Bisogna spiegarlo alle bambine, alle adolescenti, alle adulte che ancora non si riconoscono allo specchio: ci sono le donne della nostra vita, le donne mamme, le donne manager, quelle che cantano stirando i calzini, quelle che corrono al parco, quelle carine al bancone del bar, quelle che dignitosamente si stipano agli angoli della strada, quelle che insegnano a scuola, quelle che tessono, quelle che scrivono. Quelle che fanno tutte queste cose insieme. E ci sono anche le donne modelle. Alte, ossute, eleganti, miseria di forme in nobiltà di tessuti, ego scarnificato, le pagano anche per questo. In passerella vestite di abiti come di opere d’arte, sono tele e attrici. La tela sta muta, vuota a riempirsi di mondi nuovi per senso d’altri, così come l’attore si cala in un personaggio diverso ogni volta.
Poi ci sono le modelle plus-size, quelle che rassicurano, che vendono…perché bisognerà pur farli sfilare in qualche modo i vestiti taglia large, no? Portarli sui giornali, nei negozi, negli armadi delle signore.
E poi ci sono loro, che siamo un po’ tutte, che sono un po’ tutte nel dietro le quinte dell’etichetta quotidiana. Tolta la maschera, il trucco, i gingilli, il peso del mondo a urlare ancora di dentro. Nude a nudo. In pubblico di rado rappresentate in forme al culmine, o esposte senza ritocchi di convenienza. Non conviene, non è opportuno, appunto…
Non sono come le donne di queste foto le dee che viaggiano con citazioni romantiche e filosofiche sulle nostre bacheche, le protagoniste dei nostri film preferiti, le amate dagli eroi…
Censura condivisa di uno dei caratteri espressivi del corpo: la cellulite. Ormoni-certo-ma anche lacrime trattenute, ansie, inadeguatezza, tempo che passa ed è passato, futuro incerto, patatine e biscotti ingoiati dalla solitudine, vizio occidentale, caffè endovena, cattive notizie, respiro allo smog, vite da merendine imballate in confezioni strette. Ritoccata, levigata, anche sui calendari delle modelle taglie comode. Le storie segnate da una pelle a buccia d’arancia sono tante, racconti che forse ci fanno paura.
“Per uno strano scherzo della natura siamo obbligati ad avere paura di vivere quando la vita è l’unico vero motivo che abbiamo per restare qui”, commenta il mio amico Andrea.
behance.net via Cocci
Sono immagini, queste, che raccontano anche di tristezza, di malinconia, di quel tacito lamento che scorre tra le cose e le persone e che non ha forma, si mette in forme, scorre e non risparmia nessuno e nessuna. Chissà perché si scelgano quasi solo bellezze in stereotipi alla moda a rappresentarlo, come se la sensibilità fosse una questione estetica e massmediatica.
Miss Buffed Froid, trentaquattrenne fotografa, modella e creativa di Montpellier, qualche anno fa su deviantart si esponeva in autoscatti artistici con buchi e grinze sui fianchi, e non era ancora ingrassata. Coraggiosa, come dovrebbero tempi di facciata per mutarsi in autentici e riconoscersi forti.
EDIT: a grande sorpresa Miss Buffet Froid ha commentato la sua foto pubblicata sulla bacheca facebook del giornale. In molti non l’hanno notata e riconosciuta, per cui vi riporto le sue parole:
“Queste immagini sono il racconto di un essere umano, con i suoi dubbi, i suoi errori, le sue debolezze. Non mi importa se la modella è grassa oppure no. Fotografo gente comune. Mi interessa più l’essenza che la superficie, quello che vuole portare fuori dal di dentro, le sue lotte, il modo con cui recita nella sua vita“.
Mi piacerebbe intervistarla ma, dato il momento particolare de linkiesta, lo sciopero e le dimissimi dei blogger cui aderisco, al momento posso solo condividere con voi questo video. Buona visione
NB. Parte di questo post è una rivisitazione di quanto già abbozzato su cowbird.