Comunque vada ha vinto Obama. Mi spiego. Non è l’incoraggiamento consolatorio di un fan dei democrats, ma più semplicemente un elogio della buona politica – con tutti i suoi pregi e difetti – rispetto alla fiesta disperata dei cattivi politici che da troppo tempo si celebra in Italia.
E l’esempio della buona politica di Obama mi è capitato di incontrarlo poco tempo fa a Roma nell’ufficio della società Business Integration Partners. Si chiama Ciro, è un ingegnere Napoletano di 29 anni ed è un super esperto delle Smart Grid, le reti elettriche intelligenti dove viaggeranno insieme elettricità e dati. Ebbene, quando ho chiesto a Ciro come mai avesse deciso di laurearsi in questo settore oggi considerato strategico per l’economia (sono previsti investimenti per svariati miliardi di euro), mi ha risposto candidamente di aver scelto dopo aver sentito Obama parlare di Smart Grid durante la sua prima campagna elettorale nel 2008.
In quel momento nell’ordine sono stato colpito da: UNO, folgorante rivelazione di ritorno, ossia la buona politica regala visioni (non allucinazioni) e aiuta ad aprire l’orizzonte della vita dei comuni mortali; DUE, invidia feroce per gli americani. Il secondo sentimento ha poi prevalso. L’invidia per il paese dei pistoleri e di Hollywood, della guerra preventiva e dell’America First, dei miliardari e dei milioni di americani senza assistenza sanitaria, della democrazia dal basso e delle lobby intoccabili, dei supereroi e delle supercazzate.
Ma alla fine il paese dove un politico, Barack Obama, orienta gli studi e la carriera di un ragazzo che vive dall’altra parte dell’Atlantico. Evviva la politica che apre gli orizzonti e regala una visione. That’s America, baby!