gusti di tutti, il “viaggio” è sempre molto apprezzano».

Ora Daggiù guarda a “lassù”. L’idea è di spedire la mistery box anche all’estero, iniziando a lavorare anche con la catena del freddo, è uno degli obiettivi più ambiziosi. Ma il traguardo a cui il team tiene di più è quello di rafforzare il brand, soprattutto in Italia, facendo sì che tutte le volte che si parli di “cibo del Sud”, si pensi a Daggiù.

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