È di ieri l’annuncio di un’azione collettiva contro la Banca popolare di Milano per la vicenda del prestito convertendo 2009-2013 (trattasi di obbligazioni a conversione obbligatoria). «L’acquisto di titoli ha comportato una perdita rilevantissima», ha detto la Federconsumatori, promotrice dell’iniziativa.
Un investimento di 1.000 euro in titoli del «Prestito convertendo Bpm 2009/2013 – 6,75%», si trasformerà in 369 azioni Bpm, se domani verrà approvata la conversione anticipata delle obbligazioni. Ai prezzi chiusura di ieri 369 azioni Bpm valevano quasi 96 euro, con una perdita secca del 90,4 per cento.
Il punto, comunque, non è la perdita in sé, ma il modo in cui i titoli sono stati venduti. La Consob ha multato per complessivi 377mila euro tre dirigenti della Bpm causa «condotte illecite» di «gravità estremamente elevata». La rete commerciale ha spinto la vendita alterando le procedure previste dalla direttiva Mifid In sostanza, la classificazione del cliente e la sua propensione a rischiare sono state adattate in modo tale che le obbligazioni fossero ritenute adeguate al cliente stesso. Anche la Procura di Milano sta indagando.
Per indignarsi, dunque, di motivi non ne mancano. Il comportamento della Bpm, poi, è tanto più grave perché posto in essere da una banca popolare (la più popolare di tutte, peraltro), che in teoria dovrebbe prestare un di più di attenzione e rispetto verso i propri clienti, che non di rado sono anche soci. Ma occorre allargare lo sguardo anche saper considerare il lato buono della cosa.
La “buona notizia” è che la multa a Bpm è l’unica sanzione inflitta dalla Consob alla banche negli ultimi quattro anni per irregolarità nel collocamento di prodotti finanziari. Incredibile? Ma vero. Gli ultimi quattro anni coincidono con l’entrata in vigore della direttiva Mifid nel 2007 (i regolamenti Consob arrivarono entro la fine dello stesso anno).
La novità Mifid fu acclamata come un punto di svolta epocale nei rapporti fra banche e risparmiatori: conflitti di interesse drasticamente ridotti, risparmiatori finalmente tutelati, consulenza finanziaria di qualità dopo un’attenta profilazione dei clienti. Le banche fecero compilare ai clienti un questionario per misurare la loro propensione al rischio. Qualcuno protestò per le tonnellate di scartoffie così accumulate. Secondo Accenture, per preparare procedure e sistemi informatici alla “rivoluzione della trasparenza” le banche piccole hanno speso 5-10 milioni, quelle medie 20-25 milioni, oltre 50 milioni le maggiori. In Europa sono stati stimati costi complessivi per 1,5-2 miliardi.
Soldi ben spesi, si sarebbe tentati di dire. Quanto meno in Italia, dove una sola fra centinaia di banche attive pare abbia sgarrato nel collocamento di titoli alla clientela. Tutto bene, quindi? Certo, madama la marchesa. Le banche sono diventate impeccabili e noi non c’eravamo accorti.
Twitter: @lorenzodilena