Analizzare i dati, rielaborarli e trarne interpretazioni e previsioni. La scienza dei dati permea ormai settori e professioni diverse, portando a una altissima richiesta di queste figure e competenze nel mercato del lavoro.
In questo contesto, è stato organizzato “Hack the Gene”, l’hackathon che si è svolto nell’ambito del Festival della Statistica e della Demografia di Treviso, organizzato da Istat e Sis (Società italiana di statistica), in cui oltre 70 studenti e ricercatori di tutta Italia si sono sfidati per affrontare un problema di analisi di dati nell’ambito della genomica.
«Il nostro Gruppo rivolge un’attenzione particolare ai giovani, sia perché rappresentano la forza lavoro del presente e del futuro, sia perché l’Italia ha una percentuale di Neet più elevata rispetto alla media europea e di Paesi come Francia, Spagna e Germania.» Spiega Veronica Campogiani, Talent Attraction and Academic Partnership Manager di The Adecco Group, che ha contribuito alla realizzazione dell’hackathon. «Un’iniziativa come “Hack the Gene” rappresenta sicuramente una opportunità concreta per lo sviluppo del talento dei ragazzi e delle ragazze. In questo contesto abbiamo potuto portare il nostro punto di vista sulla attuale richiesta delle competenze in ambito Data Science nel mercato del lavoro, attraverso l’intervento del collega Alexander Faehnle, data scientist, che ha partecipato anche in qualità di membro della giuria. Abbiamo scelto i due team vincitori premiando il miglior progetto e la migliore interpretazione dei dati».
Adecco ha sponsorizzato anche il premio finale della gara. Ma la partecipazione a questa iniziativa è solo una delle numerose attività di collaborazione del Gruppo, che vedono coinvolte quasi 40 università italiane e centinaia di scuole superiori. «Il nostro obiettivo è quello di fungere da ponte tra mondo della formazione, scuole e università, e mondo del lavoro, per favorire l’inserimento dei ragazzi e delle ragazze in un contesto in cui continua a crescere sempre più il problema dello skill mismatch, cioè quella non corrispondenza fra le competenze di candidati/lavoratori e quelle realmente richieste dalle imprese», spiega Campogiani, «con un approccio al mondo Education che si basa su tre capisaldi riassumibili in tre parole chiave: “orientare”, “ispirare” e “immaginare”». La collaborazione avviene dunque a diversi livelli. «Il primo è quello volto, appunto, a offrire orientamento, con workshop e seminari, per aprire una finestra sui trend del mercato del lavoro», prosegue. «Poi c’è la parte delle esperienze, in cui gli studenti iniziano a toccare con mano il mondo del lavoro. In questa fase organizziamo attività come, ad esempio, il check del curriculum o le simulazioni di un colloquio. Infine, ci sono le progettualità specifiche, come gli hackathon, in cui i giovani sono chiamati a immaginare possibili evoluzioni del mondo del lavoro. Per fare un esempio, recentemente, abbiamo organizzato un hackathon insieme a cinque atenei italiani e numerose aziende con cui collaboriamo, in cui gli studenti hanno elaborato progetti relativi a come immaginano il futuro del lavoro nel metaverso».
Ma «essendo presenti con le nostre filiali su tutto il territorio, facilitiamo anche i contatti tra università e aziende per formare competenze specifiche richieste dal mercato e dal territorio», prosegue Campogiani. In particolare, «siamo presenti anche in alcuni comitati di indirizzo di alcuni corsi di laurea per supportare le università a formare profili che siano sempre più in linea con le esigenze delle aziende, anche nell’ambito dell’offerta formativa relativa al mondo della Data Science, per la quale sul piano teorico la preparazione fornita in ambito accademico è adeguata e al passo con l’evoluzione della disciplina, mentre, a livello pratico, rileviamo ancora delle lacune, per le quali, insieme al collega Gabriele Maggioni, Head of Data Science and Research di The Adecco Group, offriamo degli spunti concreti e in continuo aggiornamento». In effetti, tra le figure più richieste e più difficili da trovare, ci sono i data scientist, contesi dalle aziende di settori diversi, con livelli retributivi sopra la media, proprio perché il contesto universitario/formativo non eroga un numero sufficiente di profili.
«L’analisi dei dati è ormai caposaldo delle strategie aziendali di tutti i settori», conclude Campogiani. «Iniziative come “Hack the Gene” sono preziose perché permettono un incontro e uno scambio di idee fra giovani statisti e scienziati del dato provenienti da tutta Italia, ma consentono anche di sottolineare il ruolo, sempre più centrale, della scienza dei dati per le nostre imprese e quindi per la competitività del nostro Paese».