From Paris with blogFrancia: la protagonista de “L’origine del mondo” di Gustave Courbet da oggi ha un volto

«Esclusiva mondiale», titola oggi il settimanale Paris Match. Di cosa si tratta? A quanto pare il pittore realista Gustave Courbet non avrebbe concepito “L'origine du monde” (1866) come un'opera in...

«Esclusiva mondiale», titola oggi il settimanale Paris Match. Di cosa si tratta? A quanto pare il pittore realista Gustave Courbet non avrebbe concepito “L’origine du monde” (1866) come un’opera incentrata sul sesso femminile della protagonista, ma come un ritratto completo la cui parte superiore sarebbe stata tagliata in un secondo tempo.

È evidente che all’artista francese va tutta la nostra stima e gratitudine per la finezza dello spirito di sintesi dimostrata quando a suo tempo si trovò di fronte alla difficile scelta tra il profilo superiore e quello inferiore. Tuttavia, la caccia al viso di una delle donne più famose dell’arte moderna ha impegnato non poco esperti, tecnici e appassionati che da almeno due anni cercano di poter affermare con sicurezza che quel ritratto fosse effettivamente parte integrante dell’opera di Courbet esposta al Musée d’Orsay. Ed eccolo, finalmente, quel volto coricato, leggermente chino all’indietro, con la bocca leggermente dischiusa e la chioma riccia e disordinata. Spero che non siate delusi.

Commissionata a Courbet da Khalil-Bey, ambasciatore dell’impero ottomano ad Atene e a San Pietroburgo in pensione a Parigi, ma soprattutto esteta appassionato e acclarato erotomane, l’opera sarebbe dovuta essere un monito contro i rischi della sifilide, che il diplomatico libertino aveva contratto facendo l’amore con una prostituta in Russia. Dunque “L’origine del mondo” – titolo attribuito per convenzione alla tela dopo che la collezione privata Khalil-Bey si disperse a causa dei suoi debiti di gioco – non apparteneva all’opera pubblica di Courbet. Ciononostante, è diventata non solo l’opera-feticcio del pittore francese, ma un vero e proprio “oggetto maledetto” dell’arte moderna capace di sollevare scandali anche in una società come quella odierna in cui la pornografia è onnipresente. Basti pensare – lo leggo su Paris Match – che nel 2011 Facebook oscurò la pagina di un utente danese che aveva utilizzato l’opera come foto del suo profilo personale.

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